Numero 2/2014
Don Giovanni: analisi del carattere
Rossella Dolce*
E’ notte e Leporello attende di fronte alla casa di Donna Anna il suo padrone, Don Giovanni, introdottosi mascherato in casa della dama per sedurla (Notte e giorno faticar). Ma la tentata violenza non riesce: Don Giovanni fugge inseguito dalla donna e dal padre di lei, il Commendatore, il quale sfida a duello lo sconosciuto, ma ne viene mortalmente ferito. Don Giovanni e Leporello fuggono. Rientrata, Donna Anna scopre il cadavere del padre. Don Ottavio, suo promesso sposo, la soccorre e le promette di vendicarla (Fuggi, crudele, fuggi).
Nel frattempo, Don Giovanni è in cerca di nuove conquiste. Si avvicina ad una donna sola, ma quando riconosce in lei Donna Elvira, da lui già sedotta ed abbandonata pochi giorni prima e che ora lo cerca disperata d'amore, si trova in grande imbarazzo (Ah chi mi dice mai). Si allontana in fretta lasciando il povero Leporello a tentare di placare la donna: egli non può far altro che rivelarle la natura del carattere di costui e l'infinita serie delle sue conquiste (Madamina, il catalogo è questo). Donna Elvira però non vuole arrendersi.
Intanto, un gruppo di contadini festeggia le nozze di Zerlina e Masetto. Intenzionato a sedurre la fresca sposina, Don Giovanni fa allontanare con una scusa il marito in compagnia di Leporello (Ho capito, signor sì) e, rimasto solo con la giovane, la invita a seguirlo e le promette di sposarla (Là ci darem la mano). Proprio quando Zerlina sta per cedere sopraggiunge Donna Elvira, che la avvisa delle cattive intenzioni del libertino e la porta via con sé.
Arrivano Donna Anna e Don Ottavio, venuti a chiedere a Don Giovanni aiuto per rintracciare l'ignoto assassino del Commendatore. Di nuovo, Donna Elvira consiglia loro di non fidarsi di Don Giovanni, ma questi l'accusa di essere pazza. Donna Anna e Don Ottavio rimangono soli: la dama ha riconosciuto dalla voce in Don Giovanni l'uccisore del padre e ricorda al fidanzato la sua promessa (Or sai chi l'onore).
Leporello riferisce a Don Giovanni di come sia riuscito ad allontanare Donna Elvira e a condurre Zerlina alla festa che il suo padrone ha organizzato per quella sera. Mentre Zerlina sta cercando di riappacificarsi con Masetto, sopraggiunge Don Giovanni, che invita la coppia al ballo. Dal balcone del palazzo, intanto, Leporello vede tre figure mascherate, ed invita anche loro ad entrare: si tratta però di Donna Elvira, Donna Anna e Don Ottavio, venuti per cogliere il libertino in flagrante. Don Giovanni li accoglie inneggiando alla libertà.
Si aprono le danze: il cavaliere balla con Zerlina e la conduce in disparte per farla sua. Ma la giovane grida e tutti corrono in suo soccorso. Don Giovanni dapprima cerca di accusare della tentata violenza Leporello, ma Donna Elvira, Donna Anna e Don Ottavio, gettate le maschere, lo accusano apertamente e cercano di arrestarlo. Don Giovanni riesce però a fuggire.
E’ sera e, di fronte alla casa di Donna Elvira, Don Giovanni e il suo servo Leporello discutono. Inizialmente quest'ultimo vorrebbe prendere le distanze dal suo padrone, ma offrendogli del denaro don Giovanni lo convince a scambiare con lui gli abiti, in modo che, mentre Leporello distrae Donna Elvira, egli possa corteggiare impunemente la sua cameriera. Donna Elvira, affacciatasi alla finestra, cade nel tranello e si illude che Don Giovanni si sia pentito e ravveduto.
Dopo che la donna e Leporello travestito si sono allontanati, Don Giovanni intona una serenata sotto la finestra della cameriera (Deh vieni alla finestra). Sopraggiunge Masetto in compagnia di altri villici, in cerca di Don Giovanni per ucciderlo. Protetto dal suo travestimento, Don Giovanni riesce a far allontanare tutti gli altri: rimasto solo con il giovane, lo copre di botte e si allontana. Zerlina soccorre il marito.
Nel frattempo, Leporello non sa più come comportarsi con Donna Elvira che lo incalza e vorrebbe fuggire: arrivano però anche Donna Anna, Don Ottavio, Zerlina e Masetto, che, credendolo Don Giovanni, si fanno avanti per catturarlo (Sola sola in buio loco). Ma Leporello rivela la sua identità e fugge. Don Ottavio è sempre più deciso ad assicurare Don Giovanni alla giustizia. Donna Elvira rimane da sola, e dà sfogo a tutta la sua amarezza e ai suoi sentimenti contrastanti, divisi fra l'amore per Don Giovanni e il desiderio di vendetta.
È notte fonda e Don Giovanni si è rifugiato nel cimitero e attende Leporello. Questi arriva e racconta al padrone ciò che gli è capitato: Don Giovanni reagisce ridendo di gusto, ma all'improvviso si ode una voce minacciosa: "Di rider finirai pria dell'aurora". È la statua funebre del Commendatore a parlare. Ma Don Giovanni non ne è per nulla intimorito, anzi, ordina beffardo a Leporello, terrorizzato, di invitarla a cena (O statua gentilissima): la statua accetta.
Nel palazzo di Don Giovanni tutto è pronto per la cena (Già la mensa è preparata), e il cavaliere si intrattiene ascoltando brani di alcune opere. Giunge all'improvviso Donna Elvira, che implora ancora una volta a Don Giovanni di pentirsi, ma questi si prende gioco di lei e la caccia via. La donna esce di scena, ma la si sente gridare terrorizzata. Don Giovanni ordina a Leporello di andare a vedere cosa stia accadendo. Leporello esce e torna pallidissimo e tremante: alla porta c'è la statua del Commendatore. Lo stesso Don Giovanni, allora, si reca ad accoglierla, a testa alta. Il "convitato di pietra" vuole ricambiare l'invito, e propone a Don Giovanni di recarsi a cena da lui, porgendogli la mano. Impavido, Don Giovanni accetta e stringe la mano della statua: pur prigioniero di quella morsa, rifiuta fino all'ultimo di pentirsi, e viene quindi trascinato nelle fiamme dell'inferno. Giungono gli altri personaggi, ai quali Leporello riferisce l'orribile scena.
L’analisi del carattere di don Giovanni
Don Giovanni è colui che nel tempo è stato considerato il celebre gentiluomo spagnolo, il cui unico obiettivo nella vita era quello di sedurre tutte le donne che incontrava sulla sua strada.
Don Giovanni, scritto da Da Ponte, è certamente un Narcisista, se per narcisista intendiamo, nell’accezione comune, una persona che si alimenta del piacere di piacersi e del piacere di piacere agli altri (o meglio alle altre!).
Nel nostro codice energetico/sistemico consideriamo il narcisismo un investimento delle proprie energie sul proprio Sé in modo esclusivo, utilizzando l’altro da Sé come oggetto. (Ferri, Cimini, 2012)
Si sconfina nella patologia, come quella di Don Giovanni, quando tale meccanismo narcisistico è esasperato. In particolare quando c’è una relazione evidentemente asimmetria fra il sé e l’altro da sé con il sé sistematicamente in una posizione up e l’altro da sé considerato e utilizzato sempre in posizione down. Don Giovanni infatti non ha considerazione e rispetto né per le donne (che pur dice di amare) né per gli uomini.
Ma anche quando il sé si pone in cima all’ideale del proprio Io e dell’Io dell’altro; e quando privilegia il non contatto, la solitudine (che spesso è accompagnata dalla depressione). Don Giovanni non ha affetti, né vere amicizie. L’unica persona a lui vicina è il suo servo Leporello, che lo segue nei suoi misfatti più per dovere che per sincero trasporto.
E quando, infine, si pretende arrogantemente di essere riconosciuti speciali e unici. (ibidem, 2012).
Forse Don Giovanni non incarna tutte queste caratteristiche del narcisismo?
Ancora più nello specifico possiamo ipotizzare che Don Giovanni incarni quello che noi definiamo il narcisismo primario di 2° tipo, quello tipico di una persona che ha ricevuto l’investimento di una specifica progettualità da parte della madre.
E’ importante sottolineare che nella nostra accezione analitico-reichiana parliamo di posizione narcisistica e non di carattere narcisista (come spesso leggiamo in psicoanalisi) perché consideriamo il narcisismo un asse verticale che attraversa tutti gli stadi e le fasi evolutive. Quindi esso può appartenere a qualunque tratto caratteriale.
Nel caso specifico possiamo ipotizzare che il narcisismo di don Giovanni sia in relazione al tratto fallico.
E, in effetti, Don Giovanni incarna alcune caratteristiche del tratto fallico: si tratta di una persona che possiede una buona densità energetica, si presenta sulla scena sempre con tanta energia. Il fallico scade facilmente nella presunzione, nell’arroganza, in atteggiamenti sadici, sprezzanti, in sensi di superiorità ostentata, nella celebrazione di sé. (ibidem, 2012). E’ proprio il ritratto di Don Giovanni!
Don Giovanni incarna meno altre caratteristiche tipiche del tratto fallico, quelle più sane. In generale il fallico è affermativo, non fugge dal confronto ed è direttivo.
Don Giovanni non possiede tali qualità; egli non è e non sembra sentirsi responsabile delle sue azioni: quando gli eventi volgono per lui al peggio tenta sempre di incolpare Leporello; duella con il Commendatore ma solo perché da lui sfidato; non si confronta con le donne che lo cercano né con quelle che gli esprimono la loro disapprovazione; non affronta Masetto ma lo evita per poi malmenarlo quando sono soli e quando non è riconoscibile. E non dimentichiamo che nel racconto di Da Ponte don Giovanni non porta a termine neanche una conquista! Mi viene spontaneo pensare: ma che razza di don Giovanni è?
Probabilmente il suo obiettivo non è tanto quello di possedere una donna fisicamente, quanto quello di possederla psichicamente. Il suo appagamento è frutto di un egoismo raffinato e sottile in quanto consiste non nel donare piacere, o di condividere l'amore con la donna, ma nel provare a condurla ad uno stato di soggiogamento totale, per poi fuggire per non essere soggiogato in quest’opera di seduzione.
Don Giovanni tenta di sedurre Zerlina, promessa sposa e poi moglie di un altro uomo, Masetto. Speranza vana, ovviamente!
Tutto questo mi fa pensare che non sia un fallico strutturato, ma quello che noi definiamo un fallico di 1° tipo, quello che “non si è mai confrontato con il padre, con tutto il suo valore simbolico di struttura, di legge che dà diritti e doveri, di consapevolezza di sé di fronte al mondo”. (Pompei, Adami, 1994)
Il fallico di 1° tipo ha il tema della fallicità ostentata, della conquista, dell’oggetto da prendere (Don Giovanni considera le donne del dramma come oggetti senza sentimenti), e sta ben lontano dal contatto, sta molto probabilmente in un collo indurito ed eretto che non ha potuto a suo tempo confrontarsi con il padre e pertanto per lui l’altro non esiste o non è importante. Il tratto fallico, infatti, interessa il 3° livello, che è il livello del collo e che comprende anche l’interno della gola. “Esso (il collo) esprime le tematiche narcisistiche, l’immagine di sé da portare nel mondo, il modo di percepire il proprio io. Andare a testa alta o piegare la testa in realtà sono due atteggiamenti opposti di sé resi possibili dalla postura del collo. Nel collo c’è la rigidità, la paura di lasciarsi andare. Ma soprattutto c’è la gola. La gola è la saracinesca per bloccare le emozioni che salgono dal cuore.
Può diventare una vera barriera che separa la testa dal resto del corpo. Testa e cuore finiscono col non comunicare e nel linguaggio comune si dice soffocare le emozioni”. (Sassone, da www.analisi-reichiana.it).
Il fallico di 1° tipo è il risultato di una madre che gli ha chiesto di essere il proprio fallo o meglio di essere il fallo del padre perché da lui delusa. Quindi possiamo ipotizzare che la madre di don Giovanni sia stata una madre leader e che il padre sia stato assente o marginale o da lei squalificato. Di conseguenza ha una identificazione complessiva con il fallo e ciò comporta una proposizione narcisistica di sé. Questi fallici sono così catturati dal progetto materno da non essersi mai confrontati con il fallo paterno. Assenza di fallo paterno significa assenza di un confine, di confronto, assenza del tema del no. Don Giovanni si trova a confrontarsi con un fallo per la prima volta in vita sua quando è costretto a duellare con il Commendatore.
Possiede anche quella che Reich considerava la componente più evidente del comportamento isterico, ovvero un atteggiamento sessuale invadente. Esso è accompagnato da un’agilità corporea con una spiccata sfumatura sessuale.
Negli uomini si manifesta con “mollezza e gentilezza” a cui si affianca un’espressione facciale e ad un modo di fare “dolce e soave” (Reich, 1949, p. 239). Possiamo ipotizzare per don Giovanni, quindi, una fissazione nella fase genitale dello sviluppo infantile, determinata dal forte legame con la madre. E’ da questa fissazione che trae la sua pronunciata aggressione sessuale. Don Giovanni è sovraccarico di tensione sessuale non elaborata. E’ l’imprinting genitale incestuoso (il forte legame con la madre) che gli consente una spiccata attività sessuale corporea che è espressa in una civetteria egocentrica.
E’ questo allarme che lo spinge all’avvicinamento delle donne ed è lo stesso allarme che contemporaneamente lo spinge a prenderne le distanze. Nel momento in cui la donna può diventare minacciosa o pericolosa assume un comportamento di tipo fobico, allarmato. Allora il 5° livello del tratto isterico, il livello del diaframma, “la principale saracinesca che, attraverso il blocco della respirazione, può spezzare il corpo in due, separando la parte istintuale dal cuore, imprigionando con l’aiuto della gola ogni impulso, ogni sentimento, ogni intensità ed ogni piacere” (Sassone, www.analisi-reichiana.it) si combina con il 6° livello, il livello della pancia, un livello ricco di emozioni viscerali.
Per cui si determina una combinazione isterico-intrauterina. Nell’isterico-intrauterino la combinazione agilità sessuale, corporea, incestuosità e grande allarme producono quel particolare gioco di contatto/fuga dall’oggetto d’amore, tipico di don Giovanni.
Don Giovanni è un seduttore, ma a spingerlo alla conquista non è Eros, perché egli abbandona regolarmente le sue vittime secondo uno schema preciso: conquista/abbandono - nuova conquista/nuovo abbandono e così a ripetizione.
Questo comportamento che noi definiamo coazione a ripetere è legato ad un senso di sopravvivenza: don Giovanni è intrappolato nel femminile, dalla madre che gli chiede un progetto da realizzare e da questo progetto egli vorrebbe sfuggire. Il risultato è che Don Giovanni ha bisogno che ogni donna gli confermi quanto lui vale, ma nessuna donna lo soddisfa pienamente, come è dimostrato dal numero indeterminato delle sue conquiste: d’altronde nessuna è la madre! Sceglie sempre donne impegnate o addirittura giovani spose: probabilmente segno di un inconscio desiderio di non volersi impegnare con nessuna, oppure di un inconscio tentativo di punire la madre. Povero don Giovanni, quanta fatica inutile!
Vorrei terminare la mia analisi con due domande che mi sono posta mentre leggevo il libretto di Da Ponte:
- perché don Giovanni si lascia accompagnare verso la morte dalla statua del Commendatore? Il fatto di aver ucciso il Commendatore (per lui simbolo di una paternità sana, strutturante) possiamo considerarlo l’evento di rottura con il suo passato, basato sulla necessità di soddisfare il progetto materno? Don Giovanni va via mano nella mano con la metafora del padre e ciò potremmo leggerlo come il riavvicinamento al suo vero padre e quindi la possibilità di svincolarsi dalla madre fallica. Sembra un suicidio, in realtà potremmo leggerlo come la sua unica possibilità di rinascita.
- la sua poca considerazione per le donne potrebbe venirgli da una aggressività repressa nei confronti della madre? E la sua scarsa considerazione per gli uomini (come per Leporello) gli potrebbe venire da come ha sempre visto il padre attraverso gli occhi della madre, privato del suo fallo?
Bibliografia
- Ferri G., Cimini G. (2012), Psicopatologia e Carattere. La psicoanalisi nel corpo ed il corpo in psicanalisi. Milano: ALPES ed.
- Pompei, M., Adami, L. (1994), Analisi lirica. Personaggi del melodramma dell'analista. Roma: Anicia ed.
- Sassone, M. R., www.analisi-reichiana.it
* Psicologa, Psicoterapeuta, Analista S.I.A.R.