Numero 1/2024
UN CASO DI DIPENDENZA AFFETTIVA
anamnesi, diagnosi, progetto terapeutico
A CASE OF AFFECTIVE ADDICTION
anamnesis, diagnosis, therapeutic plan
Martina Crescia[*]
10.57613/SIAR55
Abstract
Il presente articolo descrive la richiesta di aiuto di Stefania, una giovane ragazza che soffre di Dipendenza Affettiva. L’oralità difettuale rimossa, il grande allarme nei momenti di passaggio e il parto distocico, registrato biologicamente come evento fobico, la fanno cadere in una richiesta implicita di nutrimento e rassicurazione ogni volta che entra in relazione. Attraverso l'analisi del carattere, lei vedrà con i suoi occhi i segni incisi della sua storia, i tratti caratteriali prevalenti, il come dei passaggi da una fase evolutiva all’altra e la modalità di relazione che mette in atto. L'intelligenza del suo Sé intercetta l'accoglimento caldo del torace dell’analista, intuendo che è da lì che può ricominciare ad apprendere la capacità di stare in una relazione amorosa, sperimentando finalmente la fiducia.
Parole chiave
Dipendenza affettiva – relazione – rimozione – analisi del carattere – allarme – fiducia – passaggi di fase - serotonina toracica.
Abstract
This article describes the request for help from Stefania, a young girl suffering from Affective Dependence. The repressed defective orality, the great alarm in moments of transition and the dystocic birth, biologically registered as a phobic event, make her fall into an implicit request for nourishment and reassurance every time she enters into a relationship. Through character analysis, you will see with your own eyes the engraved signs of your history, the prevailing character traits, the how of the transitions from one evolutionary phase to another and the relationship modality that you implement. The intelligence of his Self intercepts the warm welcome of the analyst's chest, sensing that it is from there that he can begin to learn again the ability to be in a loving relationship, finally experiencing trust.
Keywords
Affective dependence – relationship – repression – character analysis – alarm – trust – phase transitions – thoracic serotonin.
Stefania è una bella ragazza di 21 anni, ha una corporatura piccola, di carnagione chiara, ma con i capelli e gli occhi scuri. È molto educata, si scusa e ringrazia spesso. Non si sente bella, è molto insicura di se stessa. Si definisce buona, caotica e sincera. Dice di essere coraggiosa, aperta a tutto e socievole. Non si sente mai all’altezza dell’altro, vive negativamente il giudizio altrui, ha difficoltà nel prendere le decisioni, chiedendo mille consigli a tutti prima di scegliere, fino a spendere tantissimo tempo a pensare cosa dire e cosa fare.
Per frequentare l'Università è andata a vivere in una città diversa dalla sua, e abita in uno studentato nel campus universitario. Adora vivere in questo posto, si trova bene con i suoi colleghi di Facoltà ed ha cominciato a dare alcuni esami. È molto felice di essersi allontanata da casa e di vivere autonomamente. Dalla famiglia torna raramente.
Stefania arriva con una domanda ben precisa: vorrebbe risolvere il problema della “dipendenza affettiva”. Sente di avere delle vere e proprie fissazioni quando si affeziona ad un ragazzo; le accade ogni qualvolta che conosce e frequenta qualcuno. Nel momento in cui entra in contatto con l’altro che gli piace, tutti i suoi pensieri convogliano su di lui, non riesce più a studiare e a fare qualsiasi altra attività della sua vita quotidiana. La sua mente si offusca, lei si ferma e non riesce più a pensare in maniera lucida, ma soprattutto non riesce a vedere gli aspetti negativi della relazione che sta vivendo, mettendo invece in dubbio se stessa, tutti i suoi gesti e comportamenti.
Questo meccanismo la spaventa ed ha paura che possa interferire con la sua carriera universitaria a medicina. Sente di essere intrappolata nei suoi pensieri e di non riuscire ad andare avanti. Ha un forte senso del dovere, non ha hobbies o passioni particolari, il suo unico impegno è lo studio. È sempre stata una brava ragazza, per non deludere i genitori, per questo ha paura di bloccarsi nello studio e si sente in colpa quando accade. Ci sono dei periodi in cui apre un libro e la sua mente comincia a viaggiare; sente il bisogno irrefrenabile di mandare un messaggio al ragazzo del momento, lo fa, ma sta male fino a quando non riceve risposta. È desiderosa di intraprendere un percorso di psicoterapia per uscire da questa trappola. Inoltre ha difficoltà a prendere sonno, ha paura della morte (di morire lei stessa o un familiare) e fa sogni inerenti a questo tema; sente un'enorme confusione mentale, mette in atto un eccessivo controllo su tutto quello che si trova a svolgere, ha una forte ruminazione e un’ansia che non riesce più a gestire. È sempre alla costante ricerca di strategie per non entrare in questo loop, imponendosi di andare in palestra, di seguire schemi e programmi scritti che possano aiutarla ad andare avanti e raggiungere i suoi obiettivi. Ma lo sforzo è enorme e tutto ciò la stanca tremendamente. Se si innamora diventa fortemente dipendente dall’altro e tutto il resto svanisce. Con lui vicino si sente appagata e tranquilla, ma quando lui si allontana lei sente un bruciore al petto e compare la nausea. Ha paura di guidare, non si sente sicura di farlo, ma soprattutto non si sente sicura se alla guida c’è qualcun altro. Non si fida di nessuno.
La famiglia
Stefania definisce la sua famiglia caotica e racconta di essere cresciuta in un ambiente burrascoso e violento. I genitori litigavano spesso, sia prima che dopo la sua nascita e lei si è sentita sempre molto sola, al punto da cercare la compagnia di amici immaginari fino a all’età di 12 anni, figure che si ispiravano a personaggi televisivi. Tante volte Stefania si è sentita essere il genitore dei propri genitori, che si comportavano come dei bambini. I genitori di Stefania sono separati da quando lei aveva 10 anni. Dopo la separazione lei resta a vivere con il padre, anche se la madre andrà a vivere nell’appartamento a fianco, quindi avrà sempre entrambi i genitori vicini. La madre ha 44 anni e attualmente non lavora a causa di un problema di salute; in passato faceva la commessa. Proviene da una famiglia difficile al punto da non avere più rapporti con la propria madre, precisamente da quando quest’ultima si è separata dal marito dopo averlo tradito più volte. Ma ora, dopo la morte di lui, avvenuta improvvisamente per un infarto un anno e mezzo fa, pare ci sia stato un riavvicinamento tra le due. Questo nonno, dopo il divorzio, ha incontrato una brava donna, con cui ha trascorso i restanti anni della sua vita. Tale donna è stata l’unica figura di riferimento della famiglia con cui Stefania poteva confidarsi.
Stefania descrive la madre come una persona immatura, arrogante, poco empatica, giudicante, rabbiosa e ignorante. Non ha mai sostenuto la figlia, l’ha sempre sminuita e giudicata per qualsiasi cosa lei abbia fatto; sfogava la sua rabbia e frustrazione su di lei. Stefania ricorda episodi poco piacevoli della sua infanzia, tante volte ha avuto paura di tornare a casa da scuola. A causa dei problemi di salute di cui la madre soffre, è capitato spesso che fosse ricoverata in ospedale e che si assentasse da casa per giorni e, in queste occasioni, Stefania era felice, poteva stare a casa tranquilla con il padre. Oggi ammette di aver augurato diverse volte alla madre di morire perché la picchiava per qualsiasi cosa, le tirava i capelli, minacciava di ucciderla. In quella casa non si è mai sentita tranquilla. Da piccola, ci sono stati momenti in cui ha desiderato morire. Quando la madre la rimproverava, si chiudeva in bagno, guardava i flaconi dei detersivi e restava lì, ma non ha mai avuto il coraggio di avvelenarsi. Anche la madre, come il padre, prende psicofarmaci sotto consulto di uno Psichiatra che incontra saltuariamente (non sappiamo quali). Prima di sposarsi ha anche tentato il suicidio.
Mi colpisce il fatto che Stefania racconti tutte queste cose con lucidità e poche volte si commuova; è come se fosse pienamente consapevole di tutto quello che ha vissuto e, a volte, sembra averlo già accettato. La rabbia che ha provato nei confronti della madre, le ha sempre dato la carica per svolgere altre attività; un carburante che la spronava a fare sempre meglio e ad ottenere dei risultati, in particolare nello studio. Tutto ciò per dimostrare alla madre che lei riesce e vale.
Il padre di Stefania ha 52 anni ed è operaio. È definito tenero, irresponsabile e traumatizzato dalla sua storia familiare. Infatti perde la madre quando aveva solo 11 anni a causa di un tumore e insieme alla sorellina vengono cresciuti da un padre molto violento che morirà anch'egli di tumore 5 anni prima della nascita di Stefania. Dopo la separazione dalla moglie ha avuto diverse relazioni sentimentali, fino ad oggi in cui vive serenamente una storia con una donna che Stefania definisce giusta perché lo fa stare tranquillo. Lui fa uso di Paroxetina e Xanax da 30 anni senza essere seguito da uno specialista e nel 2020 ha avuto un infarto; da quel momento Stefania è molto preoccupata per lui, ha paura di perderlo. Con il padre non ha mai avuto un bel rapporto, negli anni si sono sempre scontrati, però è stato un legame decisamente migliore rispetto a quello che ha avuto con la madre. Durante il periodo adolescenziale si trovava spesso a litigare con lui e a non parlargli per giorni perché lui si comportava “come un bambino”, dice. Beveva, faceva scenate in pubblico e frequentava diverse donne. Vivevano insieme, ma ognuno faceva la propria vita, non si incontravano mai. Si è sentita delusa più volte e tra loro non c’è mai stata una vera comunicazione. È stato un uomo inaffidabile e fragile. Forse solo adesso si sente sostenuta da lui sia a livello economico, sia nelle scelte di vita.
L’anamnesi
Stefania è nata dopo 2 anni di matrimonio dei suoi genitori; è stata desiderata da entrambi. Nasce però in una scena familiare caotica e litigiosa. Dal punto di vista organico la gravidanza si svolge tranquillamente e senza problemi, ma in quei nove mesi i litigi tra i coniugi erano frequenti e violenti. Il parto è stato naturale, ma indotto dopo una settimana dal termine. È stato molto sofferto, in quanto la madre ha subìto quella che chiama “violenza ostetrica” a causa delle manovre messe in atto per cercare di far uscire la piccola. È stata utilizzata la ventosa, ci sono state spinte manuali e la madre racconta di un’ostetrica che si è seduta sulla sua pancia. È stata anche praticata l’epidurale. Ad un mese dalla nascita, l’allattamento al seno è stato interrotto da una mastite e il latte è scomparso. Non abbiamo informazioni inerenti lo svezzamento o altri elementi rilevanti. Purtroppo la madre non è favorevole al percorso terapeutico della figlia, per cui non abbiamo racconti dei primi anni di vita.
A scuola Stefania è sempre stata brava, faceva fatica a fare i compiti, ma nonostante ciò riusciva a portare avanti lo studio e a prendere buoni voti. Racconta che andava a scuola con piacere e non voleva tornare a casa perché quell’ambiente la stressava e le creava ansia. Le piacevano le materie scientifiche ed ha sempre avuto buoni rapporti con i coetanei. Solo durante il Liceo si è sentita un po’ più isolata dal gruppo classe. Ad oggi la sua priorità è studiare Medicina.
L’analisi del carattere
Ripercorrendo le primissime fasi della sua vita e attraversando tutta la freccia del tempo evolutivo, che va dal suo concepimento fino ad oggi, è possibile evidenziare quali variabili possono aver determinato il suo carattere. Le variabili determinanti si collocano temporalmente nei primi anni di vita e sono in grado di incidere sull’architettura del carattere. Esse vanno ad esprimere il come dei vissuti, determinati dalla qualità energetica della relazione oggettuale primaria.
Stefania nasce con una buona densità di energia di base. Per densità si intende la carica vitale, o meglio la densità della relazione oggettuale primaria del Sé. La finestra temporale in cui si crea la “densificazione” del Sé si colloca tra la fecondazione e lo svezzamento, periodo che ha mezzi di relazione e di contatto madre/piccolo prettamente biologici (Ferri, Cimini, 2012).
La prima variabile è proprio la fecondazione, il big-bang, l’incontro tra due cellule. È possibile che l’accoppiamento tra i suoi genitori abbia dato la giusta quantità di energia sufficiente per fare da piattaforma alla sua struttura di personalità. Molto probabilmente Stefania, prima ed unica figlia del nucleo familiare, è stata desiderata e quindi presente nel progetto genitoriale.
La gravidanza, che pare sia andata fisiologicamente bene, avrebbe potuto consolidare quell’energia di base, però abbiamo pochissime informazioni su quel periodo. La madre descrive quei nove mesi come positivi, ma sappiamo che in realtà lei ha vissuto quel periodo in maniera inquieta a causa dei frequenti litigi con il marito. Le discussioni tra i due coniugi erano molto accese, a volte violente, e sicuramente avranno lasciato un segno sul Sé della piccola/feto. Le emozioni della madre in gravidanza vanno a determinare lo spessore della relazione oggettuale. La buona densità che si concretizza in questa fase, mi fa ipotizzare che, nonostante tutto, la madre sia stata un utero sufficiente, ovvero che l’abbia desiderata, l’abbia tenuta stretta a sé e che siano state insieme nel conflitto con il padre, instaurando un buon attaccamento. Questa è l’ipotesi che mi porta a giustificare la presenza di una buona densità di base, che sento quando mi trovo di fronte a Stefania.
Il parto rappresenta un'altra variabile determinate e il come di tale separazione lascia tracce creando un frattale, ovvero uno schema che si riattualizzerà in occasione delle separazioni future con valenza di nascita. Una prima grande separazione che incide sul come dei successivi passaggi, caratterizzati da separazione-approdo, che un soggetto affronterà nella vita (Ferri, Cimini, 2012). In questo caso il parto è stato distocico. Oltre ad essere stato molto difficile, Stefania nasce dopo una settimana dal termine.
Un parto così disfunzionale ha lasciato un segno inciso di grande allarme sul Sé di Stefania registrato sull'addome (VI livello corporeo). È un evento a valenza fobica che ha caratterizzato il passaggio della prima grande separazione (Ferri, Cimini, 2012).
Con l’entrata nella fase oro-labiale (che va dalla nascita sino allo svezzamento) possiamo osservare che la piccola è stata allattata al seno solo per un mese, a causa della mastite della madre. Si verifica così un'altra separazione disfunzionale. Questo evento ha bloccato il flusso energetico che si era creato tra madre e neonata lasciando un segno inciso sul secondo livello corporeo, la bocca.
Lo svezzamento, ovvero il passaggio da un nutrimento liquido a un nutrimento solido, avverrà più tardi, ma non sappiamo esattamente quando e come. Lo svezzamento rappresenta la seconda separazione della vita e permette il passaggio dalla fase oro-labiale alla fase muscolare. La brusca interruzione dell'allattamento al seno ha suscitato nella neonata una rabbia, che non poteva essere espressa in quel tempo, per questioni di sopravvivenza, per cui è stata rimossa. Stefania si è aggrappata alle possibilità che ha incontrato nella fase successiva, ovvero quella muscolare, grazie alla comparsa della muscolatura striata che ha permesso la rimozione dei vissuti dolorosi delle fasi precedenti. In questo modo Stefania va avanti e approda alle fasi successive.
La disfunzionalità muscolare si manifesta attraverso l’ossessività in tutti i movimenti di Stefania, la rigidità muscolare, la ruminazione, il controllo eccessivo e l’enorme dispendio di energia che tutto ciò le provoca facendola sentire sempre stanca. Una richiesta che lei fa a se stessa a livello muscolare e lo fa perché non si fida di nessuno. Anche i masseteri pronunciati sul suo volto parlano di disfunzionalità muscolare.
In Stefania accade che il parto distocico nella prima grande separazione e lo svezzamento precoce in fase oro-labiale attivano il circuito noradrenergico dell'allarme che va a sollecitare l'azione dopaminergica eludendo la dimensione affettiva serotoninergica.
L’atmosfera familiare è caotica e terrificante, per cui Stefania si trova a vivere in un ambiente imprevedibile, ma nonostante ciò incontra una figura paterna calda. Anche se il padre è infantile, inaffidabile, litigioso e depresso è stato, e resta, un punto di riferimento per la figlia, tanto che quest’ultima rimane a vivere con lui quando i genitori si separano e anche oggi pare sia l’unica figura parentale che la sostiene nei suoi movimenti. Si può azzardare l'ipotesi di un tratto isterico anche con un padre così? Non so se e come questo padre sia stato in grado di accogliere le istanze edipiche della piccola. Però osservo che Stefania si esprime in modo femminile, per esempio, nel modo di vestire particolarmente curato, stando al passo con la moda del momento. Un tratto isterico che si evince anche nella ricerca costante di una figura maschile, seppure, in questo caso, le richieste che fa al maschile sono più di natura orale che genitale.
Se il passaggio dal primo al secondo campo è stato deficitario, quello invece tra il secondo e il terzo campo, il sociale, è stato molto positivo. Stefania è stata accolta da un terzo campo salvifico, in cui ha incontrato delle figure che l’hanno riconosciuta, spronandola a fare sempre meglio e ad andare avanti. Questo lo si osserva nella sua determinazione nello studio, nel progetto alto di fare il medico e nel suo piacere di stare fuori dal campo famiglia.
Una diagnosi differenziale
- C’è un campo utero che risente dell'ambiente caotico e imprevedibile in cui la madre ha vissuto durante la gravidanza; un’atmosfera che la piccola si ritroverà a vivere direttamente dopo la nascita.
- C’è un parto distocico e traumatico vissuto con allarme.
- C’è una difettualità a livello orale dovuta ad un precoce svezzamento dal seno materno.
- Una madre depressa, rabbiosa, giudicante, poco nutriente e poco attenta.
- C'è un padre infantile, depresso e inaffidabile.
- Inoltre c’è una ragazza che non riesce a stare in relazione perché è molto richiedente, diffidente e quando si accorge che l'altro non è in grado di rispondere adeguatamente alle sue richieste/pretese chiude la relazione, si riassetta e si riconcentra sui suoi obiettivi fino ad un nuovo investimento affettivo.
Un quadro di questo tipo, a primo impatto, potrebbe far pensare ad una condizione borderline, con una copertura coatta. Purtroppo non ci sono sufficienti informazioni relative alla dimensione intrauterina per arrivare a fare questo tipo di diagnosi. Però, l’elemento più importante che mi allontana da tale ipotesi diagnostica è il fatto che fin da subito si avverte la presenza di una buona densità di energia di base della ragazza. Ciò mi allontana dall’ipotesi di un quadro clinico borderline o addirittura psicotico e mi conferma che le carenze riguardano una difettualità della fase oro-labiale e non intrauterina e che l'allarme si riferisce al parto distocico, evento fobico nel passaggio della prima grande separazione, non un allarme della fase intrauterina. Alla luce della storia di Stefania e la presenza di una buona densità energetica che dimostra nel condurre la sua vita, è possibile affermare che siamo nel campo della Nevrosi. Utilizzando il linguaggio reichiano, si può ipotizzare che si tratti di una difettualità orale rimossa e un grande allarme nei momenti di passaggio con valenza di nascita.
Il progetto terapeutico
Le domande esplicite di Stefania sono: aiutami a vivere serenamente una relazione d’amore e, soprattutto, aiutami a capire perché soffro di Dipendenza Affettiva. Le domande implicite chiedono nutrimento e rassicurazione per salire su livelli più neghentropici.
Da una mia posizione toracica di secondo campo strutturante avvio il lavoro terapeutico con Stefania, svolgendo funzioni anche di primo campo nutriente. Ho costruito un setting terapeutico caldo, accogliente e non giudicante, in modo che Stefania potesse vincere la sua diffidenza e allentare la rigidità corporea (primo principio attivo del Modello S.I.A.R. dell'Analisi Reichiana Contemporanea: la relazione).
È stato un lavoro molto impegnativo che ha preso molto tempo. Ho lavorato per dare una stabilità alla relazione, in quanto, per problemi anche oggettivi, molto spesso gli appuntamenti non venivano rispettati.
Rispondendo alla seconda domanda che Stefania mi fa, quella di comprendere l'origine delle sue sofferenze, propongo l'analisi del carattere. Lo scopo è duplice, da una parte vado a confermare le sue istanze più evolute, attestandole stima e valore per le scelte fatte e per l'impegno che mette nel cercare di realizzarle, e dall'altra, di consolidare la relazione che gradualmente cresce in fiducia. Percepisco che Stefania ha bisogno di sentire che non sarà abbandonata, perché solo quando avrà la sicurezza che l'altro non l'abbandona, potrà permettersi di allentare le sue difese ed aprirsi ad una comunicazione emotiva più profonda.
Con l'analisi del carattere ho accompagnato Stefania a vedere con i propri occhi: i segni incisi della sua storia, i suoi tratti caratteriali prevalenti, il come dei passaggi da una fase evolutiva all’altra e la modalità di relazione che mette in atto nei confronti dell’Altro da Sé.
La relazione con Stefania si stabilisce spontaneamente su una dimensione affettiva con una controtransferalità che interessa principalmente il IV livello, il torace, in lei così bruciante e preso dalla nausea. Sento per lei una grande tenerezza. Potrei dire che il mio torace offre a Stefania una Serotonina toracica. Ferri afferma che: “Se consideriamo l'encefalo, i recettori serotoninergici si trovano posizionati su più zone, sono nel cervello rettiliano, in quello limbico e nella neocorteccia. Il terapeuta sta offrendo una Serotonina limbica, una Serotonina del torace” (Ferri, 2017).
Il lavoro terapeutico svolto fino ad ora ha creato le condizioni relazionali per iniziare l'attivazione corporea, secondo principio attivo dell'Analisi Reichiana Contemporanea. Lavoro attraverso il quale è possibile rispondere alla prima domanda che Stefania fa: aiutami a vivere una storia d'amore.
Attualmente Stefania ha interrotto la terapia per motivi economici, con la promessa che appena le sarà possibile, la riprenderà. In tal caso inizierei a saggiare la sua disponibilità di lavorare sul lettino. Se sarà possibile inizierò a proporle l’acting naso-cielo con lucina ferma sopra i suoi occhi, stesa sul lettino con le gambe piegate. Con questa attivazione potrà sperimentare la reciprocità della relazione attraverso il movimento oculare che va dall’oggetto posizionato su di sé ad un’altezza di 30-40 cm, perpendicolare alla glabella, per poi tornare sul proprio naso. Da qui ripartire per tornare sulla luce. Tale movimento sottolinea l’individuazione, il ri-prendersi e il ri-tornare su di Sé in presenza dell’Altro che è presente, stabile, caldo e la sostiene nel suo movimento senza giudicarla. L’acting è indicato per il trattamento della giusta distanza relazionale tra il Sé e l’Altro da Sé e anche in caso di smarrimento e perdita di confini del campo di coscienza. Si potrà esplorare lo stile delle relazioni diadiche. È un’attivazione di fase oro-labiale che si riferisce al tempo analitico di passaggio dalla pre-soggettività alla soggettività con l'arrivo della convergenza.
In seguito le potrei proporre la rotazione degli occhi con la penna-luce, un’attivazione appartenente alla fase genito-oculare che permette di allargare lo sguardo e vedere meglio, alla luce del suo racconto di vita e di tutti gli elementi emersi. Il tutto accompagnato dalla mia penna-luce, che rende il movimento relazionale, posizionandomi dietro di lei. Un tale movimento circolare e volontario attiva l’area della corteccia neopalliale, stimolando pattern più evoluti, come la capacità di meta-comunicazione, di integrazione, di inclusione, di limite e separazione, di interezza. (Ferri, 2020).
Verso il futuro
In questo primo tratto del percorso terapeutico abbiamo costruito una relazione di fiducia. Attraverso la regolarizzazione dei nostri incontri abbiamo dato una stabilità alla nostra relazione. Con l'analisi del carattere Stefania raggiunge una buona consapevolezza di sé:
- sa cosa le succede quando entra in relazione e sa il perché le accade
- si sente un po' più sicura delle sue scelte e del suo corpo
- si sente meno confusa.
È chiaro che il suo percorso terapeutico non è ancora finito. In seguito al nostro ultimo incontro mi invia un messaggio bellissimo in cui esprime tutta la sua gratitudine del lavoro fatto finora, mi dice di essere felice di avermi incontrato e di avere il desiderio di riprendere il cammino al più presto.
BIBLIOGRAFIA
Ferri, G. (2020), Il tempo nel corpo. Roma: Alpes.
Ferri, G., Cimini G. (2020), Carattere e Psicopatologia. Roma: Alpes.
Ferri, G., Cimini G. (2012), Psicopatologia e carattere. L’Analisi Reichiana.
Roma: Alpes.
Ferri, G., (2017) Il corpo sa. Roma: Alpes.
[*] Psicoterapeuta, analista reichiana. Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.