Numero 1/2013

UNA LETTURA POST REICHIANA DEL DISTURBO ALLERGICO

Valentina Teti *

Negli ultimi anni la diffusione delle allergie è cresciuta notevolmente, le numerose ipotesi formulate al riguardo vanno dall’inquinamento ambientale, alla sofisticazione dei cibi, all’abuso di farmaci che sollevano il sistema immunitario dal suo compito, fino al fatto che gli alimenti non vengono più consumati in base alla loro stagionalità, ma in modo indiscriminato per tutto l’arco dell’anno, andando a sovraccaricare l’organismo.

Accertato che alcune persone nascono con una predisposizione ereditaria, per cui una bassa soglia di sensibilità le rende iper reattive a ciò che le circonda, questa propensione non è sufficiente per spiegare tutto.

L’allergologia conosce mille eccezioni, e ogni allergico è un caso a sé, e reagisce in modo personale alle terapie.

Il termine allergia è formato da due parole greche: allos (altro, differente) e ergos (azione) e letteralmente significa altro modo di reagire.

Per allergia s'intende un’ipersensibilità anormale, acquisita e specifica verso una o più sostanze definite allergeni, che sono in genere componenti abituali e non tossici dell'ambiente. Si parla di ipersensibilità poiché la reazione allergica viene scatenata dal contatto con quantità anche infinitesimali di allergeni (Zanardi, 2008).

Nell'allergia il sistema immunitario, dopo un primo contatto con un allergene, sviluppa gli anticorpi (Immunoglobuline E) verso quella sostanza (sensibilizzazione) che circolano nel sangue e sono prodotti in misura per quella sostanza e che, a ogni successivo contatto con la stessa, entrano in azione scatenando una reazione allergica.

Nei tessuti le immunoglobuline sono legate a cellule particolari chiamate mastociti; queste cellule sono ricche di istamina, eparina e serotonina, sostanze che hanno il compito di richiamare altre cellule deputate a combattere e distruggere l’allergene, e che vengono liberate in grande quantità quando lo incontrano. (ibidem).

La risposta immunitaria appropriata è fondamentale per mantenerci in vita: quando si presenta un’infezione causata da un agente mai incontrato in precedenza, il nostro organismo non possiede ancora i mezzi per difendersi e noi ci ammaliamo. È proprio la malattia che attiva la fase di elaborazione delle difese: il sistema immunitario identifica l’agente estraneo che ha provocato la malattia, attiva i globuli bianchi (linfociti) e fabbrica gli anticorpi adatti a contrastarlo.

Nell’allergia il sistema immunitario va in tilt e fabbrica armi specifiche contro gli allergeni erroneamente identificati come pericolosi nemici, con il risultato di sconquassare l’organismo.

Benché il meccanismo immunologico alla base dell’allergia sia potenzialmente presente in tutti gli individui, poi non tutti diventano allergici; per cui in realtà sarebbe più corretto parlare di soggetti allergopatici piuttosto che di allergie.

Tuttavia anche l’abbassamento delle difese immunitarie, in seguito a una malattia o a un periodo di debilitazione, può contribuire allo sviluppo di allergie anche in individui non predisposti.

Le reazioni allergiche si verificano nelle aree di contatto tra il corpo e l'ambiente esterno e coinvolgono l'apparato respiratorio (rinite allergica, asma), la pelle (dermatite atopica, orticaria, eczemi da contatto), gli occhi (le palpebre possono essere colpite da orticaria) e l'apparato digerente (allergie e intolleranze).

Le manifestazioni principali sono irritazione, secrezione ed edema; avvengono rispettivamente in sequenza e sono causate dalla liberazione di mediatori chimici.

Le allergie sono reazioni immunologiche e IgE mediate; provocano una risposta di tipo immediato dopo che il cibo viene ingerito, e non sono legate alla frequenza.

Le intolleranze, anch’esse sono reazioni di tipo immunologico, non sono IgE mediate. Producono una reazione di tipo cronico e sono legate agli alimenti ingeriti con maggiore frequenza.

 

Stress e immunità

Negli ultimi anni diversi studi (Coe, Laudenslager, 2007) hanno investigato l'influenza che giocano i fattori psicosociali nell'immunità, e tre sono i temi più importanti relativi al comportamento:

1- lo stress induce dei cambiamenti nella risposta immunitaria,

2- l'immunità è legata alla psicopatologia e alla personalità,

3- il comportamento condiziona l'immunità.

Ciò che determina la maggiore o minore capacità di far fronte in modo efficace agli stimoli del mondo esterno è il significato che ad essi viene attribuito e la conseguente reazione emozionale che ne modula la risposta.

Lo stimolo percepito viene elaborato dalla corteccia celebrale che invia l’informazione al sistema limbico e poi all’ipotalamo che, mediante gli ormoni ACTH prodotti dall’ipofisi, stimola la parte corticale della ghiandola surrenale che produce corticosteroidi, che a sua volta stimola direttamente la parte midollare del surrene che produce adrenalina.

È possibile che in condizioni normali le micro dosi di queste sostanze prodotte dall’organismo siano sufficienti a mantenere l’equilibrio anche nelle persone atopiche, invece in condizioni stressanti i meccanismi di adattamento vanno in fase di esaurimento permettendo lo svilupparsi della malattia allergica. Possiamo ipotizzare anche la situazione opposta, cioè che l’individuo non produca abbastanza farmaci interni per cui non entra mai in una condizione di stress. Questo può verificarsi in una struttura di personalità caratterizzata da una forte componente inibitoria che impedisce di riconoscere la natura stressante di uno stimolo al punto da non sviluppare un’adeguata reazione emozionale.

In entrambi i casi c’è una rigidità del sistema biopsicologico con una conseguente scarsa capacità di adattamento alle richieste di cambiamento poste dall’ambiente (Zanardi, 2008).

Secondo Navarro (1988) le capacità difensive dell'organismo sono espressione dell'aggressività reattiva in relazione con la funzione corticosurrenale che dipende dall'ipofisi, anch'essa situata nella zona ipotalamica, luogo dell'istintività e dell'affettività. Quindi se ognistress provoca delle reazioni ormonali, secondo Navarro possiamo provare a mettere in relazione la struttura caratteriale (l'aggressività e la capacità di difesa) e le manifestazioni ormonali per comprendere l'attivazione delle difese immunitarie.

Possiamo affermare che la chiave per la comprensione dei disturbi allergici risiede proprio nel collegamento tra il carattere, gli ormoni e le difese immunitarie poiché, come osserva Ferri, (2010) il tema dell’adgredior e quello delle reazioni allergiche sono legati, è questo legame che si deve conoscere meglio.

 

Le allergie secondo la lettura post-reichiana

In psicodinamica essere allergico significa essere insofferente a…: possiamo definire l’allergia come una reazione a qualcosa che consideriamo nociva per noi.

Il modello post-reichiano fa riferimento alla modalità complessiva di funzionamento del bio-sistema uomo, per cui le fasi evolutive (intrauterina, orolabiale, muscolare, prima e secondagenito-oculare) sono collocate sulla freccia del tempo evolutivo e associate al tratto caratteriale, al segmento corporeo interessato, ai campi relazionali, ai sub sistemi centrali e periferici.

Provando a collocare la manifestazione allergica sulla freccia del tempo, possiamo inserirla fra l’intrauterino e l’orolabiale, su una dimensione premuscolare, di epidemicità; poiché essa è una reazione più immediata che strutturata, è una risposta adattiva più primitiva di una somatizzazione o di una patologia da colon irritabile per esempio (Ferri, 2010).

La diversità della patologia espressa è in rapporto alla struttura di personalità, alla struttura di carattere, alla struttura dei livelli corporei segnati incisivamente dalle relazioni oggettuali che hanno reso la persona più o meno vulnerabile sulla sua freccia del tempo evolutivo, esprimendo di conseguenza malattie psicosomatiche o miopatie o allergie o psicopatologie (ibidem).

Accertato che il terreno atopico è una condizione necessaria per l'instaurarsi di un'allergia, la dinamica psicologica della persona risulta fondamentale sia nel modulare il manifestarsi della predisposizione, sia nella scelta dell'organo bersaglio.

Possiamo provare ad analizzare le manifestazioni allergiche in base al segmento corporeo investito.

I problemi respiratori, ad esempio, interessano il segmento del torace, il IV° livello reichiano, sede del cuore fisico e del core inteso come centro energetico, considerato il luogo dell'affettività. In questo senso le difficoltà respiratorie si possono pensare come legate alla difficoltà di esperire e di esprimere i sentimenti e le emozioni.

Il segmento toracico è legato all’espressività emozionale ed affettiva, ma anche alla depressione.

Nel torace si trova anche l'inserzione del diaframma che lo divide in una parte alta dove vi sono cuore, polmoni ecc.. e in una parte bassa dove troviamo fegato, milza, pancreas, buona parte dello stomaco. La parte alta del torace è in relazione con la percezione dell'identità biosociale: qui i polmoni e il cuore assicurano la vita e sono centro di importanti emozioni umane di tipo relazionale. La vita di relazione comporta sempre l'impegno del torace, e se l'attività degli organi toracici è deficitaria avremo un soggetto inadeguato per la vita nel senso pieno del termine (Navarro, Origlia, 1988).

Diversamente la pelle, organo che riveste interamente il nostro organismo e funge sia da barriera verso il mondo esterno, sia da mezzo di contatto con lo stesso. Le manifestazioni cutanee possono essere lette come espressione di difficoltà e sofferenza derivante da ogni parte dell'organismo e che attraverso la pelle si rendono manifeste. La pelle rappresenta il confine della persona, il confine deldentro con il fuori, ed è un indicatore del limite del suo sé. La pelle è anche il luogo d’incontro con l’Altro-da-Sé, poiché sulla sua superficie c’è l’interazione con i campi energetici esterni. Essa esprime lo stato e la disposizione relazionale verso l’altro e la restituzione alla reciprocità dell’altro (Ferri, 2004).

Le manifestazioni cutanee possono anche rappresentare un esempio estremo di autodifesa dell'organismo da un carico di cui non è riuscito a liberarsi totalmente.

Gli occhi appartengono al I° livello, che comprende anche gli orecchi e il naso. In questo segmento si realizza la percezione dell'Io.

Il naso: ci sono persone che sono facilmente soggette ai raffreddori: essi si presentano come un’esplosione, ma sono in realtà la manifestazione dell'implosione del pianto: è come se queste persone piangessero dentro e le lacrime scorressero nel naso, determinando le riniti. (Navarro, 1988).

L'apparato digerente è collocabile (è collocato) nel VI° livello reichiano: l'addome, che è strettamente connesso con la funzione nutritiva e con l'oralità. L'esperienza emozionale legata all'apparato digerente si può riassumere in prendere, trattenere e perdere (Navarro, 1988); termini che si riferiscono rispettivamente all'incorporazione, alla digestione e all'evacuazione.

Alla luce di questo si possonoconsiderare le differenti turbe gastro-intestinali. Il vomito, ad esempio, potrebbe servire ad eliminare qualcosa che viene considerato pericoloso sul piano fisico o psichico. L'ulcera gastrica invece, può esprimere il conflitto tra il desiderio di ricevere, di essere amato, di essere nutrito e il rifiuto di tutto ciò. Viene espresso il bisogno di sazietà e di affetto, che, quando soddisfatto, porta alla scomparsa dei sintomi.

In questo senso i problemi di allergia e di intolleranza alimentare si potrebbero leggere come la difficoltà a digerire ed assimilare qualcosa.

Matteo Mori, Senza titolo, olio su telaMatteo Mori, Senza titolo, olio su tela

 

 Una storia

Maria, primogenita, è stata molto desiderata dai suoi genitori, che hanno seguito con costanza un corso di preparazione al parto affinché andasse tutto per il meglio. Ma al parto ci sono stati dei problemi: le acque si sono rotte di notte e dopo dodici ore la piccola ancora non vedeva la luce, per cui la madre è stata fatta alzare in piedi per facilitare la nascita. Appena nata era scura in volto ed è stata messa in incubatrice, molto probabilmente ha avuto una sofferenza respiratoria.

Maria è cresciuta in un piccolo paesino e in un clima familiare molto caldo e affettuoso, fatto di attenzioni, protezione e abbondanze di ogni genere.

La sua vita di bambina è stata accompagnata dalla presenza delle api: il padre e suo fratello, con cui Maria ha sempre avuto un rapporto speciale, avevano fatto della loro passione un’attività a cui lei partecipava sempre.

Racconta con ironia che l’apetta è stato uno dei suoi primi costumi di carnevale.

Quando era più grandicella è stata sempre incoraggiata da sua madre e suo padre a fare viaggi studio, gite e vacanze purché fossero esperienze sicure in cui non correre particolari rischi, opportunità che ha sempre preso con grande entusiasmo non nascondendo le difficoltà che a volte sentiva ad allontanarsi da casa.

L’adolescenza, per Maria, è stato un periodo molto turbolento, si sentiva spesso spaesata di fronte alla vita e per la maggior parte del tempo pensava a divertirsi tralasciando gli impegni scolastici, deludendo i genitori.

A sedici anni ha avuto una relazione con un ragazzo di cinque anni più grande di lei, rapporto che i suoi genitori non approvavano e contrastavano con decisione; in questo periodo le è comparso un eczema prima sulle giunture delle braccia e delle gambe e si è poi esteso su tutte le gambe fino alla pancia. I consigli dei dermatologici non diedero alcun giovamento, l’eczema andò via da solo dopo alcuni mesi.

Maria non ha mai vissuto per molto tempo lontano da casa, quando doveva trasferirsi per andare all’Università suo padre non le ha permesso di allontanarsi troppo e lei non aveva i mezzi e le capacità per agire autonomamente.

Gli anni universitari sono stati molto sereni, ha portato avanti gli studi con interesse e passione, rispettando le scadenze e ottenendo ottimi risultati, con sorpresa di tutti. In quel periodo ha avuto una relazione sentimentale molto importante che le ha fatto acquisire una maggiore consapevolezza di sé e delle proprie potenzialità.

Finiti gli studi è tornata a vivere con i genitori, ha iniziato a lavorare vicino casa e mentre la sua posizione dichiarava autonomia e indipendenza, lei si sentiva sempre insoddisfatta e diversa dall’immagine che rimandava di sé.

In questo periodo ha iniziato ad avvertire difficoltà respiratorie e aveva spesso le tonsille irritate. Tre anni dopo la laurea, a ventisette anni, sentiva urgente e necessaria l’esigenza di vivere da sola, ma avvertiva anche la grande difficoltà ad allontanarsi e lasciare la casa-utero che fino a quel momento l’aveva fatta stare bene.

Negli anni successivi con tanta fatica, grazie anche ad un percorso di analisi personale, è riuscita a spostarsi sia geograficamente, sia di tratto di carattere, passando da una posizione di attesa e di pretesa, verso una posizione di maggiore responsabilità per se stessa e il suo futuro.

A ventotto anni é partita per Londra da sola, con il progetto di rimanervi per tre settimane, ospite di una famiglia trovata tramite dei parenti e l’idea di prolungare il soggiorno se fosse riuscita a trovare un’altra sistemazione.

Nei giorni precedenti la partenza le è comparso di nuovo un eczema, questa volta intorno alle caviglie.

L’esperienza fatta è stata per lei molto positiva, ma le difficoltà di una grande città che parla un’altra lingua l’hanno spaventata e, dopo il soggiorno, è tornata a casa. In quell’occasione ha sperimentato un nuovo come, ma non sapeva come fare per trovare una nuova situazione per vivere.

Al ritorno in Italia ha ripreso la vita di sempre, e dopo circa due settimane ha avuto uno shock anafilattico provocato dalla puntura di un’ape; le reazioni sono state l’intorpidimento della lingua, le bolle sul volto e sugli avambracci, gli occhi gonfi, il prurito sulla cute, il calo secco di energia; poi gli spasmi muscolari nel basso ventre.

Era stata punta già un’altra volta a quattro anni: un’ape le si era infilata tra i capelli il giorno di Pasqua, quella volta le reazioni furono le bolle alla pancia e sotto i piedi con prurito.

Tutte e due le volte è stato il papà a soccorrerla e a portarla in ospedale.

Qualche mese dopo lo shock, Maria decide di fare degli accertamenti (Prick Test) per individuare le sue allergie. In quest’occasione scopre numerose intolleranze alimentari e inizia a curarle, eliminando tutti gli alimenti problematici dalla dieta. Segue questo regime alimentare per circa sei mesi, poi, sotto indicazione del medico, prova a reintrodurre gradualmente gli alimenti esclusi, ma cominciano una serie di fastidi e nuove analisi (Rast) confermano il persistere delle intolleranze.

In questo lasso di tempo Maria aveva problemi di microcircolazione agli arti che in più occasioni le hanno provocato geloni alle mani e ai piedi, inoltre seguire la dieta prescritta l’ha portata a perdere 6 kg circa facendole sentire un senso di leggerezza per lei tutto nuovo.

Maria, scoraggiata dal perdurare di questi problemi nonostante le cure, cerca di trovare un senso a quanto le accade, cerca un nesso tra gli alimenti proibiti e se stessa: nota che questi alimenti sono stati molto presenti nella sua alimentazione da sempre e sono in qualche modo legati alla sua storia personale e a quella della sua famiglia. Per esempio è risultata intollerante al miele; ma anche al pollo, che sua nonna, quando era piccola, cucinava sempre la domenica e lei non voleva mai mangiare. Maria è risultata intollerante anche al latte e a tutti i suoi derivati e a molti dei prodotti che crescono nel piccolo orticello dietro casa sua, come i pomodori, le zucchine, le pesche e le prugne; è allergica all’erba parietaria, pianta che ricopre la casa di fianco la sua e che respira dalla finestra della sua camera.

Otto mesi dopo lo shock anafilattico, Maria decide si trasferirsi in una città a 400 km di distanza dalla casa dei genitori, per provare a vivere da sola e in autonomia con tutte le difficoltà che questo comporta; si porta dietro allergie e intolleranze ma anche la gioia di essere in un posto dove può trovare la sua dimensione.

 

Un’ipotesi di senso

Il mondo delle allergie è molto vasto e non abbiamo la possibilità di leggerlo interamente, ma possiamo fare qualche riflessione, qualche considerazione. Possiamo allargare un pochino l’osservazione.

Per esempio, viene da chiedersi se queste allergie abbiano un significato, e come mai, andata via di casa, Maria sviluppa allergie verso alimenti presenti proprio dove è stata per tanto tempo.

Si potrebbe ipotizzare che queste manifestazioni siano un simbolismo primario di aggressività non espressa o non esprimibile successivamente.

Ci si potrebbe domandare ancora: perché si è passati dalle bolle sulla pelle allo shock anafilattico? è possibile che abbia contattato ancora di più la minaccia? Non c’è sufficiente corazza per proteggere la minacciosità per cui la reazione è amplificata?

Il segmento corporeo coinvolto: nei sintomi c'è stato uno spostamento dal fuori al dentro; nello shock è avvenuto un passaggio dalle bolle al collasso.

Anche il passaggio dalle irritazioni della pelle e della gola ai problemi allo stomaco potrebbe essere letto in questo senso. Dalle manifestazioni esterne è stato poi investito il dentro.

Nel modello reichiano la nascita è la prima grande separazione, la cui specifica modalità costituisce il principale imprinting basico capace di risuonare significativamente sulle future separazioni adulte con valenza di nascita del Sé.

Per Maria la nascita è stato un momento difficile, un passaggio problematico; molto difficile è stato anche riuscire ad andare via di casa, a separarsi successivamente, a provare ad essere indipendente senza che la modalità di questa separazione somigliasse ad uno strappo.

Altrettanto faticoso è stato, poi, tirare fuori la sua aggressività ed essere affermativa nella vita.

Lo stadio e la lettura analitica: l'allergia indica un tipo di risposta eccessiva rispetto all'evento: c’è stata una risposta antigene-anticorpo ipertrofica.

Potremmo ipotizzare che anche lo spavento di Maria rispetto all’aggressività dell’altro, potrebbe essere in questa linea, dato che questo stesso tipo di reazione è stata riscontrata nell'esperienza di quegli actings di Vegetoterapia, sperimentati nella sua analisi personale, che si riferiscono alla dimensione aggressiva: mordere; mostrare i denti. In entrambe le situazioni sembra si ritrovino gli stessi schemi. L’aggressione dell’altro le fa un’enorme paura, e reagisce, inizialmente, con una risposta amplificata. Questa eccessiva modalità di difesa certamente nasconde difficoltà e paure.

La difficoltà di respirazione che investiva la gola, sede dell'espressività, e il torace, sede dell'affettività, se da una parte indicano il bisogno di autonomia, dall'altro evidenziano tutte le problematicità in essa insite, come la difficoltà di espressione e di separazione.

Lo stato energetico: a seguito dello shock anafilattico, l’organismo di Maria era completamente destabilizzato, ha iniziato a cercare un nuovo equilibrio, andando da un dentro a un fuori, che come abbiamo detto è un passaggio molto significativo per la sua storia: quando era nel dentro sopportava tutti gli alimenti, quando sta nel fuori è quasi privo di corazza e sviluppa un’allergia.

Questo organismo deve trovare una propria modalità di azione, un’individuazione che gli permetta di stare nel fuori e, quando l’avrà trovata, probabilmente potrà anche tornare in quel dentro senza allergie.

Prima, quando era a casa, viveva in un’affettività protettiva ma costringente, poi ne esce, scoperta, e arriva un non voglio rientrare là: l’allergia. La paura di andare nel mondo viene fuori con la necessità di ricostruire un assetto. In questo passaggio non ha più la protezione precedente, da quando è andata via da casa l’aggressività si è diretta verso gli oggetti simbolici di quel dove da cui arrivava!

La relazione con l’oggetto: il simbolo delle api e il legame che queste hanno con la relazione con il padre e lo zio; quel simbolo di nutrimento, dal quale ha inconsciamente sentito il bisogno di distanziarsi, rappresenta il suo bisogno di separazione e di autonomia?

È probabile che Maria abbia investito la sua aggressività sui simboli perché non era in grado di esprimerla in altro modo.

Restaurare la capacità dell'organismo di ricevere e metabolizzare in modo sano gli alimenti è il campo d'azione tipico dei sistemi terapeutici non convenzionali, per i quali ogni desiderio, avversione o intolleranza alimentare rappresenta un segnale prezioso dell'individualità del paziente. Nel caso di Maria, la riassunzione degli alimenti esclusi deve essere preceduta dalla costituzione di una nuova individuazione, un nuovo senso di libertà e autonomia che le consenta di muoversi in modo autonomo e in cui una protezione non venga vissuta come costringente e limitante.

In effetti il tema dell'indipendenza potrebbe essere uno degli aspetti fondamentali di tutte le malattie allergiche poiché esse sono tutte tipiche malattie di relazione con il mondo esterno nel momento del primo contatto (respiro, alimentazione, pelle).

Il tema dell'indipendenza può esprimersi con modi diversi: l'asma potrebbe parlarci d’indipendenza primordiale, la rinite forse del manifestarsi di istinti sessuali, l'allergia alimentare della capacità di affrontare attivamente il mondo e di assimilarlo, la congiuntivite, probabilmente della capacità di vedere con chiarezza e serenità i nostri obiettivi e il nostro mondo interno (Venanzi, 1999).

In realtà il tema della possibilità di trovare il contatto senza sentirsi sopraffatti o invasi, è un tema concernente il limite. Se c’è contatto si sta troppo dentro e allora la reazione allergica segna il movimento di uscita che non viene effettuato in maniera funzionale perché c’è paura di separarsi. Se ci si separa, infatti, non si riesce ad avere la sostenibilità dell’autonomia (come per Maria nel viaggio a Londra) e questo crea anche una reazione di aggressività che non si riesce ad esprimere.

Il sistema immunitario si caratterizza per la capacità di distinguere tra le strutture endogene o esogene che non costituiscono pericolo e che possono o devono essere preservate (self) e le strutture endogene o esogene che si dimostrano nocive per l’organismo e quindi devono essere eliminate (non-self).

Quindi possiamo provare a considerarlo come un sistema il cui scopo principale è l’affermazione della propria identità, in costante dialogo con le informazioni provenienti dal mondo esterno e interno. In questo senso la sua funzionalità potrebbe essere vista come uno degli indici della maggiore o minore capacità di un individuo di sviluppare ed affermare una chiara e coerente immagine di sé in relazione al mondo esterno.

Bibliografia
  • Coe, C.L., Laudenslager, M-L., (2007) Psychosocial influences on immunity, including effects on immune maturation and senescence. Brain Behavior and Immunity 21, 1000-1008.
  • Ferri, G. (2004), Prefazione a Come un guscio la pelle. Torino: Ananke.
  • Ferri, G. (2010), Incontro-confronto-intervista sul tema.
  • Navarro, F. (1988), La somatopsicodinamica. Pescara: Il discobolo.
  • Navarro, F., Origlia, M. (1988), Il massaggio dell'anima. Ed. Riza Scienze n°18.
  • Venanzi, M. (1999), Vivere bene senza allergie. Casale Monferrato:Piemme.
  • Zanardi, M. (2008), Vincere le allergie. Milano: Red Edizioni.

[*] Psicoterapeuta, Analista S.I.A.R.

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