Numero 1/2024
Osteopatia biodinamica
Anna Ferrari*
Chi lavora con le sue mani è un lavoratore,
chi lavora con le sue mani e la sua testa è un artigiano,
chi lavora con le sue mani, la sua testa e il suo cuore è un artista.
(S. Francesco)
Il guaritore di corpo ed anima è sempre stato considerato dall’antica tradizione popolare come quella persona che impone le mani e, così facendo, guarisce. Con il proseguire della pratica, alcuni guaritori davano anche dei consigli e parlavano con la persona sofferente, al fine di modificare la situazione di malessere e disagio. L’evoluzione di questa figura cambia nel tempo e nel mondo, in oriente e in occidente fino a sviluppare e diffondere metodi diversi di guarigione, alcuni basati sul concetto dell’energia, altri sull’uso della parola come forma di aiuto.
È la cura delle distorsioni energetiche, delle dinamiche inconsce e psicocorporee. E, in un certo senso, il nuovo modo, oggi scientifico, di essere guaritori dei terapeuti Reichiani e degli osteopati.
Dunque, possiamo parlare di Psicoterapia Corporea Reichiana e di Osteopatia Biodinamica come due scienze diverse tra loro, ma unite da una stessa valenza: la professione di aiuto, l’integrazione mente e corpo; il tocco amorevole, la presenza percettiva consapevole e non giudicante.
Muovendo dalle intuizioni di W. Reich che postulò l’esistenza di una energia cosmica di base, che chiamò orgone (Reich, 1975), noi osteopati ci ricolleghiamo a W. Sutherland[1] (2000), uno dei padri dell’osteopatia, che chiamò questa energia primaria il soffio della vita.
Il soffio della vita è il respiro della vita, è la forza vivificante, l’essenza intelligente presente in ogni essere. Le forze della creazione sono fenomeni ritmici che Sutherland chiamò respirazione primaria (ibidem).
La sua natura è espressione e contrazione (l’inspiro e l’espiro, lo Yin e lo Yang), ed è un ritmo profondo ed ampio. L’azione di questo ritmo crea un campo bioelettrico e biomagnetico in grado di organizzare la nostra morfologia, i nostri tessuti embrionali, dal concepimento alla fine della vita[2].
Il dott. Still[3] (2000), il dott. Sutherland e il dott. Becker[4] (2000), contribuirono a creare la scienza osteopatica o medicina osteopatica, che è anche una filosofia, un’arte dove la persona è un’unità di mente, corpo e spirito.
Il termine cranio sacrale fu utilizzato nel 1951 da Magoun[5], per descrivere un movimento sincronizzato tra le ossa del cranio e le ossa pubiche. Il termine biodinamica fu introdotto successivamente da Becker nel 1963 (ried. 1997) per descrivere una forza che produce un movimento sottile presente in tutto il corpo.
Becker ci insegna che è possibile palpare l’immobilità così come il movimento, e che è possibile utilizzare queste risorse per ristabilire la salute.
Troviamo quindi connessione con la fisica moderna che si basa su gli stessi principi dell’osteopatia che sono:
1) l’interdipendenza struttura-funzione 2) l’unità del tutto 3) il principio di auto guarigione.
La biodinamica cranio sacrale è un arte di ascolto con le mani, una pratica di presenza e compassione (stare con) che facilita chi riceve ad accogliere il processo che si sta verificando in quel momento.
Questo è vivere nel flusso biodinamico: ricerca e integrazione con la sorgente che è racchiusa in ognuno di noi e che lo psicologo Carl. R. Rogers chiama l’universalmente vero, conosciuto in molte culture e tradizioni.
Nell’Analisi Reichiana l’uomo è definito come un nucleo di energia cosmica, immerso in un campo energetico più vasto e la psicoterapia corporea tende a rendere la persona consapevole dei blocchi energetici, diventando quindi la cura delle distorsioni energetiche (Ferri, Cimini, 2012).
Fondamentale è il toccare come forma primaria di contatto, l’osteopata è preparato ad usare le mani per apprezzare blocchi muscolari, energetici, spasticità, densità tissutali. Come nella psicoterapia corporea, pur muovendosi su piani differenti, si aiuta la persona a trovare le risorse per consapevolizzare i blocchi energetici presenti. Ferite, traumi, trauma della nascita, fobie, tutto questo trattiene l’informazione nei tessuti, con restrizione di funzionamento del corpo, somatizzando (fenomeno di sofferenza psichica).
Un punto di contatto tra le discipline di cui sopra, sono le zone corporee oggetto di attenzione terapeutica.
Reich individuò sette segmenti dove si strutturano i blocchi e sono perfettamente corrispondenti ai punti osteopatici maggiormente disfunzionali.
- livello occhi, orecchie, naso
- livello bocca
- Livello collo
- Livello torace
- Livello diaframma
- Livello addome
- Livello bacino – gambe
In osteopatia si studiano le relazioni tra psiche e corpo e il conseguente adattamento dell’organismo nella sua postura. Dopo una attenta anamnesi prossima e remota, si pone l’attenzione sul disturbo, motivo della consultazione. Si passa quindi ad un esame generale, un’indagine sul corpo scandita per ogni segmento con l’applicazione di test generali (ortopedici e neurologici) e poi osteopatici. In questo modo si identificano le disfunzioni principali. Il paziente è osservato in piedi, seduto e sdraiato sul lettino. A questo punto entra in gioco l’arte dell’ascolto attraverso il tocco leggero del terapeuta, i tessuti dal loro profondo permettono all’operatore la lettura della loro storia e delle emozioni in essi racchiuse.
A chi si rivolge l’osteopatia e che cosa cura?
La terapia osteopatica è indicata a pazienti di tutte le età, dal bambino all’anziano, attraverso una attenta anamnesi, visione di eventuali esami strumentali ed un esame posturale completo, l’osteopata cerca la causa principale del problema. Valuta la qualità dei movimenti articolari e dei tessuti, mediante test specifici. Sulla base di quanto emerso, applicherà il trattamento manuale, con il quale si possono eliminare le restrizioni di movimento dell’apparato muscolo scheletrico, viscerale e del sistema cranio sacrale. I campi di applicazione sono molteplici: disturbi al sistema muscolo scheletrico (cervicalgie, dorsalgie, lombalgie); disturbi al sistema digestivo; disturbi al sistema neurovegetativo, disturbi relativi a Orl (otorinolaringoiatria), cefalee, emicranie, insonnia.
Le tecniche manipolative osteopatiche applicano delle forze manuali alle zone del corpo in disfunzione, si introducono quindi specifiche forze correttive per ridurre le restrizioni di mobilità.
Ci si avvale di tecniche sui tessuti molli, tecniche articolatorie, tecniche ad energia muscolare, tecniche ad alta velocità e bassa ampiezza (trust), tecniche di rilasciamento miofasciale, tecniche viscerali, tecniche cranio sacrali.
Una tecnica cranio sacrale è la biodinamica.
Come si svolge un trattamento di osteopatia biodinamica?
Raccontare i principi secondo i quali si svolge una sessione di biodinamica cranio sacrale non è facile, proviamo a fornire, in poche righe, una descrizione esaustiva. L’osteopatia biodinamica è un’arte meditativa in relazione con il ricevente, dove le mani sono antenne che percepiscono i ritmi lenti del corpo.
L’operatore si posiziona seduto sulla sedia con piedi ed ischi ben poggiati, rimanendo in radicamento[6]; il paziente è sdraiato sul lettino, vestito, in posizione supina e orientato nell’ascolto del proprio stato corporeo.
Le mani dell’osteopata sono poggiate delicatamente su alcune parti del corpo per apprezzare il movimento delle fasce, che hanno un ruolo fondamentale nella trasmissione delle informazioni da un punto all’altro del sistema corporeo, e valutare la risposta del sistema nervoso autonomo. In osteopatia biodinamica si contattano le forze organizzatrici della respirazione primaria e la biodinamica dell’evoluzione embrionale[7].
Il terapeuta valuta i movimenti dei tessuti e dei fluidi, in seguito cerca di ristabilire un equilibrio riportando il paziente alle sue strutture embriologiche originarie, ripercorrendo, durante il trattamento, le varie tappe dello sviluppo.
Il concetto di Jeaolus[8] dell’embrione sempre presente negli organismi viventi è un archetipo della biodinamica cranio sacrale.
Nell’atto della percezione si entra in una relazione con il paziente al di fuori del flusso del tempo dove emergono le nostre facoltà intrinseche ed istintuali. La mano dell’osteopata, educata da un apprendimento lento e preciso, permette di entrare in ascolto dei tessuti e di sentire le modificazioni della struttura. Il contatto facilita una relazione terapeutica, permettendo di rapportarsi con l’intelligenza inconscia del corpo.
Durante il trattamento il paziente può rivivere emozioni in maniera diretta o simbolica, percepire un odore, visualizzare un colore, avere sensazioni corporee. Questi fenomeni si verificano perché le emozioni profonde sono inscritte sul campo elettromagnetico del corpo e la terapia cranio sacrale biodinamica può influenzare modelli primari profondi, fornendo al paziente risorse per esplorare il proprio spazio emotivo e avere sensazioni.
L’azione di un trattamento di osteopatia biodinamica agisce sul sistema neurovegetativo, creando un riequilibrio tra l’ortosimpatico e il parasimpatico, il paziente può accedere alle sue risorse ed innescare il processo di autoregolazione del corpo.
Nella terapia reichiana, in particolare nella Vegetoterapia Carattero-Analitica, c’è una influenza sul sistema neurovegetativo, attraverso una diversa modalità; si utilizzano movimenti precisi del corpo (acting) del paziente per passare ad una successiva verbalizzazione con il terapeuta delle sensazioni avute. In tal modo si accede alle emozioni che potrebbero essere rimaste bloccate in una precisa zona del corpo, riportando alla luce blocchi energetici.
Da lì si ripercorre con una analisi del profondo la storia della persona eleborandola in una direzione evolutiva.
In questo panorama comune di professioni mediche e psicologiche, lo psicoterapeuta reichiano e l’osteopata svolgono un intervento di aiuto, seppur approcciando con modalità diverse il paziente. Entrambi impegnati nella cura delle distorsioni energetiche e nella corretta relazione terapeuta-paziente.
[2] Il ritmo è un meccanismo primario, collegato direttamente alla respirazione dei tessuti interni del sistema nervoso centrale. Rappresenta un processo metabolico.
[3] A. T . Still nasce nel 1828 in Virginia, diventa medico e nel 1861 partecipa alla guerra civile come medico militare. Alla fine della guerra perde tre figli per una epidemia di meningite. Dopo questi eventi tragici decide di ripartire dallo studio dell’anatomia ed elabora la teoria del processo di auto guarigione del corpo. Nel 1874 ufficializza la sua nuova scienza e nel 1892 fonda la prima scuola di osteopatia, American School of osteopathy a Kirksville, nel Missouri. Muore all’età di 89 anni.
[4] Rollin Becker (1910-1996), studente di W. G. Sutherland, si laureò presso la American School of Osteopathy. La sua opera più importante è “la Vita in Movimento”, per la prima volta nel 1963 introduce il termine “biodinamica”, per descrivere una forza che produce un movimento sottile in tutto il corpo.
[5] Harold Ives Magoun osteopata, allievo di Sutherland, pubblicò il prezioso libro “Osteopathy in the Cranial Field”. Nel 1964, Magoun insieme ad altri osteopati, promulgò il primo seminario di osteopatia Craniale in Europa.
[6] Il radicamento è una tecnica meditativa semplicissima, utile per favorire un senso di equilibrio, è la base fondamentale che precede ogni altra pratica energetica. Il radicamento è dato dal contatto tra i piedi e il terreno e dalla percezione di corretto appoggio del proprio bacino. In questo modo il corpo è bilanciato, saldo e l’energia scorre liberamente. Alexander Lowen diceva che noi esseri umani siamo come gli alberi, radicati al suolo con una estremità, protesi verso il cielo con l’altra (Lowen, 2004).
[7] E. Blechschmidt (1902-1992), grande studioso di embriologia, scoprì che ciascuna parte dell’embrione si sviluppa nel movimento. Lo sviluppo embriologico iniziale è largamente epigenetico, guidato dalle dinamiche fluide. L’orientazione spaziale viene espressa nel piano materiale da forze fluide (forse legami idrogeno elettromagnetici dell’acqua), generando una matrice che governa lo sviluppo dell’embrione. Blechschmidt elaborò sei differenti meccanismi guidati dal metabolismo dei tessuti (Blechschmidt, 2004).
[8] J. Jealous (1943) osteopata Statunitense, ha dato un grande contributo a questa medicina. Ha creato il concetto di Osteopatia Craniale Biodinamica, attingendo il termine “biodinamico” dagli studi dell’embriologo tedesco E. Blechschmidt. Nel 2001 riconosce che la coscienza dell’operatore ha un ruolo primario nella profondità dei cambiamenti terapeutici che insorgevano nei pazienti.
Bibliografia
- Becker, R. (1997), Life in Motion. Stilness Press.
- Becker, R. (2000), The Stilness of Life. Stilness Press.
- Blechshmidt, E. (2004), Ontogenetic Basis of Human Anatomy, The Biodynamic Approach To development from Conception to Adulthood. Ed. North Atlantic Books.
- Ferri, G., Cimini, G. (2012). Psicopatologia e carattere. L’Analisi reichiana. Roma: Alpes.
- Lowen, A. (2004), Bioenergetica. Milano: Feltrinelli.
- Magoun, H. I. (1951), Osteopathy in the Cranial Field. Ed. Sutherland cranial Teaching Foundation
- Reich, W. (1975), La scoperta dell’orgone. vol.n.1. Milano: SugarCo.
- Still, A. T. (2000), Autobiography of A. T. Still. Milano: Castello Editore.
- Sutherland, W. G. (2000), Teachings in the Science of Osteopathy. ed. Anne Wales.