Numero 1/2024

analisi corporea in gruppo

di g.a. nigosanti

Alpes ed., 2017
collana corporalmente

recensione di R. M. Sassone*

Un plauso a Giorgio Nigosanti, che ha il merito di aver scritto il primo libro reichiano sulla psicoterapia in gruppo!

Il pregio di questo scritto è innanzitutto la Semplicità e Chiarezza, doti che per me rivestono una grande importanza, perché dimostrano che l’autore conosce sulla sua pelle l’esperienza di cui parla e la sa trasferire al lettore attraverso il canale empatico e non solo razionale.

Dopo aver introdotto l’argomento, inquadrandolo in una visione generale, ci fornisce una procedura che permette al lettore di avere una cornice di riferimento, un percorso significativo, scandito dagli acting della Vegetoterapia Carattero-Analitica proposta dal nostro maestro Federico Navarro ed arricchito dalle successive elaborazioni di Genovino Ferri. Se ne ricavano spunti creativi di cui può approfittare qualsiasi psicoterapeuta che conduca gruppi, in cui sia contemplato il lavoro psico-corporeo e bioenergetico.

analisi corporea nigosanti copertinaPer quanto mi riguarda ho sempre amato condurre gruppi, fin da quando giovane allievo, ne facevo esperienza a Napoli (negli anni ’70) con un nostro carissimo collega, Alberto Torre e con il compianto Piero Borrelli.

Fin da subito compresi il valore di questi spazi condivisi con varie persone, unite nel comune intento di comprendersi nell’ambito delle relazioni. Non bisogna infatti dimenticare che sono le relazioni a formarci in ogni momento della nostra vita, a partire dalla prima essenziale relazione nell’utero di nostra madre.

Ritengo quindi che ogni psicoterapia individuale dovrebbe essere integrata da una psicoterapia di gruppo o/e in gruppo; rimando al libro di Nigosanti la comprensione della differenza tra queste due modalità: personalmente ormai preferisco unirle, decidendo di volta in volta se dare più spazio all’una o all’altra in base alle esigenze del gruppo o di una singola persona del gruppo stesso.

L’esperienza del gruppo è un vero e proprio viaggio nella vita, un viaggio condensato, in cui vivere senza filtri ed immediatamente il mondo emotivo che si attiva quando siamo con gli altri. Il fondamentale valore aggiunto è che gli ALTRI che incontriamo non sono legati a convenzioni e ad atteggiamenti formali. Quando degli amici si ritrovano in una pizzeria o in una casa, per quanto siano spontanei, si attengono a delle regole comportamentali, e sono presenti sempre due livelli di comunicazione, quello sostenibile che ognuno agisce secondo i suoi copioni relazionali e quello più reale, ma celato, in cui avvengono proiezioni, timidezze, risentimenti, competizioni, timori, frustrazioni e aspettative.

Nella dimensione del gruppo di psicoterapia, invece, questa parte nascosta è manifestata e talvolta agita attraverso gli acting relazionali, mettendoci di fronte a ciò che suscitiamo e consentendoci di esprimere ciò che reprimiamo. I compagni di gruppo ci fanno da specchio. Questa è un’opportunità eccezionale, possibile in uno spazio protetto e guidato dalla PRESENZA del terapeuta.

Sottolineo a questo punto il tema della PRESENZA del terapeuta, perché essa fa la differenza. Attraverso la mia esperienza di conduttore di gruppi posso affermare, con cognizione di causa, che lo spazio gruppale presuppone un impegno ed un’attenzione continua ed intensa di natura ben diversa da quella necessaria alla terapia individuale.

Bisogna avere quella che si chiama attenzione non focalizzata o inclusiva, una visione globale in cui assorbire contemporaneamente la RETE RELAZIONALE che collega gli individui del gruppo in una trama che muta continuamente. Aggiungo alla parola PRESENZA, la parola EMPATIA. Il conduttore si pone quindi in uno stato di PRESENZA EMPATICA che non può essere imitato, ma deve costituire un suo assetto sostenibile che cresce col tempo e con l’esperienza.

Ciò pone di conseguenza l’accento sul percorso di crescita personale continuo del terapeuta che non può permettersi il lusso di vivere degli allori passati. Questo discorso vale certamente per ogni psicoterapeuta individuale e tanto più per chi guida anche gruppi.

Bisogna che il conduttore si ponga in uno spazio silenzioso, aperto e disponibile perché il suo stato di coscienza è determinante: egli è il catalizzatore del gruppo che, come un direttore d‘orchestra, mantiene l’accordo dei vari partecipanti.

Con un perfetto accordo reciproco Nigosanti così scrive alla fine del V capitolo: “L’analista deve possedere una grande sensibilità, apertura ed empatia (…) È necessario ancora che sappia cogliere le atmosfere individuali e di gruppo (…) deve possedere l’abilità di modificare, durante il gruppo, il proprio programma se le circostanze lo rendono necessario”.

Conosco bene Giorgio Nigosanti e so che, oltre al frutto della sua esperienza, alcune sue considerazioni nascono anche da un percorso meditativo.

La meditazione (ed ogni pratica di consapevolezza) è una strada maestra che consente ad ogni individuo, tanto più se ha la responsabilità di altre persone, di conoscere ed aprire uno spazio di coscienza intimo e profondo.

La presenza di cui tanto si parla come qualità indispensabile di uno psicoterapeuta non è qualcosa che si può recitare. O c’è o non c’è. Alcuni nel nostro settore ne parlano con superficialità, senza rendersi conto che essa è frutto di un viaggio interiore lungo, faticoso ed umile, che pochi hanno intenzione di intraprendere sul serio.

Non voglio dilungarmi oltre su questo argomento, ma voglio evidenziarlo perché fa la differenza tra essere un terapeuta esperto ed essere un terapeuta consapevole.

Dice Giorgio nell'introduzione: “Vorrei concludere affermando che ogni psicoterapeuta, ma soprattutto ogni analista di gruppo corporeo deve essere prima di tutto una persona autentica”. Una dolce commozione mi ha visitato leggendo questa frase. Essere una persona autentica è il più nobile obiettivo di ogni essere umano, ma anche il più arduo. Ne ho conosciute poche di persone autentiche ma quando accade lo si percepisce immediatamente, non da ciò che dicono e talvolta nemmeno da ciò che fanno, ma da un’intensità pacata che da esse emana; hanno un campo di forza autorevole e gentile, un sorriso nel cuore… sanno VEDERE.

In questo libro si mette l’accento sulla psicoterapia in gruppo e Giorgio parla di analisi di gruppo, evidenziando la dimensione analitica della psicoterapia in gruppo.

Questo aspetto è per me fondamentale perché ritengo che in qualsiasi psicoterapia di gruppo o in gruppo non si deve assolutamente trascurare l’importanza della elaborazione dei vissuti che emergono, dedicando quindi un tempo significativo affinché ci sia la possibilità che ognuno dei partecipanti possa uscire dal gruppo con una sensazione di interezza e di integrazione.

Nel gruppo le esperienze emotive e gli insight possono essere molto forti e non si devono lasciare le persone disintegrate, come avviene talvolta in gruppi che considerano importante soltanto la catarsi. È facile far emergere emozioni, ma non è altrettanto facile ricomporre la struttura dell’individuo. Ho visto spesso individui tornare a casa sconvolti e scompensati perché mancava la dimensione analitica.

Auguro a questo libro il successo che merita e a Giorgio di scriverne la continuazione.

 

* Psicologo, Psicoterapeuta, Analista S.I.A.R.

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