Numero 1/2024

Agire sulla memoria implicita con la Vegetoterapia

Marina Pompei*

Le attuali ricerche neuroscientifiche corroborano i risultati delle tesi sostenute dalle metodologie delle psicoterapie corporee nate nella prima metà del 1900 con Wilhelm Reich (1927, La funzione dell'orgasmo; 1933, Analisi del carattere). Le sue intuizioni epistemologiche e i risultati della pratica clinica per molto tempo hanno potuto essere dichiarati, ma non supportati da dati incontrovertibili. Un grande grazie dunque va a questi scienziati da parte dei continuatori dell'elaborazione reichiana.

Reich

Reich non ha indagato in modo specifico la dimensione intrauterina, ma ne ha intuito l'importanza soprattutto nelle ricerche sull'etiologìa della schizofrenia, del disturbo della capacità pulsatoria orgonica e sull'ereditarietà.

Ne ha scritto in Analisi del carattere (pagg. 535-537), Biopatia del cancro (pagg. 311-314), Bambini del futuro (pagg. 115-131, nel paragrafo Paura di cadere in un lattante di tre settimane e riportato anche in Biopatia del cancro).

Se superiamo l'ostacolo di un linguaggio ormai datato, possiamo vedere che Reich individuava, tra le possibili cause della schizofrenia, sia disturbi intervenuti durante la fase di acquisizione del coordinamento organico da parte del neonato nei primi sei mesi di vita, sia compromissioni subite in età fetale.

Nello sviluppo ontologico normale, sosteneva Reich, esiste una relazione funzionale tra moto plasmatico e autopercezione: nel feto e nel neonato già funziona l'autopercezione, ma non in modo coordinato e unitario, "(...) l'autopercezione nella vita uterina e post-uterina sarebbe solo molto debole (...) Con il crescente coordinamento dei movimenti, anche le loro percezioni sono coordinate ad una ad una fino a quando gradualmente, si raggiunge il punto in cui (...) le percezioni diverse del Sé sono unite in un'unica esperienza del Sé che si muove".

“Nella disintegrazione schizofrenica, che è il rovescio del processo originale del coordinamento bioenergetico (...) le funzioni superiori dell'organismo si disintegrano nella stessa misura in cui si disintegra il loro fondamento emozionale e bio-energetico: la scissione schizofrenica è così, regolarmente radicata nello sviluppo pre-natale e immediatamente post-natale (...) ogni grave disturbo che ha luogo durante il processo di coordinamento bioenergetico costituisce un punto debole nella personalità".

"Lo schizofrenico non regredisce nell'infanzia, (...) non torna nel grembo della madre. Ciò che esso fa veramente è diventare vittima della stessa scissione nel coordinamento del suo organismo che ha subìto quando si trovava nel grembo ammortito di sua madre; ed egli ha conservato questa scissione per tutta la vita".

In Biopatia del cancro, nel paragrafo sulla "digressione sul problema dell'ereditarietà" ha affermato: "L'ereditarietà del cancro è prenatale, ma in modo del tutto diverso da come sogna la genetica". (...) Un grave disturbo respiratorio della madre ha conseguenze nocive per la respirazione tissutale degli embrioni, come pure uno spasmo uterino cronico. Simili effetti prenatali sull'embrione non sono però ereditari come asseriscono i teorici della genetica. Si tratta invece di effetti sociali.

L'organismo della madre è il primo fattore sociale dell'embrione non ancora nato".

immagine Pompeifoto di Marina Pompei

In Paura di cadere in un lattante di tre settimane, Reich ha approfondito lo studio dei fattori ereditari implicati nell'insorgenza di bio-patologie, inquadrandoli in modo sempre più preciso come fattori energetici. Ha individuato, infatti, il problema dei processi atrofico biopatici "nella dipendenza delle funzioni psichiche e chimico-fisiche dall'attività bioemozionale dell'organismo fin dall'inizio dello sviluppo".

Ha affermato che "la vivace attività pulsatoria a partire dalla nascita è l'unica prevenzione possibile contro la contrazione cronica e l'atrofia precoce.

La pulsazione bioenergetica è funzione che dipende dagli stimoli e dai contatti con l'ambiente. La struttura caratteriale dei genitori costituisce una componente essenziale di questo ambiente, particolarmente quella della madre; essa rappresenta, infatti, l'ambiente a partire dalla formazione dell'embrione fino al parto".

"Un utero liberamente contrattile rappresenta per l'embrione un ambiente molto più favorevole di un utero spastico e anorgonotico: la capacità di carica del tessuto materno si trasmette a quella dell'embrione (...). Poiché le funzioni emozionali sono determinate dalla funzione orgonica dell'energia, si capisce che l'indole caratteriale è, in primo luogo, un più o un meno di attività energetica: il temperamento è una manifestazione della quantità dell'attività pulsatoria del sistema orgonico corporeo".

"Quello che va dal concepimento al parto e dal parto al termine del primo anno di vita - cioè al momento in cui tutte le biofunzioni si unificano in un biosistema coordinato - è il periodo biofisicamente critico, in cui vengono poste le basi della costituzione del sistema funzionale orgonico. Il nucleo di questa costituzione è determinato dalla quantità orgonotica e dalla capacità pulsatoria dei tessuti".

"La carenza di energia la si può interpretare, quindi, quantitativamente come diminuzione dell'orgonoticità e funzionalmente come limitazione dell'attività pulsatoria del plasma": è possibile ipotizzare "un'anorgonia originaria dell'embrione o un'anorgonia secondaria" correlata ad un'anorgonia dell'ambiente materno (...). Tali affermazioni non vanno intese, però, in senso meccanicistico, in quanto "l'anorgonia può essere bloccata da condizioni di vita favorevoli che pongono rimedio al guasto: il vivente ha una capacità di adattamento notevolissima, sia alle biocondizioni cattive che a quelle buone".

Una biocondizione buona è anche quella terapeutica, attraverso la Vegetoterapia Carattero Analitica, di cui si dà conto in altri articoli di questo stesso numero della Rivista (Navarro e Ferri, Komi e Serrano). Scriveva Reich in La funzione dell'orgasmo: “Ogni volta è sorprendente vedere come lo scioglimento di un irrigidimento muscolare non solo libera energia vegetativa, ma riproduce anche quella situazione nella memoria in cui la repressione della pulsione si era verificata. Possiamo dire: ogni irrigidimento muscolare contiene la storia e il significato del suo sorgere.”

La memoria, appunto, del cui funzionamento oggi sappiamo molto più di allora.

Le neuroscienze

Nella psicoterapia ci occupiamo delle memorie a lungo termine, sia di quelle esplicite che di quelle implicite. Le memorie esplicite, quelle che possiamo raccontarci e raccontare, utilizzano il lobo temporale mediale, e specificatamente l'ippocampo. Le memorie implicite sono quelle a cui non siamo in grado di accedere consapevolmente, ma guidano, o condizionano il nostro comportamento: il comportamento motorio quando ci permettono di eseguire gesti funzionali al vivere quotidiano (in questo caso utilizzando il cervelletto), oppure il comportamento emotivo, sorridendo quando vediamo sorridere, per esempio, (utilizzando prevalentemente l'amigdala).

Tra le memorie implicite, dobbiamo a Mancia (2007) l'originale approfondimento di inconscio non rimosso, distinguendolo da quello freudiano.

Freud si riferiva a memorie successivamente rimosse, quindi memorie verbalizzabili, che utilizzano strutture neuronali che si formano all'incirca verso il secondo anno di vita: il lobo temporale mediale con l'ippocampo e la corteccia orbitofrontale.

Mancia, invece, si riferisce a memorie precedenti, di epoca fetale e perinatale, a proto rappresentazioni percettivo-motorie vissute prima dello sviluppo della funzione del linguaggio verbale. Le strutture cerebrali implicate sono l'amigdala, i nuclei della base, la corteccia motoria e percettiva.

L'inconscio non rimosso è “archiviazione nella memoria implicita di esperienze emozionali, fantasie e difese che appartengono ad un'epoca presimbolica e preverbale dello sviluppo” (Mancia, 2007, pag 110). Si tratta di una memoria implicita derivante da esperienze somatiche, sensoriali, motorie ed emotive esperite in epoca prenatale e neonatale che, al di fuori della nostra consapevolezza, agiscono sul nostro sentire e sul nostro comportamento che in altre epoche è stato chiamato istintivo. Non è istintivo, è conseguenza della nostra specifica storia relazionale ai suoi albori.

I lavori di Loredana Cena e Antonio Imbasciati (2014) sono preziosi a questo riguardo.

Il riconsolidamento della memoria

Acquisito tutto ciò, che cosa possiamo fare per lenire le conseguenze che derivano da memorie implicite e inconscio non rimosso disfunzionali?

Psicoterapia e psichiatria hanno messo a punto modelli che danno risultati molto buoni. Ancora una volta dobbiamo ringraziare i neuroscienziati che oggi ci dimostrano anche in laboratorio alcune delle ragioni per cui questi modelli funzionano (Damasio, 1995, 2000, 2010; Trevarthen, 1998; Ammanniti, Gallese, 2014).

Per quanto riguarda il funzionamento della memoria, recenti studi di Nader e dei suoi collaboratori (2000) ripresi da Cristina Alberini (2014), allieva di Kandel, ci interessano particolarmente. Si tratta dello studio della funzione di riconsolidamento della memoria, cioè della dinamicità e trasformazione del ricordo. Indagini di laboratorio dimostrano che le memorie, quando vengono ricordate, diventano temporaneamente labili e in quel breve tempo di labilità, prima della nuova stabilità, possono subire modificazioni.

Si può produrre una modificazione agendo farmacologicamente sulla sintesi proteica che determina la stabilizzazione della memoria, ma questo non ci interessa qui, ed è da ritenere anche pericoloso per l'uso distorto che se ne potrebbe fare. Interessante invece, è vedere come la relazione psicoterapeutica interferisca sul riconsolidamento, permettendo al ricordo di acquisire elementi di contesto nuovi e vissuti emozionali più funzionali.

Imbasciati (2014, pag. 19) afferma: “l'esperienza nel contesto della relazione con l'analista modifica le strutture neuromentali che, in quanto strutturatesi dall'esperienza nel passato, dal feto all'adulto, costituiscono memoria. L'analisi è ristrutturazione migliorativa.”

Nel modello psicoterapeutico analitico reichiano della S.I.A.R. (Società Italiana di Analisi Reichiana), oltre la grande attenzione alla relazione terapeutica, è presente uno strumento specifico di intervento, la Vegetoterapia Analitico Caratteriale che va ad incidere proprio sulla memoria implicita motoria. L'esecuzione di specifici movimenti (acting) risveglia memorie motorie implicite strettamente connesse a vissuti emozionali antichi. La memoria incarnata si riattiva raggiungendo la percezione cosciente e la possibilità di un riconsolidamento della memoria in una modalità più funzionale all'evoluzione del paziente.

Genovino Ferri (2017, pag. 135) la definisce Attivazione Incarnata Terapeutica, che “completa la psicoterapia nel setting, nel senso di una doppia direzionalità, perché attiva la persona dal dentro; essa è fondamentale per modificare i vissuti della persona, segna infatti incisivamente nuove esperienze sentite e appropriate alle domande terapeutiche, esplicite e implicite, emerse nel setting.”

In particolare, sono fondamentali tutti gli acting relativi alla mobilitazione dello sguardo. Afferma Cena (2014, pagg. 92-93): “La corteccia orbitofrontale è localizzata in prossimità anatomica con l'orbita del bulbo oculare e questo potrebbe spiegare anche l'importanza delle funzioni della corrispondenza dello sguardo e del guardarsi negli occhi per le stimolazioni e la trasmissione affettiva durante le interazioni. Quest'area, connessa al sistema limbico, è implicata nell'elaborazione delle emozioni e delle reazioni di eccitazione- ricompensa e di avversione-inibizione, con un ruolo significativo, essendo in una zona di convergenza tra strutture corticali e sottocorticali, per il controllo dell'equilibrio tra sistema nervoso autonomo simpatico e parasimpatico, con una funzione regolatoria. Nella corteccia orbitofrontale gli stimoli provenienti dall'esterno sono integrati con stimoli interni attraverso strutture sottocorticali: il sistema orbitofrontale è considerato come un sistema di rilevanza critica per la possibilità integrativa tra esperienze passate e attuali connesse ai loro correlati emotivi e al controllo dell'umore e degli impulsi”.

Sottolinea Ferri (ibid.) “Gli acting raccordano il lì e allora con il qui e ora, il profondo con la superficie, l'inconscio con il conscio, la memoria implicita con la memoria esplicita, la corporeità con la soggettività. Essi creano nuovi canali sensoriali, formano nuove mappe cerebrali.”

 

Bibliografia

  • Alberini, C. (2014), Memoria: traccia fragile e dinamica, in Cena, L., Imbasciati, A. (2014), Neuroscienze e teoria psicoanalitica. Milano: Springer
  • Ammanniti, M., Gallese, V. (2014), La nascita dell'intersoggettività. Milano: Raffaello Cortina
  • Cena, L., Imbasciati, A. (2014), Neuroscienze e teoria psicoanalitica. Milano: Springer
  • Damasio, A. (1995), L'errore di Cartesio. Milano: Adelphi
  • Damasio, A. (2000), Emozione e coscienza. Milano: Adelphi
  • Damasio, A. (2010), Il Sé viene alla mente. Milano: Adelphi
  • Ferri, G. (2017), Il corpo sa. Roma: Alpes
  • Mancia, M. (2007), Psicoanalisi e neuroscienze. Milano: Springer
  • Nader, K. e altri (2000), Fear memories require protein synthesis in the amygdala for reconsolidation after retrieval. In “Nature” 406
  • Reich, W. (1927, ed. it.1985) La funzione dell'orgasmo, Milano: SugarCo
  • Reich, W. (1933, ed it.1973) Analisi del carattere, Milano: SugarCo
  • Reich, W. (1948, ed. it. 1976) Biopatia del cancro , Milano: SugarCo
  • Reich, W. (1950, ed. it. 1987) Bambini del futuro, Milano: SugarCo
  • Trevarthen, C. (1998) Empatia e biologia, Milano: Raffaello Cortina
 

Psicologa, Psicoterapeuta, Analista S.I.A.R.

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