REICH, IL CORPO E LA RICERCA INTERIORE
REICH, THE BODY AND THE INNER RESEARCH
Eleonora Tabarrini[*]
10.57613/SIAR72
Abstract
Ci si propone di illustrare in che modo la dimensione corporea sia la base e lo strumento per ogni tipo di percorso di crescita ed evoluzione dell’individuo e della società.
La corazza caratteriale, secondo Reich, è inscritta e radicata nel corpo, attraverso contrazioni muscolari e tissutali profonde e croniche che creano una barriera dal sentire e dal sentirsi.
La possibilità di sperimentare Dio e la covibrazione con il Tutto è una condizione 'naturale' che scaturisce dalla trasformazione e dal superamento della corazza. Tale lavoro parte necessariamente dal corpo. Questo è il percorso proposto da varie discipline filosofico-spirituali come lo Yoga.
Si traccia inoltre un parallelo tra le teorizzazioni di Reich ed il concetto di archetipo formulato da Jung.
Parole chiave
Reich – corpo - corazza caratteriale - ricerca spirituale - contratture muscolari - yoga – Jung – archetipi.
Abstract
The aim of this article, is to show how body dimension is base and instrument for every kind of individual and social development and evolution.
Reich’s character armour is incised ad rooted into body through deep and chronic contractions of muscles and tissues; in this way, it creates a block to feelings and emotions.
The possibility of God experience and co-vibration whit the All is a human natural condition that arises from character transformation and armour pass-through. This work necessarily starts from body. This is the way proposed by many philosophic and spiritual disciplines like Yoga.
Key words
Reich – body - character armour - spiritual quest - muscular contractions – yoga – Jung – archetypes.
Reich, attraverso i suoi studi e le sue ricerche, si spinge sempre più verso un (ri)ancoraggio dei concetti psicanalitici al campo biologico. Egli parte da una critica fondamentale che muove a Freud e alla teoria psicanalitica del tempo: quella di “psicologizzare” e rendere finalistica, quasi metafisica la biologia: “Ero meravigliato che si potesse ignorare così profondamente il ruolo dell’esigenza naturale. Persino Freud, che ne aveva scoperto una parte tanto fondamentale, diventava incoerente. Per Freud, dopo il 1930, le pulsioni erano ormai soltanto «entità mitiche»; erano «indeterminabili», anche se radicate in «processi chimici». Le contraddizioni erano grandi.” (Reich, 2016, p.217).
Con la formulazione del concetto di carattere, Reich tenta di risolvere alcune problematiche, postulando un’identità funzionale di psiche e soma; la contrattura muscolare, infatti, era da lui vista come funzionalmente equivalente alla rimozione psichica: “il rigore muscolare e la rigidità psichica insieme costituiscono una unità, cioè sono segni di un disturbo della mobilità vegetativa di tutto il sistema biologico”. (Reich, 1944, p.422).
Questa formulazione rivoluzionò il modo di intendere la terapia, introducendo la dimensione del corpo e dando valore non solo al cosa del contenuto verbale e delle associazioni ma anche, e soprattutto, al come del corpo e della sua espressività.
Il corpo passa da oggetto che si possiede e che si usa, a processo narrativo, percettivo e conoscitivo del mondo e del Sé: “La natura all’interno e all’esterno di noi, ci è accessibile per principio soltanto attraverso le impressioni sensoriali.[…] le nostre emozioni sono le risposte date alle impressioni ricevute dall’ambiente. Nella percezione – e anche nell’autopercezione – confluiscono, a formare unità funzionale, l’impressione sensoria e l’emozione ricevutane. La sensazione organica é, dunque, lo strumento più importante ai fini della scienza naturale.” (Reich, 1947, pp. 80-81).
La matrice corporea, attraverso il vissuto e l’esperienza, attraverso il sentire, diviene matrice della coscienza, della consapevolezza e dello sviluppo della conoscenza. In un organismo non corazzato, non appestato l’energia vitale, sessuale, fluisce senza blocchi e repressioni e consente di entrare in contatto con la propria vibrazione vitale e di percepire la vibrazione di tutto ciò che è vivo e pulsante dentro e fuori di sé. Questo fluire dell’energia si accompagna ad un vissuto di piacere e di Amore che si traduce in una esperienza di unità, di integrazione del proprio Sé e, contemporaneamente, di espansione e di continuità con l’altro da sé e con il Tutto.
In questo senso, secondo Reich, l’uomo sente la verità, esperisce “la cosa in sé”, incontra Dio, lo conosce e si riconosce in Lui. “La verità non è in definitiva, come molti credono, un ideale etico. Lo divenne quando fu perduta con la perdita del paradiso, vale a dire con la perdita della piena funzionalità vitale dell’uomo […] La verità è in noi e lavora in noi proprio come il cuore o gli occhi, bene o male, a seconda delle condizioni del nostro organismo” (Reich, ibidem, p.241).
La verità è, dunque, un modo naturale di funzionare dell’organismo che è in armonia con la propria pulsazione vitale e con quella dell’universo.
Dio diviene quindi un modo di chiamare l’energia universale, orgonica, in cui tutti siamo immersi e di cui siamo tutti parte e manifestazione, “increspature d’onda”, “creazioni”. “In realtà Reich usa entrambi i termini, Dio ed Energia, come equivalenti, e mi sembra […] che in questo ci sia una comprensione profonda che spezza la dualità. […] non sono concetti, ma esperienze corporee […] Dio-Energia è nell’uomo; anzi l’uomo è una particella di Dio-Energia. Così facendo si sana il conflitto tra spirito e materia appartenente ad una cultura separativa che è la conseguenza della corazza percettiva, emotiva e mentale che offusca il nostro sguardo” (Sassone, 2018, p.55).
L’esperienza della guerra e dell’ascesa dei totalitarismi spinge Reich a riflettere sulle motivazioni profonde che portarono milioni di uomini ad aderire agli ideali di supremazia, potere e sterminio. Secondo Reich l’uomo corazzato diviene appestato, si separa dal flusso di energia vitale, reprime e perverte tale energia e, nello stesso tempo, ne ha un “terrore mortale” che lo spinge a perseguitare tutto ciò che invece vibra, sente, è vero e naturalmente vitale. “La differenza indubbiamente più importante fra questi due tipi (l’organismo corazzato e quello non corazzato [n.d.r.]) sta nell’incremento di sadismo distruttivo nel sistema orgonotico corazzato. Poiché ogni corrente di plasma ed ogni stimolazione orgonotica si imbatte in un muro, sorge il bisogno incoercibile di spezzare ad ogni costo e con tutti i mezzi quel muro. A questo punto, tutti gli impulsi vitali si trasformano in rabbia distruttrice. L’organismo fa di tutto per evadere dalla corazza con la violenza, come se vi si sentisse imprigionato. Io credo seriamente che nel corazzamento rigido, cronico dell’animale uomo è celata la risposta al problema del suo immenso odio sterminatore e del suo pensiero mistico - meccanicista. Abbiamo scoperto il regno del Diavolo” (Reich, 1947, p.147). La corazza, che si basa anch’essa su radici corporee e fisiologiche, attraverso la contrazione del sistema vitale e l’irrigidimento cronico, si attiva come una difesa dal sentire e dal sentirsi. Questo blocco e questa limitazione generano un vissuto di angoscia e di frammentazione del Sé rendendo il sistema uomo chiuso e ripiegato sul suo proprio Ego. Questa deviazione dell’energia vitale, si deve anche alla cultura repressiva e sessuofobica che associa la naturale pulsazione sessuale e vitale al peccato e alla colpa, creando delle conseguenze fatali sull’uomo e sulla società, gettando le basi per quella che Reich definisce la peste emozionale.
Tutte le vie iniziatiche basano il loro approccio su pratiche che prevedono la partecipazione dell’Io attraverso il corpo. Nelle pratiche religiose e spirituali, il semplice gesto diviene simbolico, ritualizzato, sacro e sacrale, e sancisce, per così’ dire, la concretizzazione dell’idea e del senso del divino, poiché la trasferisce e la trasduce nell’esperienza soggettiva, corporea. In questo senso, anche l’utilizzo di posture specifiche e della voce, da intendersi come vero e proprio gesto sonoro (Ruggieri, 2001), possono essere visti come mezzi per un cambiamento di stato energetico e di coscienza (pensiamo, ad esempio, alla preghiera, ai mantra, ai canti). Lo studio delle proprietà morfogenetiche delle vibrazioni sonore ed elettromagnetiche esula dal limitato campo di riflessione del presente scritto ma costituisce una branca di ricerca molto fertile e promettente[1].
Il grado di partecipazione del corpo è più evidente e strutturato in moltissime pratiche spirituali e religiose orientali. Lo Yoga, ad esempio, si basa su una concezione bio-energetico-spirituale del corpo che prevede l’esistenza di canali energetici (nadi), responsabili della circolazione dell’energia (assimilabili ai meridiani della medicina tradizionale cinese come funzionalità ma non come localizzazione), e di chakra, centri energetici che attraverso il loro movimento circolare (in sanscrito chakra significa ruota), producono e regolano il flusso dell’energia e governano il funzionamento e l’equilibrio dell’individuo a più livelli. Secondo questa tradizione filosofico-religiosa, i chakra sono sette e, muovendosi, producono una vibrazione corrispondente ad una determinata frequenza elettromagnetica, associata ad un determinato colore. Ognuno dei chakra, a seconda della sua collocazione e della sua frequenza vibrazionale, presiede a funzioni biologiche, comportamentali, psichiche, mentali e spirituali, differenziate ma interconnesse. La cultura yogica, prevede l’esistenza del corpo sottile, inteso come emanazione energetica del corpo fisico che possiamo assimilare al moderno concetto di campo in fisica. La pratica dello Yoga prevede l’utilizzo di asana (posture), mudra (posizioni delle dita), bandha (chiusure o contrazioni fisiche volontarie), pranayama (tecniche di respirazione controllata), kriya (rituali di purificazione), yoganidra (tecniche di rilassamento) e mantra (canti ed espressioni verbali sacre). Tutte le pratiche sono utilizzate per favorire e ripristinare la salute ma, soprattutto, sono finalizzate al risveglio della kundalini, l’energia universale che giace addormentata nel primo chakra e che, una volta ascesa fino al settimo, porterà all’unione cosmica e alla dissoluzione della soggettività con il “tutto divino” e con la Verità (Sat).
Il punto di partenza per ogni percorso di consapevolezza, di conoscenza e di risveglio è, dunque, il lavoro sulla nostra struttura corporea, sulla nostra corazza; non può esserci trasformazione vera senza calarsi nel soma, non si può trascendere la materia se non la si attraversa e se non si è ben radicati in essa. In questo senso Reich associa il misticismo al “regno del Diavolo”: la scissione e la negazione del corpo porta alla formazione di un “muro fra eccitazione e sensazione”. “Il misticismo si basa quindi sul bloccaggio delle sensazioni organiche immediate, e sul ripresentarsi di queste sensazioni, nella percezione patologica di «forze sovrannaturali». Ciò vale per lo spiritualista, lo schizofrenico, il fisico religioso e per ogni forma di paranoia”.(Reich, 1947, p. 117).
Quindi, si deve operare una distinzione netta tra misticismo e cammino spirituale: l’uno mortifica, rimuovendo il corpo e riducendolo a carne (proprio come la pornografia e il sesso che oggettivizza il corpo e l’Altro da Sé), l’altro vivifica e permette l’evoluzione della persona attraverso il corpo.
Quando la funzionalità orgastica è ripristinata, quando l’uomo è in contatto con il flusso naturale e vitale, può incontrare l’Altro nella consapevolezza e nell’Amore, in uno stato di covibrazione profonda che lo mette in contatto con l’Uno, con il Sé.
Nella visione junghiana l’archetipo del Sé rappresenta il principio creativo e unificante della personalità, rappresenta la totalità psichica che trascende l’individuo e ingloba il conscio, l’inconscio personale e quello collettivo, rappresenta la congiunzione degli opposti, l’unus mundus (Jung, 1951). In questo Reich e Jung sono molto vicini, pur partendo da punti di vista apparentemente molto lontani; apparentemente perché anche in Jung la radice biologica e fisiologica è spesso sottolineata e radicata nella definizione stessa del concetto di archetipo: “… vi sono buone ragioni per supporre che gli archetipi siano le immagini inconsce degli istinti stessi, in altre parole che essi siano modelli di comportamento istintuale (Jung, 1936, p.71). Gli istinti secondo Jung sono costituiti da “stimoli fisiologici […] percepibili dai sensi. Essi però si manifestano contemporaneamente anche in veste di fantasie e spesso rilevano la loro presenza solo per mezzo di immagini simboliche. Queste manifestazioni sono quelle che io chiamo archetipi.” (Jung, 1967, p.52).
In un esperimento pilota, l’esposizione a simboli e immagini di natura archetipica, ha fatto registrare nei soggetti sperimentali delle reazioni psicofisiologiche compatibili con quelle del riflesso di orientamento (decelerazione del battito cardiaco e aumento del riflesso psicogalvanico), reazioni statisticamente significative e non presenti nel gruppo di controllo esposto ad immagini non archetipiche (Tabarrini, 2006). Questo sosterrebbe la teoria junghiana che vede l’archetipo come una sorta di coping ontogenetico, a compensazione della parzialità dell’Io, che attinge al lascito filogenetico.
I simboli dei chakra sono considerati da Jung degli archetipi, egli afferma. ”I simboli dei chakra, quindi, ci forniscono un punto di vista che si estende oltre il conscio. Sono intuizioni sulla psiche come un tutto, sulle varie condizioni e possibilità. Simboleggiano la psiche da una prospettiva cosmica. È come se una supercoscienza, una coscienza divina che abbraccia tutto, contemplasse la psiche dall’alto […] (una) coscienza quadridimensionale.” (Jung, 1932, p.113).
In conclusione, qualunque sia lo strumento e l’approccio utilizzato (la psicoterapia, l’analisi, il cammino spirituale, l’arte, le pratiche come lo Yoga), l’Ego, la corazza, la Persona debbono essere trascesi, superati, integrati e non negati o negletti. Il corpo, attraverso il sentire e la consapevolezza, produce conoscenza e coscienza ed è la radice bio-psichico-energetica, insieme ponte e strumento, attraverso il quale si raggiunge e si fa esperienza dell’Assoluto, del Numinoso, del Sé, di Dio, dell’Energia Universale e naturale, del Tutto e dell’Uno di cui siamo parte.
“L’uomo proviene dal paradiso e continua a desiderare il paradiso. L’uomo è in qualche modo emerso dall’universo e desidera ardentemente ritornarvi. Questi sono fatti reali se impariamo a leggere il linguaggio delle sue espressioni emozionali.” (Reich, 1953, p. 24).
[*] Psicologa, Arteterapeuta. Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Indirizzo professionale: Via Mazzocchi,18, Civita Castellana-Viterbo
[1] Si vedano, a tal proposito, le pubblicazioni sulla cimatica di H. Jenny e gli scritti di F. Capra
Bibliografia
Jung, C., G. (1932), La Psicologia del Kundalini-Joga. Bollati Boringhieri.
Jung, C., G. (1951), Ricerche sul simbolismo del Sé. Opere, vol. 9, tomo 2. Aion.
Jung, C., G. (1936), Gli archetipi dell’inconscio collettivo. Biblioteca Bollati Boringhieri.
Jung, C., G. et Al. (1967), L’Uomo e i suoi Simboli. Longanesi & C.
Reich, W. (1947), Etere, Dio e Diavolo. Milano: SugarCo.
Reich, W. (2016), La Funzione dell’Orgasmo. Milano: Il Saggiatore.
Reich, W. (1944), Analisi del carattere. Milano: SugarCo.
Reich, W., L’assassinio di Cristo, SugarCo, Milano, pag. 241
Ruggieri, V. (2001), L’Identità in Psicologia e Teatro. Edizioni Scientifiche Ma.Gi.
Sassone R.M. (2018), Wilhelm Reich, Dall’Energia Vitale alla Spiritualità Naturale. Anima Edizioni.
Tabarrini, E. (2006), Aspetti psicofisiologici dell’immagine archetipica. Arti Terapie, n°1/2, pagg.9-23.