Numero 2/2024
INSEGNARE L'AMORE O INSEGNARE CON AMORE?
TEACHING LOVE OR TEACHING WITH LOVE?
Sara Barbarossa[*]
Abstract
Una panoramica dell'uso della violenza oggi nei diversi contesti ed una riflessione sull'educazione affettiva nelle scuole come soluzione possibile. Insegnare l'amore o insegnare con amore?
Parole chiave
Aggressività – violenza - educazione affettiva – relazione – neurofisiologia.
Abstract
A pan of the today violence use in different contexts and a reflection on affective education into the schools as a possible solution. Teaching love or teaching with love?
Key words
Aggression – violence – affective education – relationship – neurophysiology.
Ogni giorno, ascoltando i telegiornali, assistiamo a notizie di cronaca i cui protagonisti sono atti di violenza consumati soprattutto tra i più giovani. Spesso ci si interroga sulle cause di questi eventi ma anche sul motivo che ne ha portato un aumento esponenziale negli ultimi anni, tanto che il governo ha pensato di introdurre nelle scuole lezioni di educazione affettiva per insegnare una maggiore consapevolezza emotiva e contrastare l'aggressività a corto circuito.
Ma che cos'è l'aggressività?
L'aggressività è l’inclinazione di un organismo vivente a sviluppare comportamenti offensivi nei confronti di altri organismi viventi fino a provocarne la morte. La parola aggressività deriva dal latino adgredior che letteralmente significa avvicinarsi e ha una connotazione sia positiva, intesa come forza di affermazione e successo dell'individuo, sia negativa come espressione di un sentimento di rabbia, paura o altro che spinge a infliggere dolore. Per esempio spesso si pensa che la rabbia, soprattutto nell'immaginario comune, abbia una connotazione negativa poiché associata solo a violenza e distruttività. Le emozioni sono tutte adattive e fondamentali, comunicano i nostri bisogni più profondi permettendo il movimento e l'azione ma è la modalità con cui si esprimono e le controlliamo che le rendono funzionali.
Charles Darwin (1809-1892), fondatore dell'evoluzionismo moderno, ha attribuito all'aggressività una matrice positiva, innata e fondamentale per gli organismi viventi nella lotta per la propria sopravvivenza, per cui le specie che si sono affermate nel corso della storia, compresa l'uomo, possiedono una buona carica aggressiva permettendo loro la conservazione. Dunque i comportamenti aggressivi fanno parte della natura umana e sono stati indispensabili, insieme alle funzioni cognitive superiori, per la sua sopravvivenza.
La teoria dei tre cervelli di MacLean studia l'evoluzione filontogenetica del cervello individuando tre substrati: cervello rettiliano, limbico e neocorteccia. Il rettiliano è il cervello più antico, comune ai rettili, in cui risiedono gli istinti primordiali di sopravvivenza; il limbico è il cervello dei mammiferi legato all'affettività e ai comportamenti di cura della prole, mentre la neocortex umana è la sede delle funzioni mentali superiori.
Le risposte aggressive possono essere distinte in due modalità a seconda della carica con cui viene espressa: aggressività fredda e calda. Mentre l'aggressività fredda è una modalità più lenta e mediata dal limbico e dalla neocortex, quella calda, a corto circuito, che può sfociare in violenza, abita nel rettiliano e bypassa il limbico, l'affettività. Per dirla con il corpo: azioni agite senza occhi, senza consapevolezza, ma di pancia e d'istinto.
L’aggressività ha quindi sì degli aspetti positivi in termini di affermatività (difesa della prole, del territorio, affermazione di un nostro pensiero attraverso un no), ma quando diventa un movimento distruttivo, teso a nuocere l'altro, non possiamo parlare più di aggressività positiva ma piuttosto di violenza.
Che cos'è la violenza?
La violenza è l'uso intenzionale della forza fisica, delle armi, della coercizione o provocazione per costringere, abusare, ferire, uccidere o distruggere. È un atto volontario che vìola oltrepassando il limite della volontà altrui. La violenza può manifestarsi in diversi modi: con l'uso della forza, parliamo di violenza fisica, tramite espressioni violente di quella verbale o ancora psicologica se si manifesta con ricatti, intimidazioni o minacce.
La violenza si cela in tante forme diverse nella quotidianità, basti pensare alle discussioni in strada tra automobilisti o in fila al supermercato. E ancora, sotto forma di violenze domestiche come quella economica oltre quella fisica e sessuale, o nei contesti scolastici e sportivi, soprattutto tra i giovanissimi, come il bullismo, il cyberbullismo e le babygang. Nel 2023, un report della polizia ha rilevato un aumento del 40% dal 2010 della criminalità minorile, in particolare nella fascia di età tra i 14 e 15 anni e soprattutto per i reati contro il patrimonio come furti e rapine.[1]
I più giovani sono il riflesso di una società sempre più rettiliana con manifestazioni aggressive a corto circuito: agire senza sentire e pensare. La Fondazione Libellula di Milano ha condotto un sondaggio sulle relazioni viste dagli adolescenti, tra i ragazzi dai 14 ai 19 anni, evidenziando che un ragazzo su 5 non è in grado di riconoscere la violenza nelle relazioni di coppia, con la possibilità di arrivare alla violenza fisica e sessuale di fronte a un “no” della vittima che perde di significato: per il 14% dei ragazzi e il 2% delle ragazze non è violenza costringere una persona a un rapporto sessuale.
Ma se allarghiamo ancora un po’ lo sguardo, la violenza diventa qualcosa di più grande che comprende popoli e Stati. Ad oggi nel mondo si contano (Indice di conflitto ACLED - ACLED - acleddata.com) 59 guerre che coinvolgono oltre 200 Stati tra cui il conflitto tra Ucraina e Russia e quello in Medio Oriente, più vicine a noi e di cui spesso sentiamo parlare dai media. In chiave psicoanalitica, la guerra ha origine con l'uomo poiché la pulsione distruttiva è intrisa nell'animo umano e per Freud è legata al Thanatos, pulsione di morte, mentre per Reich alla coartazione dell'energia vitale (Reich, 2009).
La violenza continua ad essere ancora oggi la protagonista indiscussa di questo mondo: un frattale che si ripete sempre più a grandezze maggiori. Potremmo dire: un mondo governato da un rettiliano assetato di potere in un’oralità mai abbastanza soddisfatta e sempre più difettuale, sfaldato dell'energia necessaria per poter aumentare la complessità e risalire a un funzionamento più alto, intelligente ed evoluto.
Possiamo riflettere sulle cause che, in particolare nel mondo occidentale, hanno contribuito a determinare un aumento dell'aggressività per esempio un maggiore divario tra ricchi e poveri. Viviamo in una società consumistica, in cui le persone non sono più soggetto ma oggetto, con il bisogno di possedere beni, status e assoggettare persone. Questa filosofia di vita basata sul successo è radicata fin dall'infanzia nei contesti scolastici ed educativi in cui predominano modalità basate sulla competizione piuttosto che sulla cooperazione. La difficoltà a richiedere aiuto, per esempio, è una delle possibili cause dell'aggressività poiché questa implica una frustrazione, un senso di incompetenza e di dipendenza dall'altro. Chiedere aiuto vuol dire anzitutto essere umili nel riconoscere un bisogno e un proprio limite ma questo diventa frustrante se abbiamo, per dirla con il corpo, un collo rigido e bloccato da un Super-ego che tesse la nostra cultura occidentale basata sull'indipendenza e sul mancato riconoscimento del bisogno[2]. Il successo diventa l'unico obiettivo da raggiungere mediante la svalutazione e la predominanza sull'altro. Non c'è limite né confine ma un senso di onnipotenza che acceca.
Insegnare l'amore o insegnare con amore?
Si potrebbe intervenire nei contesti educativi per poter scongiurare un cambio di rotta di questa escalation? Il Governo italiano sta pensando di introdurre l'educazione affettiva nelle scuole per contrastare la disumanizzazione a cui stiamo andando incontro. Potrebbe essere una buona soluzione? Insegnare ai ragazzi di oggi ad amare o a imparare a riconoscere l'aggressività e a controllarla? Si può imparare a sentire la parte umana più profonda, limbica, dietro un banco di scuola così come si fa per la matematica, attivando la neocortex per la cognizione? Potrebbe essere utile ma non sufficiente. “E' più facile insegnare che educare, perché per insegnare basta sapere, per educare è necessario essere.” Alberto Hurtado, 2013. Avremmo bisogno di più relazioni e meno informazioni tra i banchi di scuola. Come?
Il lavoro in gruppo nella classe facilita la richiesta di aiuto, il rispecchiamento e la cooperazione, ovvero tutto ciò che riscalda la relazione e abbassa l'aggressività. Mauro Sandrini, nel suo libro Eliminare il caos in classe ha parlato per esempio dell'appello inclusivo, una modalità più affettiva rispetto al consueto appello formale in cui l'insegnante guarda negli occhi i suoi alunni ponendo attenzione alla specificità di ognuno pronunciandone il nome e non il cognome. Il nome porta con sé un messaggio implicito: ti vedo, esisti e sei qui.
Oltre a stabilire, nei contesti educativi, una relazione centrata sulla persona, sull'individualità, così come avviene con l'appello inclusivo, potrebbe essere utile anche dare giudizi descrittivi che fanno risaltare le potenzialità di ciascun alunno piuttosto che ridurre tutto al valore di un numero espresso attraverso un voto. Daniela Lucangeli, sulla scia dell'apprendimento sociale e del senso di autoefficacia di Albert Bandura, afferma l'importanza di focalizzarsi sul miglioramento del singolo alunno, rispetto al livello di partenza individuale, anziché cercare di farli emergere rispetto agli altri. Qualche mese fa i giornali[3] hanno raccontato di un insegnante siciliano che scriveva messaggi motivazionali al posto dei voti: parole semplici e dirette di incoraggiamento e affetto. Un modo per valorizzare l'individualità di ciascun alunno.
Tutto questo ha una risonanza affettivo-toracica o, per dirla con i neuromediatori, serotoninergica, aumentando la cooperazione e abbassando l'aggressività. Dal punto di vista neurobiologico le regioni coinvolte nell'elaborazione degli affetti, nel controllo degli impulsi e nel processo decisionale emotivo sono l'amigdala e le regioni limbiche prefrontali: la corteccia orbitofrontale e la corteccia cingolata anteriore. Uno studio del 2015 di Rossell e Sevier (Rosell, Siever, 2015) ha dimostrato che gli individui con un maggiore livello di aggressività presentano un minor tasso di serotonina presinaptica, in particolare nelle regioni corticolimbiche, con una diminuzione quindi del controllo cognitivo da parte dell'amigdala e delle regioni striatali. Ciò esprime proprio questo bisogno di aumentare la serotonina attraverso la relazione affettiva diminuendo le manifestazioni aggressive a corto circuito.
Il come ci relazioniamo è fondamentale per passare non solo le nozioni teoriche scolastiche, cognitive, ma soprattutto quelle emotive. Forse una via potrebbe essere proprio questa, insegnare con amore più che insegnare che cos'è l'amore altrimenti il rischio è quello di rimanere congelati in una cognitività che non ha nulla a che vedere con le emozioni, più viscerali e profonde. Come si fa ad insegnare l’amore? E ancora di più, come si fa ad insegnare “con amore”? Quale la formazione dei docenti, quali le caratteristiche umane, quali le metodologie? Sarebbe prioritario rispondere a queste domande.
[1] Parisi A. Criminalità, report della polizia: aumentano i reati tra i minori, in carcere oltre la metà sono stranieri Secolo d'Italia 10 Novembre 2023
[2] Esiste una differenza tra i sessi nella richiesta di aiuto che incide particolarmente sulla risposta aggressiva. Infatti, uno studio pubblicato in Italia nel 2024 (Mastropietro A. “Al di là della gratitudine. Le emozioni nell'aiuto tra uomini e donne” tesi dottorato Sapienza Roma,2024) ha mostrato una maggiore facilità delle donne nel chiedere aiuto agli uomini poiché è normale nella nostra cultura che ciò avvenga. Nonostante questo le emozioni prevalenti nelle donne aiutate sono vergogna e incompetenza, mentre gli uomini riferiscono rabbia e tristezza.
[3] Sciacca F. Frasi motivazionali al posto dei voti, chi è il maestro siciliano che ha fatto breccia nel cuore del web News Sicilia 23 Gennaio 2024
Bibliografia
Darwin, C. (2009), L'origine della specie. Milano: Rizzoli.
Fromm, E. (1992), Anatomia della distruttività umana. Mondadori.
Galimberti, U. (2018), Nuovo dizionario di psicologia. Milano: Feltrinelli.
Hurtado, A. (2013), Un fuoco che accende altri fuochi. Pontificio istituto biblico.
MacLean, P. (1984), Evoluzione del cervello e del comportamento umano. Torino: Einaudi.
Mastropietro, A. (2024), Al di là della gratitudine. Le emozioni nell'aiuto tra uomini e donne tesi. dottorato Sapienza Roma.
Parisi, A., Criminalità, report della polizia: aumentano i reati tra i minori, in carcere oltre la metà sono stranieri. Secolo d'Italia 10 Novembre 2023.
Lucangeli, D. (2019), Cinque lezioni leggere sull'emozione di apprendere. Trento: Erikson.
Reich, W. (2009), Psicologia di massa e del fascismo. Torino: Einaudi.
Rossel, D., Sievier, L. J. (4 Maggio 2015). Neurobiologia dell'aggressività e della violenza. Cambridge University.
Sandrini, M. (2022), Come liminare il caos in classe. Homeless Book.
Sciacca, F. (23 Gennaio 2024), Frasi motivazionali al posto dei voti, chi è il maestro siciliano che ha fatto breccia nel cuore del web News Sicilia.
www.poliziadistato.it Criminalità minorile in Italia 2010-2022 Ottobre 2023
Indice di conflitto ACLED - ACLED (acleddata.com). Conflitti nel mondo Gennaio 2024
[*]Sara Barbarossa Psicologa-psicoterapeuta reichiana Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. Poliambulatorio Posturalab3D. Via della Pace, 61. Mosciano Sant’Angelo (TE).