Numero 1/2024
LA FIGURA DEL PADRE NEL TEMPO DELLE INCERTEZZE
THE FIGURE OF THE FATHER IN A TIME OF UNCERTAINTY
Genovino Ferri[*]
10.57613/SIAR49
Abstract
Dopo aver definito in più chiavi di lettura il tempo delle incertezze, vengono presi in considerazione più focus di approfondimento, dal senso intelligente filogenetico del padre, al suo essere nella storia dell’umanità, dalla sua posizione nel mondo psicoanalitico al suo possibile futuro.
Parole chiave
Tempo delle incertezze – padre – corporeità - biosfera.
Abstract
After defining the time of uncertainties in different interpretations, different focuses are taken into consideration: from the intelligent phylogenetic sense of the father, to his place in the history of humanity, from his position in the psychoanalytic world to his possible future.
Keywords
Time of uncertainties – father – corporeity - biosphere.
Il Tempo delle incertezze e il padre destituito
Oggi assistiamo alla destituzione del Padre, simbolo della famiglia patriarcale dell’Occidente. Per meglio dire assistiamo allo sgretolamento della Famiglia e alla destituzione del Padre. Il Super Ego, il legislatore interno di comportamenti degli umani, con l’ Accelerazione del tempo nel fuori, ha cambiato residenza e non abita più nella famiglia, si è spostato nei social-media, inquinati dall’oralità primaria compulsivo-consumistica, zeppa di pattern-schemi del cervello primitivo rettiliano, il più antico dei nostri tre cervelli stratificati. I genitori, i precedenti depositari del Super Ego, sono spiazzati e smarriti, il padre è squalificato e assente. La famiglia ha subìto un furto del tempo perpetrato dagli attrattori esterni alle relazioni affettive nel suo dentro e non ha retto i legami circolari della sua energia: la famiglia si è disorganizzata e dissipata.
Ogni individuo sta con i propri vettori verso il fuori, ad inseguire connessioni con gli oggetti esterni, che vengono connotati come importanti dal nuovo Super Ego, paradossalmente un controllore fuori controllo, al servizio spesso dell’impresa di profitto, a sua volta sfrenata e oltre-soglia. Non c’è più tempo interno nella famiglia e i figli, richiamati dai social, sono invitati più alle emozioni istantanee e meno ai sentimenti, fatti di tempo. La maggior parte degli umani si relaziona con il mondo con pattern-schemi di tratto consumistico e compulsivo in un eterno presente che si intersecano oggi con un altro schema oltre-soglia, orale e primario anch’esso, quello del narcisismo individuale, in un campo sociale dove tutti sono insieme e profondamente soli. Quelli del prendere e impadronirsi sono pattern-schemi di rango inferiore, rispetto alla capacità di contenersi e progettare nel tempo, schemi più evoluti e storicamente di competenza del padre. Con queste evidenze posso formulare facilmente una diagnosi clinica: il corpo sociale oggi è affetto da una depressione mascherata dall’accelerazione!
In termini di neuromediatori, l’accelerazione del tempo ha comportato una dopamina (DA, il neuromediatore dell’azione) oltre-soglia, che produce uno scompenso degli altri due neuromediatori, la serotonina (5HT, il neuromediatore dell’affettività) e la noradrenalina (NA, il neuromediatore dell’allarme). In particolare l’accelerazione del tempo dopaminergica comporta un furto serotoninergico alle relazioni affettive, che procura a sua volta un allarme noradrenergico, che iperattiva di nuovo la dopamina in una circolarità patologica. Il furto serotoninergico alle relazioni affettive costituisce il primo fattore sgretolante la famiglia. Si è perso l’equilibrio fra i tre neuromediatori, ma anche l’equilibrio gerarchico dei tre cervelli. L’esito è una dominanza del cervello primitivo rettiliano con un altro dei suoi pattern-schemi: l’Altro da me o il diverso da me è nemico e minaccioso. Oggi viviamo in una modernità liquido-rarefatta-scucita, ovvero un tempo con più istanti e meno radici, con più eccitazione e meno consapevolezza, più comunicazioni e meno relazioni, più informazioni e meno sapere. C’è spesso solo l’1, talora il 2, la diade figlio-madre, ma è raro il 3, la triade abitata anche dal padre.
Il padre nella filogenesi, quale il senso intelligente
Il grande fenomeno che porta l’evoluzione all’homo sapiens è la nascita del Padre, dice Edgard Morin (1999). L’evoluzione ha selezionato maschi che provvedevano ai loro figli, perché essi avevano più probabilità di sopravvivenza. Essere padri presupponeva una disciplina e un contenimento rispetto a quelli che restavano solo maschi. La società animale si trasforma in società umana, quindi, con il passaggio dall’accoppiamento irregolare alle prime forme di coppia. Se c’è coppia è implicita la regola che tutti i maschi possono generare e, se tutti hanno figli, più favoriti nella sopravvivenza sono quelli che provvedono di più ai figli, quindi non solo maschi ma anche maschi-padri. È nel passaggio tra natura e cultura che sta quindi l’origine del padre. La cultura riposa, come afferma ancora Edgar Morin, su una prima complessità pre-culturale, che è quella della società dei primati. Ritengo che essere padri sia uno stadio evolutivo e organizzativo sulla freccia del tempo della vita, nel senso che la funzione paterna può essere incarnata da uomini ma anche da donne, da singoli ma anche da gruppi.
La storia della vita degli umani su questo pianeta ha dato poi in particolare al maschio la qualità di padre. Per una gran parte del tempo l’evoluzione della vita ignora qualunque paternità e maternità. I maschi di ogni specie animale hanno una funzione quantitativa, pochi maschi basterebbero a popolare la terra. La femmina ha una funzione qualitativa, il numero dei discendenti che ogni femmina può generare è molto limitato.
Il padre è meno prossimo della madre nella vita del figlio, interviene più tardi nell’ontogenesi, dopo la diade biologica, dopo lo svezzamento; anche nella filogenesi arriva più tardi, quando prende la delega nella coppia dell’adgredior nel sociale, oltre il confine della famiglia. Il padre, infatti, agli inizi del tempo, è chi abbandona la casa per combattere per poi ritornarvi. Il padre nasce all’orizzonte della preistoria, nell’uscita dalla zoologia e nell’approdo all’antropologia; è in questo salto che nasce la civiltà degli umani. La ricerca del padre quindi è tema antico e archetipico e risponde ad un universale bisogno psicoemozionale di elevazione-crescita, direi analiticamente quello di raggiungere il 3, la posizione capace di aprire il sistema chiuso della diade e intercettare nuova energia positiva e vitale.
Il Torace dei maschi ne è un suo indicatore? Questo straordinario 4º livello corporeo relazionale, portatore nei maschi della doppia valenza affettiva e aggressiva, dall’abbraccio a mani protese alla minacciosità dei pugni (direi traducendo in attivazioni corporee della Vegetoterapia contemporanea), ci racconta la doppia funzione del padre nei millenni? Questa doppia valenza sarà uno dei motivi per cui è così difficile per i padri abbracciare ma anche essere abbracciati?
Il padre nel mondo psicoanalitico
Alla parola padre nel mondo psicoanalitico sono associati i diritti di comando e i doveri di alimentazione, di educazione, di insegnamento al figlio ad essere nella società, il rispetto del limite, della legge, delle responsabilità e dell’etica. Questo identikit non fotografa di certo il padre nel tempo delle incertezze, l’identità maschile-paterna oggi è disgregata:
- o una sua regressione al maschio animale, dormiente sotto quello paterno, con il rischio dell’orda dei maschi, in una società senza padre,
- o un “nuovo padre letargico, inadempiente, dimissionario”, come lo definisce Luigi Zoia (2016), un padre che raddoppia le posizioni della Madre e lascia scoperti i compiti riferiti al padre dalla notte dei tempi.
Cosa un figlio si aspetta dal Padre? Il figlio vuole sentire il padre vicino nel bene, ma ancor di più nella forza, vuole sentire che il padre sia forte e vincente, un valore di rango maggiore e più profondo per la sopravvivenza, rispetto all’affettività. Molti ragazzi si allontanano da un padre mite, per dare la loro ammirazione a qualcun altro con aggressività più espressa. Il figlio si aspetta dal padre bontà, giustizia, ma ancor prima il suo essere forte. Oggi per i figli padre e madre sono molto più accostati, l’autorità del padre si è ridotta e il suo status è basso, ma non dimentichiamo che il nostro inconscio non elimina in due o tre generazioni ciò che lo abita da millenni: il padre è costruzione, è progetto, è programma, è intenzionalità, è memoria.
L’armatura paterna difende da altri padri nel fuori, dai figli che crescono o dalla compagna che assume atteggiamenti competitivi nel dentro. Il padre, per mantenere la corazza, prova a rimuovere-chiudere gli stadi evolutivi (gli appartamenti del nostro palazzo di personalità) della relazione con il tempo primario della sua personalità, tempo della dipendenza per eccellenza, portando un’armatura anche di fronte a se stesso, un’armatura che abita il torace-collo, lontana dai richiami di separazione primari dell’area ombellico-addominale.
Con la psicoanalisi il padre parve avesse trovato un’alleanza, ma molti eredi di Freud lo hanno emarginato: la psicoanalisi ha posto sempre di più l’accento infatti sui rapporti con la figura primaria materna e si è messa in sintonia con un’altra tendenza correlata, il disimpegno dalla dimensione sociale con la corrispondente affermazione dell’individualismo.
La corporeità nell'Analisi Reichiana Contemporanea ci ricorda e ci indica invece linee guida diverse, con possibili focus etiopatogenetici disfunzionali sia nel tempo primario materno, che nel tempo secondario familiare e paterno, sia nel tempo terziario e sociale, rispettivamente i 3 Campi evolutivi fondamentali che attraversiamo salendo nella crescita. Una corporeità che ha segni incisi su tutti gli appartamenti della nostra personalità, che portano la narrazione della nostra storia e dell’umanità.
Il padre nella storia dell’umanità
Il progetto sta al futuro come il passato alla memoria, insegnare ai figli la memoria è fornire dosi di paterno. Vi racconto in breve una sequenza storica. L’immagine del padre è formata dal mito greco, dal diritto romano, dal cristianesimo, dalla rivoluzione francese, da quella industriale e dalle grandi guerre. I Greci, all’insicurezza originaria dei maschi nella preistoria, reagiscono con la corazza dei padri, nata per proteggersi dal richiamo di separazione che li schiaccerebbe nei maschi del tempo primario, dipendenti, nel mito della Grande Madre creativa e distruttrice, quando il padre ancora non emergeva. I Greci reagiscono però oltre-soglia, strutturando anche la superiorità del padre sulla madre. Il patriarcato nei Greci è continuazione e vertice della rivoluzione paterna iniziata nella preistoria. Essi rappresentano la civiltà che più innalza il padre sulla madre, ma anche l’origine della civiltà europea, della cultura dell’Occidente ricco e complesso, che ha esportato il patriarcato nel mondo. La Grecia ha creato tipi ideali, modelli universali per i figli esaltando il Padre: Ettore l’eroe puro, Achille il furioso, Ulisse l’astuto; e anche gli Dei erano un gruppo patriarcale che abitava l’Alto, il Cielo maschile e la Terra femminile!
Roma nasce dopo i Greci e si fa continuatrice del patriarcato. I Romani compiono però un altro passo: mettono il padre sì su un posto più alto rispetto al figlio, ma aggiungono che il padre legittimo deve compiere un atto pubblico in cui dichiara la propria volontà di essere padre del figlio. Il padre in Roma ha diritto di vita e di morte sul figlio per tutta la sua esistenza e sarà anche suo maestro.
Con il cristianesimo la sacra famiglia, la triade, sembra riaprire una porta agli antichi valori femminili e terrestri. Il Cristo sostiene in alleanza il Padre e la figura di Maria dà forza alla Madre. L’Occidente ha adottato il cristianesimo che porta per eccellenza al Padre, nel contempo però si è diffuso darwinianamente con la forza e mi chiedo: porta in sé la doppia valenza strutturale del torace del padre nei millenni? La Società francese, in seguito, produce un rinnovamento più radicale. Con “Liberté Egalité Fraternité” l’asse del mondo da verticale si fa orizzontale. I figli-fratelli vogliono elevare se stessi, non aspettano più di essere elevati dal Padre. La rivoluzione industriale e le grandi guerre infine frantumano i rapporti sociali: il Padre è gettato nell’ignoto, nell’invisibile e nel distante. Il figlio non lo vede realmente e non conosce più l’attività del padre. L’ordine paterno scivola entropicamente sullo sfondo e verso il basso. Il compito principale del padre non è più quello di maestro di vita e di riferimento morale, ma di maschio cacciatore di reddito e di successo.
Il Padre nel possibile futuro
Premesso che ritengo che le maggiori altezze si raggiungano nell’essere Persona, da personare, ovvero la capacità di risuonare e attraversare gli appartamenti della propria storia, ovvero i luoghi del corpo segnati dalle relazioni importanti nelle fasi del tempo evolutivo, da cui la scelta di abitarli (anche nella funzione materna e paterna), sento di affermare che l’Umiltà è la password di tale metacomunicazione o di tale viaggio consapevole.
La Soggettività pertanto governi gli spostamenti tra i piani del Palazzo della nostra personalità e non sia imprigionata nella gabbia-corazza dell’appartamento: sappia dello spazio, del tempo e dei contenuti dell’appartamento che abita e dell’appartamento abitato dall’Altro, sappia cioè delle Relazioni e della loro co-costruzione. Non simmetrie quindi maschili e femminili, né materne e paterne, né orde maschili e femminili, né invidie dell’utero e del seno, né tanto meno del pene.
Negli ultimi decenni il movimento ambientalista ha costruito teorie che criticano l’antropocentrismo, che, insieme alla critica femminista del patriarcato, diffidano il maschio-padre dell’Occidente dal rapinare la Terra, la donna e le altre forme viventi. Il maschio e il padre di fatto sono in grande crisi di identità, così anche le donne e i giovani. La società rischia di collassare sul primario maternizzato o nel caos selvaggio ed entropico: è limpida la domanda implicita che emerge di un nuovo padre!
Vanno ascoltate le cose buone di queste critiche, per farne tesoro e renderle operative in un nuovo progetto paterno, in un rinnovato equilibrio ad ordine evolutivo maggiore, che faccia uscire il maschio-padre dalla cecità regressiva del successo e del profitto, che faccia recuperare al padre-maschio il torace affettivo, il collo autorevole e gli occhi intelligenti per un’etica più alta e complessa.
A grandezza minore, se è sparita la rigidità con cui alla madre competeva il primario (il dentro e la cura dei cuccioli) e al padre il secondario (il fuori e i valori prima ricordati), il punto di arrivo non può essere la corsa al primario sotto, ma una nuova triade sopra, un nuovo equilibrio, un rinascimento sulla freccia dell’evoluzione!
Riconnettersi alla storia cosmologica, a quella corporalmente degli umani e alla propria, significa per il maschio-padre ridirezionarsi verso una nuova verticalità che includa le vulnerabilità primarie (il suo bambino interno) nel suo essere uomo-padre, non le rimuova ma non le faccia dominanti, così le donne-madri (donne, perché più limbiche) si direzionino verso una nuova verticalità che includa il secondario, conservando femminilità assertiva in alleanza e non simmetrico-imitativo del maschile diffidato.
A grandezza maggiore, la domanda implicita di nuovo padre oggi coincide con la domanda archetipica di assicurare la sopravvivenza e la continuità della specie ai propri figli, di riportarsi nuovamente dall’orizzontale al verticale: in Analisi Reichiana Contemporanea direi “di abitare appartamenti analitico-corporei più alti e lontani dall’oralità primaria difettuale del 6º-2º, (addome - bocca) in particolare abitare il 3º (il collo) dispiegato dorsalmente, che assicuri sull’Atlante-Epistrofeo un orizzonte visivo più intelligente nel tempo, una prospettiva che scopra il futuro possibile da una nuova stazione eretta!”
Assicurare la sopravvivenza e la continuità della specie oggi è ancora un progetto paterno etico ed evolutivo, ma è di tutti, è salvare la Vita e la Biosfera su questo straordinario Pianeta vivente; esso ha bisogno del noi e del con, del femminile e del maschile, degli uomini e delle donne, dei genitori e dei giovani, nuovi prossimi Padri, dell’intelligenza di sopravvivenza in connessione con l’intelligenza affettiva e l’intelligenza cognitiva.
Solo così, leggendo la Complessità in profondità stratificata in 4D (larghezza altezza lunghezza e tempo) dei sistemi viventi, riapparirà il futuro e con esso gli stadi organizzativi maggiori e autorevoli su altezze maggiori. Riapparirà anche un Padre-maschio, uomo degno e stimabile.
Bibliografia
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Jung, C.G., Psicologia dell’inconscio, vol 7, Bollati Boringhieri, Torino 1969-2007
Lorenz, K. (1980) Il cosiddetto male. Per una storia naturale dell’aggressione. Milano: Garzanti.
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Recalcati, M. (2013) Il complesso di Telemaco. Genitori e figli dopo il tramonto del padre. Milano: Feltrinelli.
Zoia, L. (2016) Il gesto di Ettore. Torino: Bollati Boringhieri.
[*] Psichiatra, Psicoterapeuta, Analista didatta S.I.A.R., Presidente S.I.A.R. e Direttore della Scuola Italiana di Analisi Reichiana, Direttore del board scientifico della collana CorporalMente dell’Editrice Alpes, Membro dell’Accademia delle Scienze di New York, Membro del Comitato Scientifico Internazionale di psicoterapia Corporea. Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. indirizzo professionale: Via Nazionale, 400, 64026 Roseto degli Abruzzi (TE).