Numero 2/2024
IL NARCISISMO
THE NARCISISM
Rosa Dolce[*]
Vi è solo una cosa al mondo peggiore del far parlare di sé,
ed è il non far parlare di sé.
Oscar Wilde
Abstract
L’articolo esamina, nelle linee generali, il complesso mondo del narcisismo, visto nelle sue varie accezioni. Da quella sana, come motore della vita umana; alla accezione di meccanismo di difesa, con specifico riferimento alla posizione del modello bio-psichico della S.I.A.R. (Societa Italiana di Analisi Reichiana); fino alla sua accezione patologia, con particolare riferimento alla sintomatologia riportata nel DSM-5 e alle due sottotipizzazioni più studiate, riportate nella letteratura scientifica.
Parole chiave
narcisismo sano - meccanismo di difesa narcisistica - narcisismo patologico - narcisismo overt - narcisismo covert
Abstract
The article examines in broad terms the complex world of narcissism, considered in its various aspects: the healthy connotation as the engine of human life, a defense mechanism according to the specific position of the bio-psycho model of S.I.A.R., and, lastly, the pathological implication with a particular reference to the symptomatology reported in DSM-5 and its two subtypes mostly studied by scientific literature.
Keywords
Healthy narcissism – narcissistic defense mechanism – pathological narcissism – overt narcissism – covert narcissism.
Il narcisismo come sana spinta alla vita
Il narcisismo è una sana spinta verso la vita; è lo slancio vitale[1] come lo intendeva Bergson, che spinge l’essere umano a crescere ed evolvere (Bergson, 1907); è sano egotismo (amore di sé); è meccanismo umano di investimento delle proprie energie su di sé per salvaguardare il proprio sistema bio-psichico; è una risposta di adattamento alla vita, difensiva e reattiva alle esperienze di vita di un sé che ha una buona densità[2] di energia. Pertanto, il narcisismo sano è una posizione dell’essere umano che attraversa e accompagna tutte le fasi evolutive della vita (Ferri, Cimini, 2022).
Anche secondo Lingiardi, è grazie ad esso che possiamo gioire dei successi nostri e altrui; avere un certo grado di stima di noi stessi, trovando un buon equilibrio tra il bisogno di riconoscimento del proprio valore e la consapevolezza dei propri limiti e delle proprie fragilità, tra il bisogno di essere amati e la capacità di amare. Si tratta di un equilibrio psico-corporeo che colora noi stessi e le nostre relazioni; definisce il nostro livello di sicurezza senza sentirci onnipotenti; ci permette una percezione realistica e non idealizzata delle nostre qualità e competenze, senza farci sentire minacciati e vulnerabili di fronte al giudizio degli altri (Lingiardi, 2024).
Nella sua elaborazione Otto Kernberg[3], psichiatra e psicoanalista austriaco, conferma che il narcisista sano ha un investimento libidico su di sé integrato, per cui è in grado di leggere e di adattarsi alla realtà che vive cercando di realizzare il meglio per sé, ha amor proprio, ha un livello di autostima adeguato e, nelle relazioni, ha la capacità di dare attenzione all’altro e di regolare le emozioni negative affrontando eventuali frustrazioni che rischiano di intaccare la valutazione di sé (Kernberg, 1995).
In quanto spinta verso la vita, il narcisismo sano nasce come meccanismo umano intelligente (da inter legère). Dal narcisismo sano ci spostiamo alla accezione più comune di narcisismo, quella patologica i cui sintomi sono elencati nel DSM 5.
Il disturbo narcisistico di personalità: i sintomi
Le tabelle diagnostiche dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (ICD-9 e ICD-10) riportano il disturbo narcisistico, pur senza definirne le caratteristiche specifiche: è classificato sotto le categorie "Other personality disorders" (ICD-9) e "Other specific personality disorders" (ICD-10).
Per il DSM-5, i criteri diagnostici del Disturbo Narcisistico di Personalità ruotano attorno a 3 concetti: quello di grandiosità (comportamenti e fantasie), della necessità di sentirsi ammirati e della mancanza di empatia.
La diagnosi si fa con 5 o più sintomi:
- La persona ha un senso grandioso del sé e della propria importanza (per esempio esagera risultati e talenti, si aspetta di essere considerato superiore senza un’adeguata motivazione).
- È assorbita da fantasie di successo, potere, fascino e bellezza illimitati, o di amore ideale.
- Crede di essere speciale e unica e di poter essere capito solo da persone speciali, o di dover frequentare altre persone (o istituzioni) speciali o di classe sociale elevata.
- Richiede eccessiva ammirazione rispetto al suo reale valore.
- Ha un senso di diritto, cioè l’irragionevole aspettativa di speciali. trattamenti di favore o di soddisfazione immediata delle proprie aspettative. È irrealisticamente convinta che altri individui/situazioni debbano soddisfare le sue aspettative in maniera immediata;
- Sfrutta i rapporti interpersonali, approfittando delle altre persone per raggiungere i propri scopi e non ne prova rimorso.
- Manca di empatia, è incapace di riconoscere o di identificarsi con i sentimenti e le necessità degli altri.
- È spesso invidiosa degli altri, ma crede che gli altri la invidino.
- Mostra comportamenti o atteggiamenti arroganti e presuntosi.
Rispetto alla 4° edizione, il DSM-5 mette in luce per la prima volta i paradossi del narcisismo: l’enorme vulnerabilità dietro la facciata grandiosa, la solitudine profonda dietro l’auto-esaltazione (State of mind, 2023).
A proposito dei tratti patologici dei pazienti con Disturbo Narcisistico di personalità, Otto Kernberg dice: “Questi pazienti sono emotivamente superficiali, specialmente nelle relazioni interpersonali, e sentimenti di grandiosità si alternano a sentimenti d’insicurezza o inferiorità, dando l’impressione che essi si sentano superiori oppure del tutto privi di valore” (Kernberg, 1998, p.40). Nel Narcisismo patologico manca la presenza di un sé coeso, vi è la scissione fra le parti idealizzate di sé e quelle negative e queste ultime sono proiettate all’esterno perché troppo dolorose da sopportare, dando così origine ad un sé grandioso. (Kernberg, Lectio magistralis, 2012).
Pertanto, il narcisista vive con il costante rischio che l’immagine grandiosa che ha di se stesso possa essere invalidata. Per difendersi da questo possibile rischio non può costruire un coinvolgimento profondo nelle sue relazioni; è costretto a tenere lontani gli altri, che diventano automaticamente oggetto di rabbia e svalutazione. Questa forte svalutazione dell’altro però non basta a metterlo al riparo dalle emozioni negative. Purtroppo, il narcisista deve anche fare i conti con sentimenti di estrema inferiorità, generati da un Super Io sadico, che innesca sia un eccessivo bisogno di essere rassicurato, che un profondo sentimento di invidia verso gli altri. Il rapporto con gli altri diventa frequentemente parassitario e improntato sullo sfruttamento per alimentare la propria autostima. Tutti questi vissuti sono inscritti in un profondo senso di solitudine, che Kernberg chiama magnificent loneliness. Il narcisista è una persona profondamente sola, che allontana tutto e tutti per difendersi da una realtà pericolosa che in ogni momento potrebbe invalidare la rappresentazione idealizzata di sé. (Ibidem, 2012)
Narcisismo overt e covert: 2 facce della stessa medaglia patologica narcisistica
Il narcisismo, visto su un asse orizzontale, sta su un continuum che va dalla normalità (narcisismo sano di Bergson) fino alla patologia, ovvero al disturbo narcisistico di personalità. Sebbene il sistema nosografico descrittivo (DSM-5) ne risulti privo, nel tempo numerosi autori hanno evidenziato che tra narcisismo sano e narcisismo patologico esistono molte sfumature, fra cui le più evidenti sono due, un narcisismo più evidente e un narcisismo più nascosto.
Vari autori si sono interessati a queste due forme di narcisismo, ognuno denominandole con una terminologia diversa:
Rosenfeld (1987) parla di narcisisti a pelle spessa, che si presentano arroganti, aggressivi, svalutanti con l’intento di distruggere l’oggetto e sopravvivono grazie all’investimento su di un sé idealizzato e di narcisisti a pelle sottile, vulnerabili, vergognosi,timorosi delle critiche, preoccupati di non piacere abbastanza, pieni di un senso d’inferiorità, che cercano approvazione e sono ipersensibili a qualsiasi critica. Gabbard (1989) definisce il narcisista inconsapevole (oblivious) come una persona inconsapevole degli effetti esercitati dal proprio comportamento sugli altri, poiché non è interessato al giudizio degli altri e vuole essere sempre al centro dell’attenzione e il narcisista ipervigile (hypervigilant) molto attento al giudizio altrui,che teme il rifiuto. Millon (1998) delinea un narcisista elitario, convinto di essere speciale anche se non dovesse raggiungere i risultati ambiti e un narcisista compensatorio consapevole di non valere per cui compensa questo stato d’animo attraverso la fantasia di essere superiore. Ronningstam (2005) parla di narcisista arrogante, che affronta la problematica dell’autostima credendo di essere superiore e per questo tutto gli è dovuto, di conseguenza si mostra poco empatico e molto invidioso e di narcisista timido che vive la stessa problematica vergognandosi delle proprie ambizioni, considerandole futili ed evitando le relazioni sociali per paura di essere allontanato.
Infine, Wink (1991), parla di narcisismo overt (manifesto o grandioso) e dinarcisismo covert (nascosto o vulnerabile).
Il narcisista overt, allo stesso modo del narcisista fallico di Reich (Reich, 1996), mostra grandiosità, sicurezza di sé, esibizionismo, convinzione di superiorità e la preoccupazione di attenzione e di ammirazione da parte degli altri. Mostra una elevata autostima e una bassa tolleranza alle critiche. Presenta un comportamento sicuro, superiore, sprezzante e svalutante. Si presenta in modo arrogante e aggressivo (Levy et al., 2009) e si serve di strategie di coping che svalutano la fonte della critica per compensare la ferita narcisistica (Ronningstam, 2014).È ossessionato dal successo, ha necessità di dominare o comandare. Spesso è una persona socialmente integrata, ricerca frequentazioni con persone di alto status, ha uno stile di vita vistoso e non di rado appare affascinante o carismatico. È privo di empatia, ha un evidente distacco emotivo e denigra le relazioni affettive fino ad evitarle, perché potrebbero minare la propria grandiosità. Ha relazioni sociali superficiali e aride. Si mostra superiore, autosufficiente, dominante, euforico, trionfante (o in alternativa freddo e distaccato). Sente di non appartenere al resto dell’umanità o di far parte di una élite superiore (Dimaggio et al., 2007).
Il narcisista covert, invece, è contrassegnato da sentimenti di grandezza in gran parte inconsci, ma all’esterno si mostra con scarsa fiducia in se stesso, sentimenti vaghi di depressione e assenza di gioia nel lavoro. Sembra sensibile, ansioso, timido, insicuro e modesto, ma osservato da vicino sorprende con le sue fantasie grandiose (Kernberg, 1998). La sua gentilezza non è utilizzata per valorizzare la relazione, ma per conquistare la nostra benevolenza (Lingiardi, 2021). Ha generalmente uno stile di vita poco vistoso, conformista e dimesso. Risulta molto sensibile al rifiuto interpersonale e alle critiche, ha paura di fallire e di non realizzare le proprie fantasie di grandezza per cui tende ad evitare le situazioni sociali in cui potrebbe trovarsi al centro dell’attenzione (Ronningstam, 2005). Il narcisista covert mostra un attaccamento ansioso dovuto alla costante paura del rifiuto e dell’abbandono. È inibito, vulnerabile, prova spesso vergogna e imbarazzo, sente sempre un’enorme distanza tra sé e gli altri. Ma attenzione! Il narcisista nascosto non è affatto remissivo e innocuo, condivide con il suo contraltare overt l’atteggiamento di sfruttamento e di manipolazione degli altri, l’assenza di empatia, una certa quota di aggressività (seppur generalmente meno manifesta rispetto al narcisista overt) e la presenza di fantasie grandiose (nonostante queste siano celate e meno consapevoli). I sentimenti di grandiosità, in questa forma di narcisismo, sono presenti ma camuffati da timidezza, modestia e sintomi depressivi. Si presentano con parole di svalutazione di sé e idealizzazione degli altri.
Cooper afferma: “i narcisisti covert coltivano la maggior parte delle loro attività narcisistiche in fantasia, essendo troppo inibiti per renderle di pubblico dominio. È probabile che la loro presentazione al mondo che li circonda sia carica di vergogna e modestia e possa apparire profondamente empatica, perché le altre persone interpreteranno erroneamente il loro timido e preoccupato desiderio di occuparsi di qualcuno come interesse genuino per gli altri. Incapaci di mantenere relazioni personali durevoli, sono segretamente denigratori, invidiosi delle persone che li circondano, e incapaci di trarre soddisfazione dalle proprie realizzazioni, che a volte sono anche considerevoli (Cooper, Ronningstam, 1992; p. 59). (…) “Questi individui arrivano spesso all’attenzione dello psichiatra per un senso di depressione e di morte interiore di cui fanno esperienza in conseguenza del fatto che nulla al mondo riesce a dar loro il brivido della trionfale realizzazione che immaginano sia loro dovuta” (Ibidem, p. 64).
In sintesi, i narcisisti overt sono grandiosi e arroganti per riuscire a camuffare l’insicurezza e la depressione; al contrario i narcisisti covert sono insicuri e timidi per nascondere il nucleo grandioso.
La lettura reichiana: dal narcisismo come meccanismo di difesa al narcisismo patologico.
Secondo il nostro modello, il narcisismo non è una patologia tout court. Si sviluppa in primis come risposta adattiva e difensiva del piccolo sé agli ostacoli evolutivi. Ma andiamo con ordine: come fa una persona a sviluppare una difesa narcisistica? E come può la difesa narcisistica sfociare in un disturbo narcisistico? Se osserviamo la storia della persona sulla sua freccia del tempo evolutivo troviamo la nostra soluzione. La risposta narcisistica, che assume la connotazione di difesa, può avere le sue origini in un tempo molto lontano, quello intrauterino che chiamiamo Narcisismo Primario (il tempo in cui il feto/embrione è in relazione con il suo campo madre/utero) oppure in un tempo evolutivamente successivo a quello intrauterino, ovvero il tempo dopo la nascita, quando il piccolo è in relazione con il suo campo famiglia e ha un po' più strumenti rispetto al tempo intrauterino, che chiamiamo Narcisismo Secondario. Sia per il narcisismo primario che per il secondario possono presentarsi 2 possibili cause.
La prima causa per la formazione del narcisismo primario è il vissuto di allarme da parte dell’embrione. L’embrione sente un allarme poiché si trova in un contesto (campo/utero) fragile (nel senso di scarsa energia che fa fatica a sostenere) o minaccioso. Se il piccolo sé non ha una buona densità energetica sarà abortito oppure andrà incontro a condizioni psicopatologiche di psicosi o borderline; se il piccolo sé ha buona densità energetica avrà la forza di lottare per la sua vita e di attivare il suo sistema di arousal-vigilanza (allarme noradrenergico), sperimentando l’efficacia della propria affermazione/dominanza, che si rivelerà utile per la sua sopravvivenza, così efficace e intelligente (perché lo porterà fino alla nascita), da poter diventare dominante e da far scivolare il piccolo in una posizione narcisistica. La dimensione noradrenergica (dell’allarme) gli permette di aumentare il controllo del mondo intorno a sé (sperimenta una rudimentale forma di manipolazione) che risulta funzionale alla sua sopravvivenza intrauterina, per cui è uno schema vincente che, se ripeterà in tutte le fasi evolutive che incontrerà, sarà diventato uno schema prevalente di tratto intrauterino, ma sarà disfunzionale perché risulterà dominante rispetto alla dimensione serotoninergica (del contatto affettivo). Da adulto il narcisista cercherà di controllare il mondo intorno a sé per essere certo di sostenere il contesto intorno a lui affinché si garantisca di ricevere energia dal contesto. Ma questo sostegno non sarà autentico; sarà masochistico, sarà per sé. Il narcisismo primario è viscerale, è un narcisismo che nasce dalla paura che il contesto non gli garantisca la sopravvivenza.
La seconda causa per la formazione del narcisismo primario riguarda la progettualità che investe il piccolo. Ci potrebbe essere una specifica progettualità della madre (progettualità diretta) o una progettualità paterna o di coppia o familiare (progettualità indiretta) che la madre implicitamente raccoglie. Quanti progetti impliciti possono accompagnare una gravidanza! ad esempio una donna delusa dal proprio partner può proiettare sul piccolo una partenership per chiedere al feto la realizzazione di progetti impliciti. Il piccolo riceve così una carica/investimento e, rispondendo al progetto può rimanere intrappolato sviluppando una posizione narcisistica per sostenere il progetto. E potrà sostenerlo se avrà una buona densità energetica (Ferri, 2022).
Il rischio per il piccolo che si prospetterà sarà quello di non sentire di esistere senza il progetto di cui è stato investito. Anche questo, essendo un narcisismo primario è viscerale e le ferite narcisistiche che possono presentarsi lungo il cammino della vita di questo piccolo diventato adulto (difficoltà nello studio oppure la bocciatura ad un esame oppure un insuccesso nell’ambito lavorativo), saranno vissute così profondamente da sentire forte la fatica di sostenere il progetto genitoriale e rischiando la disorganizzazione o la caduta depressiva (Ferri, 2022).
Questa risposta narcisistica intrauterina assume la forma di garante della sopravvivenza proprio perché ci troviamo in un tempo, quello intrauterino, in cui il feto ha pochi strumenti di difesa. Non potrà fare a meno quel piccolo nella sua vita extrauterina di manipolare tutti, anche gli affetti a lui vicini.
Una causa per la formazione del narcisismo secondario (siamo nel tempo dopo la nascita) è la risposta del piccolo a frustrazioni e castrazioni subìte nei vissuti relazionali con il campo/famiglia: risponde raggiungendo successi personali come meccanismo di rivincita.
Un’altra causa per la formazione del narcisismo secondario riguarda ancora una volta la progettualità che investe il piccolo. Cosi come per il tempo intrauterino anche nel tempo successivo alla nascita il piccolo può esser investito da progetti materni, paterni o familiari. Se ha una buona densità, può rispondere alle aspettative superegoiche di cui è investito dai genitori e rispondere narcisisticamente a tal punto da diventare una fissazione narcisistica (Ferri, ibidem). In una famiglia di status sociale alto, per esempio, i figli sono implicitamente chiamati a realizzare il mantenimento di quel livello di status, attraverso la professione oppure la scelta del partner. Oppure può accadere che famiglie di umili origini implicitamente chiedano ai figli di realizzare il loro riscatto sociale.
Se però il narcisismo, come meccanismo di difesa e di sopravvivenza del piccolo, è riproposto nelle fasi evolutive successive come dinamica personale, non è più funzionale al superamento di ostacoli evolutivi, diventa prevalente nella economia complessiva del suo carattere, finendo per essere superiore a quello che il sé può sostenere. Diventa disfunzionale. Diventa un disturbo di personalità in quanto da meccanismo di difesa, fissandosi, diventa uno schema prevalente, che la persona non può che riproporre sempre durante la sua vita.
In chiave psicodinamica la persona utilizzerà le proprie energie sempre per sé stessa. Ovvero sarà oggetto principale della sua sessuo-economia, ponendo nelle sue relazioni gli altri sempre al servizio del proprio narcisismo. (Ferri, Cimini, 2022).
“Si profila una asimmetria della relazione, dove il meccanismo di difesa servirà alla persona per stare sempre in una posizione up rispetto al mondo con cui si relaziona” (Ibidem, 2022, pag.115). Sarà una persona che investirà e reinvestirà le proprie energie sempre su di sé finendo per manipolare le persone che incontrerà sulla sua strada (in una relazione sentimentale amorosa o amicale la persona narcisista considererà l’altro oggetto funzionale alla sua economia energetica, ovvero mettendolo al servizio del suo narcisismo senza donare una restituzione); sarà una persona auto celebrativa (per esempio in una relazione avrà a cuore solo se stessa, tanto da non riuscire ad essere disponibile all’ascolto dell’altro; sarà una persona che in ogni conversazione finirà sempre per parlare di sé; sarà una persona che si arroccherà sul sentirsi speciale, unica e di possedere la verità, incapace di contatto con l’altro); sarà una persona inevitabilmente e profondamente sola.
Questo narcisismo secondario non ha più la valenza di garantire la sopravvivenza al piccolo sé, ormai nato. Cercherà di realizzare i progetti che ha raccolto, ma se non ce la farà subirà una castrazione, una ferita narcisistica che dovrà elaborare.
Conclusioni
Spesso, quando si parla di narcisismo ci si focalizza in dominanza sui comportamenti esteriori adottati dai pazienti narcisisti, cioè sulla parte auto-esaltatrice, quella più visibile. Ma il disturbo narcisistico è molto più complesso: va guardato nelle sue varie sfaccettature e sempre valutato all’interno della anamnesi della storia della persona e messo in relazione con tutte le altre variabili che hanno contribuito alla formazione del carattere della persona.
[1] L’espressione slancio vitale è stata usata specificatamente dal filosofo Henri Bergson nel suo libro Evoluzione creatrice del 1907, in cui affronta la questione della auto-organizzazione e della morfogenesi spontanea di tutte le cose della natura. L’idea di slancio vitale è suggerita dall’osservazione di una sorta di flusso interno allo sviluppo evolutivo, che esprime la capacità di cercare le proprie strade in modo creativo, non arrestandosi di fronte agli ostacoli.
[2] Per densità energetica intendiamo la carica vitale di un individuo, derivante dalla qualità della relazione oggettuale primaria del Sé. La finestra temporale più importante in cui si crea la densità energetica del Sé si pone tra la fecondazione e lo svezzamento, periodo che ha mezzi di relazione e di contatto madre/piccolo prettamente biologici (Ferri, Cimini, 2022).
[3] Otto Friedmann Kernberg è uno dei più influenti psicoanalisti contemporanei. Kernberg è conosciuto soprattutto per il suo lavoro sulla patologia borderline e sui disturbi narcisistici della personalità. Kernberg ha sviluppato un modello teorico che integra la teoria delle relazioni oggettuali con la teoria pulsionale, fornendo una comprensione più profonda dei disturbi gravi della personalità. Il suo approccio terapeutico, noto come Psicoterapia Focalizzata sul Transfert (TFP), è ampiamente utilizzato nel trattamento dei pazienti con disturbi della personalità gravi.
Bibliografia
Bergson, H, (1907), Evoluzione creatrice. Tr. italiana a cura di Marinella Acerra (2012). Milano: Rizzoli.
Ferri, G., Cimini, G. (2022), Carattere e Psicopatologia. Roma: Alpes ed.
Ferri, G., (2020), Lezione di Elementi di diagnosi caratterologica. Scuola Italiana di Analisi Reichiana
Lingiardi, V. (2024), L’arcipelago del narcisismo. Sano, fragile, arrogante, maligno. Modena: http://www.festivalfilosofia.it
Lingiardi, V. (2021), Io che amo solo me. https://www.youtube.com/watch?v=SN8lmY5ISTU
Kernberg, O. (1995). Relazioni d’amore. Normalità e patologia. Milano: Raffaello Cortina ed.
State of mind (2023) Disturbo narcisistico di personalità. https://www.stateofmind.it/narcisismo/
Kernberg, O., (2012) Il disturbo narcisistico di personalità, verso il DSM 5-Lectio Magistralis. Milano- Università Bicocca.https://www.stateofmind.it/2012/01/kernberg-yeomans-lectio-magistralis-narcisismo/
Kernberg O. (1998), Narcisismo patologico e disturbo narcisistico di personalità, in Ronningstam E. F. (a cura di), I disturbi del narcisimo. Diagnosi, clinica, ricerca. Milano: Cortina ed. (2001).
[*]Psicologa, Psicoterapeuta, didatta della S.I.A.R., Membro del Comitato Direttivo S.I.A.R., membro della redazione della Rivista PsicoterapiaAnaliticaReichiana, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Indirizzo studi professionali: Via Cesare Federici, 2 - 00147 Roma e Via Valadier, 44 - 00193 Roma.