Numero 1/2013

RENZO

Questo articolo è la parziale documentazione di un incontro di supervisione analitico-clinica in gruppo condotta da Genovino Ferri, psichiatra, analista reichiano.

Un terapeuta presenta il caso di un proprio paziente, gli altri terapeuti intervengono con domande e commenti, il supervisore conduce.

Terapeuta: Renzo ha 16 anni, mi è stato inviato da uno psichiatra, che con l’indicazione psicoterapica, gli ha anche prescritto degli psicofarmaci. Sono particolarmente sensibile alle problematicità degli adolescenti; ho avuto un’adolescenza difficile e lavoro come psicoterapeuta con loro da molti anni e con ottimi risultati, devo dire.

Arriva da me accompagnato dalla madre circa 3 mesi fa. E’ spaventato, ansioso e agitato. Prende psicofarmaci da tre mesi per i pensieri ossessivi rispetto alla sua altezza. è alto 1,85 cm, pensa di essere basso e vuole operarsi per diventare più alto. Sua madre, assecondandolo, lo ha portato da uno specialista, che gli ha detto che l’intervento si può fare molto facilmente e senza dolore.

La storia

Il padre e la madre si conoscono e si sposano in Francia; il padre è un abile imprenditore, ma beve molto, picchia la moglie e la maltratta, anche quando è incinta di Renzo; anche suo padre era stato molto violento con lui, tanto da scappar via da casa a 17 anni senza più farvi ritorno.

Un anno dopo la nascita di Renzo la madre abbandona il marito e con il figlio lascia la Francia per tornare in Italia. Renzo cresce così a Roma con sua madre; il padre inizialmente non vuole vedere la moglie e non le fornisce alcun aiuto.

Renzo rivede suo padre a 5 anni. Sua madre intanto si è risposata con un altro uomo, che ha una figlia più grande di Renzo. Crescendo, il ragazzo si reca qualche volta da solo in Francia per vedere suo padre, pur continuando a vivere con la madre.

Renzo è addolorato perché, quando va in Francia, suo padre gli dedica poco tempo, lo include sì all’interno del suo programma quotidiano, ma lo porta con sé nei business meeting o lo lascia con la figlia della sua nuova compagna, per andare a fare sesso in un’altra stanza con lei. Questo accade da quando Renzo ha dieci anni. Suo padre talora lo rimprovera e lo schiaffeggia, ma nonostante ciò lui lo adora, perché uomo di successo dal punto di vista socio-economico, con alto status: ha una Ferrari e una Porsche!

Quando ha dodici anni suo padre, per un’operazione economicamente rischiosa, perde tutto e va per un anno in carcere. Per Renzo è un grande trauma, sente di aver perso la terra sotto i piedi. Da quel momento ha iniziato a presentare il pensiero ossessivo dell’altezza, pur essendo il più alto tra i suoi compagni.

Da riferire, infine, che non ha un contatto positivo con il suo patrigno: ne è infastidito e lo svaluta, c’è una reciproca antipatia fra loro, anche se è un bravo uomo.

Suo padre intanto, dopo essere uscito di prigione, si trasferisce in Belgio, dove intraprende nuove attività lavorative e si risposa con una nuova donna molto più giovane di lui. Renzo ogni tanto ritorna da lui.

Un anno fa circa, in estate, suo padre lo schiaffeggia in auto e lui apre lo sportello in mezzo al traffico, scendendo in corsa. Suo padre ferma l’auto, lo rincorre, tenta di fermarlo e lo aggredisce. Renzo reagisce spingendolo e colpendolo, finiscono per fare a pugni, ma essendo più alto del padre riesce a gettarlo a terra. Il padre, da terra, gli grida: “Sono tuo padre!”.

Renzo va via piangendo e mi racconta di aver pianto non sa per quanto tempo: “Sono tuo padre!” lo aveva colpito molto, ma è come se fosse deluso, come se avesse chiuso la domanda affettiva propostagli in tutti questi anni. In quel tempo era incinta la seconda moglie del padre e probabilmente questo ha contribuito all’esplosione della crisi.

Renzo manifesta anche una fobia, quella di essere coinvolto in una rissa in cui lo picchieranno tanto oppure sarà lui stesso a far del male, oppure che lo cercheranno in seguito per fargli del male. Nella zona dove abita ciò accade realmente, esistono bande di giovani che agiscono così.

Iniziamo ad affrontare in terapia il tema dell’altezza: sembra che non sia consapevole di essere un ragazzo molto bello e alto 1,85 cm. Si sente un po’ basso ed ammira le persone alte 1,90 cm.

Fino ad ora ho lavorato molto sulla relazione terapeutica e sembra che stia andando bene: ha fiducia in me e vuole venire in seduta, anche se non accade molto di frequente a causa dei suoi impegni scolastici.

Ho lavorato sul sentire il proprio corpo, prevalentemente nel qui ed ora. Sembra che attualmente converga di più verso il piano di realtà e possa affrontare meglio le minacciosità. Abbiamo ripetutamente parlato del suo rapporto col padre, per il quale esprime molta delusione e afferma di non poterlo perdonare.

Per quanto riguarda sua madre, Renzo l’ha idealizzata e le chiede l’esclusività, ben sapendo di non poterla avere. Hanno un rapporto comunque molto stretto e a volte si comporta con lei da ragazzo viziato, le chiede tanti vestiti e si cambia due volte al giorno; la madre pur lavorando molto, non può offrirgli tutto ciò che le viene chiesto.

Nell’ultimo incontro è emersa, da parte del ragazzo, la paura della propria distruttività: ha paura che fuoriesca la sua belva. Abbiamo lavorato molto infatti, nell’ultimo periodo, sul tema dell’aggressività esterna che lo spaventa, cercando di modificare il suo comportamento verso il fuori, così da guardare in modo un po’ più assertivo e selvaggio il pericolo. E’ arrivato spesso da me in seduta raccontandomi con entusiasmo i suoi risultati.

La Supervisione

Supervisore: che cosa sai rispetto al farmaco prescritto? E’ un ansiolitico, un antipsicotico, un antidepressivo o una combinazione?

Terapeuta: assume Dumirox, 100mg ed ultimamente sua madre mi ha informato che il ragazzo ha diminuito la dose di sua volontà e non vuole più assumerlo.

Supervisore: è un farmaco antidepressivo, la fluvoxamina. E’ considerato il più ansiolitico tra gli antidepressivi.

Ti ringrazio per aver fatto un’attenta descrizione di Renzo, molto circoscritta, che ci tocca profondamente. Il ragazzo si trova ancora nel tempo del possibile intervento terapeutico, per uno sviluppo armonico della sua personalità. Ha dei sintomi particolarmente interessanti sul piano clinico. Da un punto di vista strettamente psicopatologico potremmo parlare di una dismorfofobia, ma se addizioniamo il punto di vista analitico vedremo certamente più cose.

Il sintomo centrale col quale ci arriva è quello dell’altezza. Quali associazioni sorgono da questa paura dell’essere basso? Potere, forza, potenza, comparazione, competizione, sfida… Si tratta della considerazione e della sensazione di chi si trova al di sotto, di chi è il sottostante, che ha di rimando il desiderio di essere al di sopra per star tranquillo. Altre associazioni?… Ricerca di radicamento stabile, protezione, sfida col padre.

La paura di non essere alto l’ha sviluppata dopo aver picchiato il padre facendolo cadere?

Terapeuta: ha sempre avuto l’ossessione per l’altezza ma l’ha scoperta ed è esplosa in quel contesto.

Altre riflessioni e domande dai terapeuti del gruppo

  • Quanto posso crescere senza mio padre?
  • Se lui è alto, ma si sente basso, probabilmente si sente mancante, carente, qualcosa gli manca per la sfida.
  • Suo padre è caduto dall’alto, non è più come in passato, Renzo l’ha fatto cadere. Forse ha paura di essere alto?
  • Voglio aumentare di altezza, ma per quanto possa diventare alto non lo sarò mai sufficientemente per essere speciale per te, per essere visto da te.
  • Forse il tema dell’altezza ha qualche rapporto con la madre? Nel senso che l’alto potrebbe essere il ‘marito forte’?
  • Mentre ascoltavo la descrizione del caso e della scena della lite col padre non ho provato alcuna sensazione particolare, per cui ho preferito continuare ad ascoltare. Tuttora sento semplicemente che si tratti di una copertura.
  • Vorrei alcune informazioni in più riguardo la sua relazione con la madre quando era bambino ed il suo vissuto rispetto a lei.

Terapeuta: la ammira tantissimo e stima il fatto che lei si sia occupata di farlo crescere senza l’aiuto economico del marito. E’ molto attaccato a lei econtemporaneamente vuole essere assecondato in tutto, nonché fare ciò che gli passa per la testa, che è un atteggiamento tipico degli adolescenti.

Sua madre è una donna molto dinamica, con una sua intensità, ma anche con una sua angoscia, stati che appartengono anche al figlio; parla ansiosamente, è alta, magra, non conosco altro di lei, se non il fantasma rappresentatomi nel setting. Renzo è ben strutturato, il suo torace è volto un po’ all’interno, ha piedi molto forti, guarda e parla con passione.

Domanda: come ha descritto il suo vissuto rispetto all’insuccesso e all’arresto del padre?

Terapeuta: è precipitato verso il basso, perché era orgoglioso di suo padre e lo idealizzava, anche davanti a suoi compagni di scuola era il suo idolo.

Domanda: aveva bisogno di raggiungere il livello del padre, di diventare come lui, in modo tale da essere ammirato da suo padre?

Riflessione: ho la sensazione che l’altezza abbia a che fare con lo scontro e con la sua ambivalenza in relazione all’aggressività del padre e alla propria, che vorrebbe esprimere, ma ha paura di farlo. Avverte che suo padre è violento e che non lo considera, per cui sente salire la propria aggressività, ma questa emozione non gli piace. E’ probabile che se fosse aggressivo, suo padre lo considererebbe di più.

Domanda: è la depressione a manifestare incontrollabili crisi di ira, rabbia, ipersensibilità e aggressività? La depressione reattiva non porta un problema di gestione della rabbia? La mia ipotesi/sensazione è che Renzo abbia paura della propria aggressività e rabbia, che potrebbe uccidere il padre.

Riflessione: mi colpisce il fatto che tu ci presenti questo caso, poiché conosco quanto lavori bene con gli adolescenti. Ricordo un altro caso, di un ragazzo che non era in grado di concludere il liceo ed ora sta conseguendo la sua laurea: hai fatto miracoli con lui. Questo caso, forse, oggi ce lo presenti per un tuo bisogno e non perché tu non sia in grado di seguirlo.

Terapeuta: si, forse anche io sto riattualizzando una fase della mia adolescenza e sto crescendo. Ho paura di non essere all’altezza di mio padre.

Sento un angosciante tentativo del ragazzo di immedesimarsi e di identificarsi con suo padre, nel suo “non sarò sufficientemente alto, non crescerò, rimarrò bambino, non mi separerò da mia madre”.

Vorrei aggiungere che Renzo ha problemi con le ragazze. Gli piacciono molto ed anche lui piace a loro, ma quando si avvicinano lui non porta avanti il rapporto e non si crea una relazione, neanche di tipo sessuale. Non è ancora pronto.

Supervisore: tutte le cose che avete detto convergono molto.

Il tema dell’altezza è una questione riguardante il collo: quale punto del suo corpo Renzo vorrebbe allungare? Con grande probabilità il collo. I confronti con gli altri noi li viviamo e li sentiamo nel collo, il Narcisismo fallico di primo o secondo tipo lo sentiamo e lo viviamo nel collo, il terzo livello corporeo reichiano. Il ragazzo vuole essere più alto, cioè: il ragazzo vuole essere all’altezza del padre, la paura è di non esserlo.

Ma questa è solo una delle fissazioni analitiche, forse la più significativa, che presenta questo ragazzo. Sono da considerare infatti anche i segni incisi violenti subìti e trasmessi dalla madre durante la vita intrauterina. Questo ragazzo teme che possa esplodergli una grande violenza, che ha radici molto lontane. In più, quando lui aveva un anno, la madre si separa dal marito, c’è un periodo abbandonico, di assenza del padre. Il ragazzo lo incontra nuovamente a 5 anni, un padre mitizzato e posizionato molto in alto.

La paura dell’altezza, quindi, è di lontana provenienza ed è marcata nel tempo interno, nel senso che la distanza tra la paura-coartazione intrauterina da violenza e l’altezza ideale del padre è molto molto grande. Renzo deve coprire la distanza tra una dimensione fobica intrauterina materna e una dimensione fallica onnipotente-persecutoria paterna, aggravata dall’allontanamento del padre all’uscita dal primo al secondo campo, periodo fondamentale per la strutturazione della muscolarità striata successiva a dominanza del quarto livello (il torace).

C’è un fattore che ci conferma questa ipotesi: la parte superiore del torace ripiegata verso l’interno. E’ un torace che ha difficoltà a salire verso l’alto, ha una concavità nella parte superiore, che dimostra l’assenza-problematicità del padre nella Fase Evolutiva Muscolare. C’è un torace ipoorgonotico ed un collo che deve innalzarsi molto per raggiungere il padre. Inoltre c’è una pancia che ha paura, terrorizzata dal nascere e dall’esistere - dispiegarsi.

Stiamo ricostruendo il fantasma di Renzo nella verticalità della sua Freccia del tempo: nel 6° e 2° Livello Corporeo (portatori della relazione con la madre, addome e bocca) ci sono furore, minacciosità, paura, rabbia e separazione. Nel 4° e nel 3° Livello Corporeo (torace e collo) ci sono i problemi, ambivalenza e paura di non essere all’altezza, portati dalla relazione con il padre. Un altro tema emerge inoltre nella preadolescenza: il periodo di fallimento e l’arresto del padre, con la perdita del suo status.

Questo ragazzo oscilla su e giù tra questi Tempi-Livelli-Tratti-Posizioni-Stili di Relazioni Oggettuali e la soluzione autoterapica, che mi suscita grande tenerezza, è “voglio essere più alto, se sono più alto, ho la possibilità di vivere, di esistere, di essere visto e riconosciuto dagli altri, di avere potere e forza”. Potete immaginare e sentire questa complessità, questo pluralismo di posizioni, quanti temi porta con sé!

Si aggiunge infine un vissuto di imbarazzo-perplessità nei confronti delle ragazze, qui è interessato il 7° Livello Corporeo (il bacino-pelvi), in cui è rimossa-coartata un’angoscia di castrazione.

Questo ragazzo non è uno psicotico e non è un depresso, ma molto nevrotico e nevrotizzato sì: prima delle diagnosi esistono le persone. Non esistono, voglio dire, gli psicotici o i depressi, ma ci sono le persone che possono sviluppare una depressione o una psicosi: ogni forma clinica, l’oltre-soglia di tratto o il conflitto tra tratti, cioè, è diversa dalle altre, ogni persona ha sempre la propria specifica storia, la sua unicità. Questa tridimensionalità osservativa è data dall’intersecare le lenti cliniche con quella analitiche, che insieme fanno la profondità.

Se questa rappresentata è l’immagine-fantasma di Renzo, disegnata anche sui Livelli Corporei, quale progetto possiamo fare? Lo psicoterapeuta in questo periodo di tempo ha ottenuto già dei buoni risultati: da una condizione di evitamento il ragazzo inizia a guardare l’Altro da Sé. Comincia a scoprire la propria forza.

Quali Livelli Corporei del terapeuta sono in contatto con questo ragazzo in questo momento?

Risposte dai terapeuti del gruppo.

  • Mi è piaciuto molto quello che ha detto e che ha fatto il terapeuta, perché sento che gli rinforza il livello del collo.
  • Gli rinforza l’Io, il presente.
  • Gli rinforza il torace.
  • Lo tira fuori dalla paura della pancia.
  • Io penso che lo aiuti a non avere timore della propria forza e questo si nota nel suo rapporto con gli altri ragazzi, rinforzando il campo visivo nel qui ed ora, per andare più all’indietro successivamente.
  • Mentre parlava il terapeuta avevo una dolce sensazione nell’addome, è come se lui lo avesse abbracciato e guidato.
  • Tu lo aiuti anche nei compiti?
  • Sentivo che mi arrivava un calore da te per questo ragazzo, che mi riempiva interiormente.
  • Il terapeuta costruisce una relazione e contemporaneamente svolge la funzione di 2° campo strutturante.
  • Renzo deve fare la sua risalita all’interno del tempo e dei livelli, sento che lui lo accompagna. È come se si trovasse di fronte, in modo simbolico, allo sviluppo di Renzo, dalle sue fobie fino alle separazioni in ogni Livello, così come avrebbe fatto un padre ideale.
  • Il terapeuta sostiene Renzo in queste sfide narcisistiche fino a renderle reali. Dal piano immaginario a quello di realtà.
  • Mentre ascoltavo ho avuto la sensazione che il messaggio fosse: -sono qui e posso mettere un limite- ma in positivo, non è un divieto come quello del padre che usava la violenza.

Supervisore: credo che il terapeuta incontri questo ragazzo con il suo torace, come modalità prevalente, l’incontro è nel 4° Livello nel punto più alto del torace. E’ il punto del corpo attraverso il quale si realizza l’incontro tra il controtransert di tratto-livello e il transfert di tratto-livello, il terapeuta riempie il torace che è concavo, con tenerezza e calore. Cosa può provocare questa corrente, questo contatto a Renzo? Ne vediamo i risultati, crea una dolce sensazione nell’addome, per cui se ne va la paura presente nella pancia. Permette al collo di poggiare bene sul torace. Permette agli occhi di convergere bene su un oggetto.

C’è un fatto chiave in questa analisi, l’incontro in alleanza tra il terapeuta e Renzo. Questo ragazzo ha molto amore per il padre, ma ha anche incorporata un’angoscia di castrazione terribile che gli alimenta la paura di uccidere il padre. Il terapeuta gli cambia completamente la scena, il sentire della scena: un’alleanza con un padre non minaccioso che attraverso il calore, l’accoglienza, il sostegno e l’essere insieme, gli permette di muoversi verso l’alto e verso l’adgredior sano nel mondo.

In questa scena il terapeuta funziona come i 100 mg di Dumirox, produce neuromediatori: produce Serotonina, ma non solo, in questo caso il terapeuta produce una Serotonina toracica. Non sto scherzando. Se consideriamo l’encefalo, i recettori serotoninergici si trovano posizionati su più zone. Sono nel cervello rettiliano, in quello limbico e nella neocorteccia. Il terapeuta sta offrendo una Serotonina limbica, una Serotonina del torace. In questa situazione nessun antidepressivo funzionerebbe, perché l’altezza che vuole questo ragazzo può conquistarla solamente nell’incontro tra il suo tenero ed emotivo torace e quello del padre. Sarebbe stato meglio con un antidepressivo? Non ci sarebbe stato il processo relazionale di formazione emozionale, sarebbe ricaduto dalle altezze raggiunte interrompendo il farmaco, mentre quello che il terapeuta sta operando è un’azione organizzante-strutturante in reciprocità.

Rimaniamo nel tema della relazione analitica. Quali fantasie facciamo per il futuro? Il setting è molto chiaro, il ragazzo non si distende sul lettino, suppongo che si posizionino di fronte Renzo e il terapeuta, vero? (Il terapeuta fa un cenno positivo con la testa). Che cosa pensiamo di fare in seguito?

Risposte e considerazioni del gruppo dei terapeuti

  • Penso che il torace avrà bisogno di un po’ di sostegno, così come bisognerà sostenere il rapporto di Renzo con l’altro sesso.
  • Io riterrei importante un percorso terapeutico anche per la madre.
  • Proverei a far esternare l’ira con una modalità definita e specifica. Per esempio, proporrei uno sport di gruppo o la frequenza di una palestra.
  • Anche una psicoterapia di gruppo per adolescenti.
  • Devono equilibrarsi il padre e la madre, che siano dietro di lui sostenendolo, più vicini pur mantenendo una distanza.
  • Lavorerei sull’ira in modo che possa essere espressa prima dagli occhi, in seguito dalla bocca, così il collo si alzerà; questi due livelli si collegheranno poi al 7° livello, il bacino.
  • Lavorerei sull’immagine di sé, del suo corpo, un lavoro sulla propria identità, con molti acting di respirazione.
  • Io non lavorerei sulla rabbia e sull’ira, ma molto sull’immagine di sé, con un mezzo creativo, come la pittura, con l’obiettivo della consapevolezza del volume, dell’altezza, dello spazio, sia letteralmente che metaforicamente. E pian piano anche con l’indipendenza dalla madre, per andare verso le ragazze.
  • Penso che Renzo sia molto fortunato perché di fronte a sé ha un terapeuta che esprime forza e tenerezza allo stesso tempo. Ho la sensazione che un acting del tipo mi siedo di fronte a lui e comunico, con gli occhi e con il cuore, sia adeguato. Deve crescere per vivere.

Supervisore: io lascerei il setting esattamente nelle linee psicoterapeutiche in cui si trova attualmente. E’ una relazione neghentropica per il ragazzo ed anche per il terapeuta. La loro relazione sta crescendo energeticamente. Non dobbiamo farci prendere mai dall’ansia di fare molte cose, di voler costantemente tirar fuori conigli dal cappello. Tre i parametri da avere sempre come punti di riferimento: aumento dell’energia del ragazzo, del terapeuta e della loro relazione analitica. Tutto questo iniziale progetto andrà avanti fino alla stabilizzazione tonica del 3°, 4° e 1° Livello Corporeo (Collo, Torace e Occhi). Solo dopo andrei sui vissuti di furore (del 6° livello), avendo cioè prima una garanzia che il 3°, il 4° ed il 1° siano stabilizzati tonicamente.

Renzo corre continuamente il rischio di essere richiamato nella madre per la sua specifica storia, per questo motivo una di voi ha sostenuto che anche la madre dovrebbe iniziare un percorso psicoterapeutico, proprio perché possa lavorare sugli schemi specifici della loro storia.

Una grande responsabilità che abbiamo sempre è quella di trasformare il furore e la rabbia in neghentropia, cioè in ordine intelligente evolutivo. Gli acting assertivi-affermativi-aggressivi, che indichiamo per questo scopo, potranno essere attuati soltanto successivamente, quando sarà capiente tonicamente il sé-sistema dell’analizzato, in modo tale da poter sostenere il suo innalzamento energetico ed indirizzarlo versus neghentropia, perché non deragli in situazioni esplosivo - catastrofiche, ovvero perché si direzioni verso l’alto in un aumento di organizzazione intelligente (la sua domanda iniziale: la vera altezza di Renzo).

Supervisore: ci fermiamo qui e (rivolto al terapeuta) come ti senti?

Terapeuta: bene, sento di poter respirare e di osservare con maggiore consapevolezza.

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