Numero 2/2013

ALESSIA

Questo articolo è la parziale documentazione di un incontro di supervisione analitico-clinica in gruppo condotta da Genovino Ferri, psichiatra, analista reichiano.

Un terapeuta presenta il caso di un proprio paziente, gli altri terapeuti intervengono con domande e commenti, il supervisore conduce.

Terapeuta: si tratta di Alessia, una donna di 42 anni, che vive da sola ed è nubile. La sua domanda esplicita è quella di riuscire ad avere rapporti soddisfacenti, perché, vivendo grandi angosce da separazione, rimane all’interno di relazioni sentimentali-affettive che non funzionano. Alessia non solo non riesce a separarsi, ma soffre anche molto quando il partner dice di volerla lasciare.

 

La storia

E’ un po’ maschiaccio nel modo di porsi e di muovere le spalle, ma è piccolina, minuta nell’aspetto. E’ dolce, femminile nel viso, storce un po’ la bocca quando ride e ha capelli molto corti. Piange moltissimo in seduta, fiumi di lacrime. Ha un fratello più grande di lei di 5 anni ed una sorella gemella. Sua madre lavora tanto, è molto dinamica e si esprime con un alto tono di voce quando parla, è molto decisa in ciò che dice, “sembra che stia sempre litigando”.

Il padre è descritto come debole e probabilmente con problemi psichiatrici, lei lo ricorda come un padre "da sempre assente". A casa però litigava sempre con la moglie, spesso fino a picchiarla, ma non l'ha fatto mai con i figli. Fuori dall’ambiente familiare era un tappeto da calpestare, gli altri lo squalificavano e lo sfruttavano. Beveva alcolici, molto!

La sorella gemella è nata con un orecchio più piccolo e con un foro nel timpano. A quattro anni Alessia chiese alla madre la causa del difetto di sua sorella e la risposta che ricevette fu: “la colpa è stata tua, perché dentro la pancia la opprimevi”. Ricorda l’infanzia nel suo paese con una grande cupezza. Sua sorella si ammalava frequentemente e così richiamava la madre in tutte le sue energie.

Alessia aveva sempre paura dei litigi dei genitori, perché temeva che i vicini potessero sentirli. Fuori casa poi temeva di incontrare il padre, perché sentiva che poteva essere ridicolizzata, agli occhi degli altri, per il suo comportamento poco edificante.

Quando frequentava il Ginnasio i suoi genitori si separarono e la madre la portò, con sé e la sorella, ad abitare in città. Qui gli zii materni ebbero un ruolo di sostegno, un importante ruolo anche genitoriale, ma quando uno degli zii, a lei molto caro, diventò padre, Alessia si sentì abbandonata da lui, perché preso intensamente dal proprio bambino.

Ancora oggi quando tornano in paese (lei e la sorella), per un battesimo o una festa, per loro non c’è mai un posto o una sedia, a differenza di altri, perché sono figlie di quel padre e di quella madre che si è separata. Alessia presta molta attenzione al suo comportamento, perché teme che qualcuno possa giudicarlo come una conseguenza dell'avere una madre poco di buono perché separata. Sua sorella, all’età di tredici anni, ebbe una prima crisi epilettica. Questo accadde davanti ad Alessia, che si spaventò moltissimo e naturalmente nessuno, ancora una volta, si occupò di lei.

Nel periodo successivo sua sorella iniziò a prendere una brutta strada: usciva spesso, divenne reattiva, beveva alcolici, rimaneva fuori casa fino a tarda notte. Alessia assunse un ruolo ancor più protettivo nei confronti della sorella, diventando perfino oppressiva. La frase che dice frequentemente, piangendo, è: “l'importante e' che stia bene mia sorella”.

I suoi zii erano camerieri e lavoravano nei locali notturni. Anche a lei piaceva la vita notturna e per farlo, senza perdere la sua reputazione, iniziò a lavorare come barista, diventando molto brava nel suo lavoro e continuandolo fino ad oggi. Le ho fatto notare che lei ha ancora la stessa posizione che aveva alle feste del paese: tutti gli altri son seduti e lei si muove senza avere una sedia!

Alessia infine è l’unica ad interessarsi del padre.

 

La Supervisione

Supervisore: ritorniamo alla domanda esplicita: Alessia vive relazioni all’interno delle quali non sta bene, ma non riesce a interromperle.

Terapeuta: la sua ultima relazione è con il proprietario dell’albergo dove lavora: vuole stare sempre vicino a lui e non sopporta che sia impegnato in altra attività, il movimento che rappresenta, quando mi parla di ciò, è quello di intrecciare le dita delle mani. Quest’uomo diventa con lei progressivamente sempre più indifferente, non hanno mai avuto un contatto sessuale, soltanto una volta lui si è eccitato. Alessia si chiede che cosa non funziona in questo rapporto, ma ciò che vuole è restare con lui. Non può immaginare la vita senza di lui, vuole restare lì, accanto a lui, nel suo giardino e con il suo cane.

Domanda: quali erano i suoi rapporti con la sorella fino a 4 anni, cioè fino a quando Alessia non seppe che era stata lei ad opprimerla e causarle il difetto? E quali sono oggi?

Terapeuta: prima dei 4 anni, sappiamo che la sorella era malata spesso ed era sempre tra le braccia della madre. La mia ipotesi è che il tono forte della comunicazione della madre sia solo per Alessia, che lo incorpora imitandolo, mentre quello più debole sia per la sorella. Alessia parla forte ed alza il tono, come la madre.

Domanda: di che gemelli trattasi?

Terapeuta: eterozigoti.

Domanda: vorrei dire che, mentre parlava, la terapeuta esprimeva un sentimento di simpatia e accoglienza, io invece ho provato rabbia. Quello che ti domando è sapere se tutto quello che ti ha detto, riguardo la sua infanzia, sia reale oppure siano suoi vissuti di richiesta affettiva, perché ho la sensazione che cerchi soprattutto di essere abbracciata.

Terapeuta: non ho mai percepito questa sensazione, è molto coerente con il suo comportamento, è rispettosa, è raccolta. Ha dei ricordi molto chiari di cui non posso dubitare.

Domanda: il tema della vergogna era un’impressione della ragazza, della madre o qualcosa di più oggettivo?

Terapeuta: di sicuro era un’impressione della madre, ma lei ricorda che, quando passava suo padre nella piazzetta del paese, c’erano delle persone che ridevano. Il padre si vestiva in modo molto trascurato.

Domanda: ci puoi raccontare qualcosa riguardo al fratello?

Terapeuta: il fratello, come il padre, è completamente indifferente, vive in un’altra città e non telefona mai; è totalmente assorbito dalla famiglia di sua moglie.

Domanda: da bambino, com’era all’interno della famiglia?

Terapeuta: non ho questa informazione, perché Alessia si occupava tanto di sua sorella. Adesso mi rendo conto che suo fratello è realmente fuori dal mio campo visivo.

Domanda: riguardo la sua attuale relazione, lei sta ancora insieme a quest’uomo? Quanti anni ha? E’ una relazione reale o fantasticata?

Terapeuta: è una relazione che dura da circa 2 anni, insieme hanno preso in affitto una casa. Lei lavorava nel suo albergo e avevano una quotidianità condivisa. E’ più grande di lei, ha 52 anni.

Domanda: nelle precedenti relazioni la sua sessualità era fisiologica?

Terapeuta: lei dice di aver avuto una normale vita sessuale. Un’informazione importante: quando ad un certo punto le ho appoggiato la mia mano dietro il bacino, sul coccige, lei quasi si è estasiata e mi ha detto: “questo è il tocco dell’anima!”

Supervisore: perché hai messo la tua mano in quel punto?

Terapeuta: era in piedi, in posizione di grounding e volevo supportarla, ho posto la mia mano lì, perché questa zona ha contatto con le radici, con l’esistere.

Supervisore: la mano in quell’area, sull’osso sacro, mi incuriosisce. Spesso non siamo consapevoli del perché facciamo delle cose, ma le facciamo! Con questo supporto le dai la sensazione di poter avere una sostenibilità e di poter stare sui propri piedi in lievità. E’ un distretto corporeo che sostiene i carichi-pesi della colonna vertebrale (Masochismo Secondario), ma è sostenuto a sua volta anche dai piedi. Le poni la tua mano in quel punto… sente un grande sollievo e lo sente anche nell’anima, entrando in un una condizione di quasi estasi. Estrapoliamo l’evidenza dal linguaggio del corpo: Alessia è una persona che si stanca molto, perché compie un grande sforzo nel portare i suoi carichi e nello stare sui propri piedi; la tua mano le comunica un essere insieme e un poter essere aiutata a distribuire meglio il carico dei pesi.

Terapeuta: è molto brava nel movimento, molto veloce, capace, responsabile.

Supervisore: dove collochiamo l’eziopatogenesi delle sue difficoltà a stare sui propri piedi? Posizioniamo Alessia sulla Freccia del Tempo, sulla sua storia ed andiamo ad individuare i suoi segni incisi, le relazioni oggettuali che l'hanno segnata, senza mai perdere di vista la sua domanda, che riguarda Le Angosce da Separazione.

Partiamo sempre dalle evidenze: non sappiamo come è nata, ma sappiamo che è gemella ed i gemelli sono ipersensibili ai temi di Separazione. Tutti i mammiferi umani, ovvero tutti noi lo siamo, ma i gemelli lo sono maggiormente.

Leggiamo allora la particolare storia di questa gemella nel proprio utero.

Delle due lei è la più orgonotica, ha la maggior energia e anche i suoi timpani resistono di più di quelli di sua sorella. Il volume di voce molto alto della madre è un indice di vibrazioni molto forti, che ella trasmette ed è suggestiva la sua associazione con la rottura del timpano.

All’interno dell’utero siamo molto sensibili ai suoni e ai rumori, amplificati dall’essere immersi nel liquido amniotico.

Ad Alessia viene addossata la colpa di essere stata la causa della difettualità della sorella. E’ probabile che la gravidanza sia stata stressogena per entrambe e per la madre: il meccanismo di proiezione della colpa su Alessia, da parte della madre, ce lo conferma e va letto come un indicatore di insostenibilità, proprio delle basse energie.

Terapeuta: lei è nata prima, la chiamano la prima, la più grande.

Supervisore: Alessia si colpevolizza perché è più sana, è considerata anche la prima proprio in questo senso, in altre parole le viene chiesto implicitamente un atteggiamento masochista; le vengono chieste maggiori cose da una famiglia che non gode di buona salute, di stato e stadio orale difettuale: una madre che urla, un padre depresso e violento con la moglie, una sorella malata, un fratello che vive in un suo mondo e fuori dal sistema.

Alessia si trova costretta, dalla sua maggiore resilienza primaria, a raccogliere la domanda implicita di questa famiglia, chiaramente espressa dal tono della voce della madre, per cui Alessia deve aiutare!

Terapeuta: non ho ancora detto che, all’età di circa 17-18 anni, la sorella tenta il suicidio. Viene ricoverata in ospedale, pratica flebo con trasfusioni di sangue, ma non possono somministrarle delle medicine appropriate a causa dell’epilessia e lì Alessia è sempre vicina a lei, giorno e notte.

Supervisore: così come è stata colpevolizzata per il timpano perforato di sua sorella, ella vive la responsabilità per la crisi epilettica ed il tentato suicidio di sua sorella. Il rapporto particolare tra le due sorelle gemelle è rinforzato da una madre che preme per la dimensione simbiotico-dipendente, perché in tal modo può affrancarsi parzialmente dalla insostenibilità cronica in cui versa.

Ma torniamo alla domanda esplicita: “Voglio rapporti sani, senza angosce da separazione anche se l’altro se ne va”. C’è una condizione di Alessia nel qui ed ora che va letta: lei non ha una relazione sessuale, ma sentimentale/affettiva sì. Lei dice “senza angosce da separazione anche se l’altro se ne va ”! Non le passa proprio per la mente che potrebbe anche andare via lei!

Fra poco vedremo in che modo possiamo aiutarla!

Prima vorrei fare qualche ipotesi di diagnosi.

Quando parlo di diagnosi intendo sottolineare un sentire-sapere attraverso la Conoscenza, quindi una diagnosi analitico-caratterologica, una diagnosi di livelli corporei e una clinico psicopatologica, oltre ad una diagnosi differenziale.

Diagnosi analitico-caratterologica: dalle tracce cosa ipotizziamo?

Commento: guardiamo la vita intrauterina. C'è una Fissazione Intrauterina vero?

Supervisore: sì. Quali sono gli eventi che ci permettono di dire che esiste questa fissazione? Non tutti i gemelli hanno una fissazione nell’Intrauterino, però per i gemelli vi sono maggiori probabilità che questo accada.

Commento: un indicatore può essere il tipo di relazione attuale con il suo partner.

Supervisore: quindi ipotizzi che Alessia ripropone relazioni simbiotiche. Ci sono anche elementi oggettivi che sostengono ciò? È stato detto che questa donna intreccia le dita delle mani.

Il suo movimento con le mani ricorda le infissioni trofoblastiche all’interno dell’utero. Prestando attenzione, non si tratta di un abbraccio, non evidenzia un rapporto che deriva dalle spalle, ma un legame delle dita che ricorda più le radici che si ramificano, si intersecano e si infiggono.

Quando l’ovulo fecondato viaggia all’interno dei liquidi intrauterini si annida sulla parete uterina, emette radici, le infigge e, in analisi reichiana, riteniamo tutto ciò un prototipo di attaccamento futuro, che si attuerà in altri stadi. Il trofoblasto costituirà la parte fetale della placenta, così come la parte dell’utero nella quale avviene l’annidamento sarà la parte materna della placenta. La placenta è costituita da due componenti che fanno una relazione, un dialogo, una comunicazione.

Quando Alessia intreccia le dita sembra fare un movimento toracico, ma sento e credo che lei chieda una relazione simbiotica, una relazione che dia priorità all’annidamento/attaccamento tipica del mondo intrauterino, ma dal segmento toracico! Possiamo considerarlo un primo segno inciso molto importante, anche per una possibile linea terapeutica.

Vediamo di individuare ancora altri elementi.

Possiamo derivare che la Fase Oro-Labiale sia stata deficitaria, perché la sorella era malata, erano in due e con una madre affaticata, per cui c'era poco latte e forse poco nutriente. Possiamo immaginare che la Fase Muscolare sia stata insufficiente: il padre, pur con valenze affettive, non era in grado di essere attrattore, quanto meno stabilmente, verso l’alto; un padre che l’ha delusa nelle sue aspettative lasciandola sola. (E’ in questo periodo che è colpevolizzata per il timpano della sorella).

Questi co-fattori di scena la tengono verso una bassa fase evolutiva, nella posizione in cui la chiama e la trattiene implicitamente la madre.

Commento: la madre dovrebbe provare molta antipatia per lei, per attribuire una tale responsabilità ad un bambino!

Terapeuta: Alessia, fino ai 4-5 anni, non solo non mangiava abbastanza, ma era attraversata da sentimenti negativi della madre.

Supervisore: sulla base di ciò che è stato detto si può leggere uno schema di tratto caratterologico della madre. Cosi come lo sento e me lo rappresento, esso appartiene ad una depressione secondaria cronica, con una reattività orale difettuale, che si è stabilizzata in tratto prevalente e conseguente stile di relazione oggettuale. La sua depressione cronica cioè, reattivamente genera un tono di voce alto, che si esprime dal 2° Livello (bocca) inibendo e chiedendo.

Agli inizi, quando nella famiglia erano solo in tre, lei, il marito ed il figlio, forse riusciva ad avere una certa sostenibilità della scena, ma quando nascono le gemelle, di cui una malata, ella precipita.

Alessia ogni volta che tenta di uscire da questo campo, di andare verso il fuori, di andar via, viene mal giudicata e inibita, si colpevolizza e riattualizza moduli di comportamento primari dipendenti, a forte tinta masochistica.

Alessia è ambivalente verso la sorella, che le ha preso la madre, per cui da una parte ha dentro di sé una grande rabbia, dall’altra è inibita nell’esprimere aggressività verso di lei, perché malata: sceglie allora di pagare per le proprie colpe.

In una famiglia carente, insufficiente, lei è l’unica ad avere colpa di possedere qualcosa in più. Le pretese degli altri pertanto vanno verso di lei, che non può e non sa dire di no, una particella che di fatto separa.

Diagnosi Clinico-Psicopatologica? Lei stessa ce lo suggerisce: angoscia da separazione oltre-soglia, assomiglia ad uno stato depressivo, ma non lo è. Spesso si fa confusione tra le due diagnosi: l’angoscia è data da un movimento energetico verso l’interno del Sé, è centripeta e nel caso di Alessia esprime la paura di perdere l’oggetto e di non rimanerne in prossimità affettiva; lo stato depressivo esprimerebbe invece l’esito della perdita dell’oggetto.

Ma chiediamoci anche quale livello corporeo è maggiormente interessato. Nel nostro caso c’è un‘angoscia da separazione che coinvolge principalmente il livello corporeo della prima grande bocca, il 6° livello reichiano, il segmento/zona che comprende l’area ombelicale, l’area di richiamo di una relazione simbiotica intrauterina.

Alessia ha un problema di Primo Campo-Madre, di Relazione Oggettuale Primaria triadica, rinforzato dall’assenza della Relazione con il Padre nel Secondo Campo. Va chiarito che in lei il livello intrauterino, il 6°, è iperorgonotico, mentre il livello oro labiale, il 2°, è ipoorgonotico, come quello muscolare, il 4°, con i livelli genito–oculari rimossi nell’attuale relazione sentimentale. Il movimento che fa poi con le spalle, come un maschiaccio, ci informa che a lei è stato chiesto di essere un pò maschio nelle spalle, di poter sostenere il masochismo secondario, il carico degli altri.

E’ molto verosimile che la relazione asessuata, ma affettiva, con il datore di lavoro raccolga proiezioni relazionali paterne. Alessia gli chiede di non essere delusa ancora una volta, di reggere il suo attaccamento nel senso di leva, che la sollevi e la tenga lontana dalla problematicità della relazione materna, una leva che possa portarla in genito-ocularità, senza farla precipitare nel femminile richiedente e dominante della sua storia.

Questa domanda è formulata con uno stile di relazione oggettuale intrauterino, con risultati facilmente opposti alle attese!

Elaboriamo un Progetto Analitico-Terapeutico mirato.

Ci sono state finora soltanto 6 sedute e proprio per questo formulo qualche semplice linea guida. Per prima cosa valuterei come dare a questa ragazza relazioni soddisfacenti, perché questa è la sua domanda esplicita. In seguito risponderei anche alle altre domande implicite che la sua storia ci pone.

Le farei comprendere che non siamo noi analisti-terapeuti ad occuparci di procurare le risposte dirette, ma che svolgeremo insieme una ricerca sul senso intelligente del suo disagio e che ciò sarà di aiuto per trovarle.

Operativamente e praticamente partirei dalla relazione simbiotica verso la quale Alessia è richiamata. Lei tende verso questo tipo di relazione non perché sia stata insufficiente, ma perché con il contatto simbiotico lei può riaprirsi, riacquisire possibilità di azione e, se l’Altro rimane accettante, forse può andar via da quella relazione. Sembra un paradosso, ma non lo è, è una domanda emanata dalla intelligenza stratificata del suo Sé.

Lavorerei con l’acting Mani sulle orecchie, con mani calde e a giusta distanza, con una Posizione di Secondo Campo e un Come Affettivo-Accettante-Non Richiedente (Il Controtransfert di Tratto Appropriato), in modo tale che il calore possa sciogliere e riaprire la Relazione Simbiotica, come anche il Campo di Alessia, ma dal 4°-3° Livello (Torace e Collo) dell’analista, per condurla ad una prevalenza di tratti-livelli evolutivamente e neghentropicamente più alti. Tornare nella simbiosi, non perché ne abbia bisogno, ma per liberarla da essa (la soluzione della colpa è trasmessa nell’analogico controtransferale attraverso una mano calda… poi giungono le parole).

Questo acting potrà condurre verso una possibile accettazione e separazione dalla madre solo in una cornice intersoggettiva, data dal dialogo tra i transfert di tratti dell’analizzato e i controtransfert di tratti appropriati dell’analista, (svelati dal Supervisore con l’Analisi del Carattere della Relazione). E’ un acting basilare per Alessia un ascensore del tempo interno che proporrei, con altri acting successivi di Adgredior versus Mondo, per informare, formare e riformare la Mente di Alessia, il suo stile relazionale, il suo benestare nel mondo.

Potremmo dire che Alessia nei suoi tre linguaggi ci grida : “Accettatemi, accoglietemi, includetemi in autenticità, fatemi crescere… e poi lasciatemi andare”. Provate a Sentire e Immaginare cosa può succederle se riusciamo ad Ascoltarla e a trasmetterle accettazione, inclusione e libertà, in reciprocità e rispetto.

 

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