Numero 1/2024
Il momento presente e la nostra storia di vita1
Genovino Ferri*
Gioco con le parole.
Le parole sono scrigni del tempo e, se le apriamo nella loro etimologia, ci portano nella profondità da cui emergono, con il loro significato, in movimento sulla freccia del tempo; ci portano negli strati sottostanti, straordinari per comprendere la superficie, leggendola nelle tre dimensioni!
Consapevolezza. In Brasile ho scoperto che in lingua portoghese non c'è differenza tra coscienza e consapevolezza, queste due parole vengono pronunciate nello stesso modo, ma durante la mia permanenza lì, nel dibattito appassionato di un seminario su Soggettività e Intersoggettività, è venuta fuori una parola più appropriata Consapedoria, che traduce meglio consapevolezza.
Se apriamo consapevolezza notiamo che arriva da sapere con; se apriamo anche la parola sapere scopriamo che non sta solamente nella testa, il sapere arriva da sapio, sapore, e parte dal corpo, dalla bocca.
Il percorso della parola sapere va da sapio - sapore fino al senno, quindi con-sapere abbandona l'ambito solamente cognitivo-oculare, per inserire più sensi. Nella parola consapevolezza c'è un dialogo, una relazione tra il sentire e la cognizione-oculare e potrebbe essere senz'altro uno degli indirizzi futuri nel nostro percorso evolutivo di specie. Anche per questo motivo penso che la mente non sia tanto una mente incarnata top down, credo invece che emerga dal corpo, incarnata, enattiva, di tratto caratterologico, bottom up primariamente.
Un vocabolo da cui non riesco a non farmi attrarre è relazione.
A questa parola devo la mia iscrizione, come membro, nell'Accademia delle Scienze di New York, per un articolo che legge la relazione come un sistema vivente complesso, terzo oltre i due, analista e analizzato, che la costruiscono nel setting psicoterapeutico; un lavoro scritto a due mani con Giuseppe Cimini.
Faccio una grande distinzione tra comunicazione e relazione: la differenza è nell'introduzione del tempo, le comunicazioni (da cum-munis scambiare insieme), se ripetute nel tempo, costruiscono le relazioni; la relazione è fatta di tempo stratificato.
Oggi siamo in un tempo che Bauman ha definito della modernità liquida, un tempo che ha subìto un'accelerazione. Ma di quale tempo parliamo?
Il tempo è un'altra parola magica. Il tempo lo sentiamo o lo pensiamo?
- Quanti anni hai e quali anni hai? -
É una domanda, che se ci rivolgiamo o la rivolgiamo ad un nostro amico, ci fa scoprire risposte molto intriganti.
Esiste un tempo interno ed un tempo esterno.
Il tempo esterno è quello dell'orologio, è una convenzione a cui facciamo tutti riferimento, il tempo interno è un viaggio lungo le stazioni della nostra vita, segnato cioè in tutti i gradini evolutivi della nostra persona, anche nel linguaggio intelligente del nostro corpo. Dal big bang al tempo presente.
Quante volte il tempo ci sembra dilatato e quante invece ci sembra passare così in fretta, volato.
Sentire il tempo è forse più del tempo interno, mentre pensare il tempo è forse più del tempo esterno. Si tratta di due frecce del tempo, appaiate e contrapposte nella loro direzione verticale.
Nel tempo presente possiamo certamente scattare una fotografia di stato, ma non riusciremo mai a comprenderla in 3D se non leggiamo anche il tempo da cui emerge.
C'è un dialogo tra il qui ed ora ed il lì ed allora che genera consapevolezza: il sapere dove siamo, da dove arriviamo e dove andiamo ci permette di governare meglio, oggi, le tre direzioni e con esse avere un maggiore equilibrio nel nostro essere nel mondo.
Facendo dialogare relazione e tempo mi arriva un'associazione…
Se durante una conferenza vedo che la platea mostra interesse a quello che dico e mi si esprimono sguardi incuriositi ed accettanti, mi si affacciano le parti migliori di me, queste parti di me sono invitate... una parola bellissima invitare, portare in vita; ma se vedo volti con qualche sbadiglio di troppo o con una mimica poco accettante, esse mi portano quasi a ritirarmi o a contrarre parti del mio corpo. Sto introducendo il tema della continuità della vita sulla freccia del tempo, della continuità Corpo-Mente, della continuità dei vissuti attraversati nel lì ed allora con quelli del qui ed ora (credo che esista una continuità del Sé, dalla pre-soggettività alla soggettività, che inizia con la stazione eretta, la muscolarità striata e il linguaggio verbale): sto introducendo qualche considerazione sull'essere invitati o non, che passa, nelle nostre relazioni primarie con l'altro da noi, nel come della visività e della mimica dei neuroni specchio.
Ma i neuroni specchio ci sono ed agiscono anche prima di questo tempo?
Se i neuroni specchio duplicano il movimento-azione e progressivamente le rappresentazioni mentali, come la mettiamo con il tempo intrauterino quando il feto già sa di amaro e di dolce? Ci sono delle evidenze che ci informano: se nel liquido amniotico si iniettano delle sostanze dolci, aumentano le deglutizioni del feto, mentre se si iniettano sostanze amare le deglutizioni diminuiscono. Non voglio chiamare in causa i neuroni specchio, ma ne derivo che esiste una sensorialità mirror, terreno per una memoria a specchio anche nel proto-Sé, per dirla con Damasio.
Se non facciamo i conti con questi dati non capiremo mai di psicopatologia. Il tempo presente di uno scompenso psicotico ha radici in un tempo antichissimo, in quella che chiamo relazione oggettuale primaria, che non è solamente quella oro-labiale dell'allattamento, dove incontriamo i suddetti neuroni specchio, che possono rappresentare un frattale relazionale di un tempo precedente. In altre parole, con l'allattamento siamo già nel fuori, siamo in una posizione di relazione con la madre-seno, un'altra posizione di relazione rispetto a quella del dentro intrauterino.
La relazione oggettuale primaria va distinta infatti in una prima fase A ed in una seconda B; le posizioni di relazione e le relazioni sono differenti, possiamo avere cioè esperienze intrauterine che sono altro da quelle extra-uterine, aumenta la complessità, ma aumenta anche la precisione temporo-spaziale su cui collocare tridimensionalmente i disagi, anche quelli oltre-soglia psicopatologici.
I neuroni specchio, quindi, sono datati ontogeneticamente nel tempo evolutivo e risalgono al primo o secondo anno di vita, quando esiste uno scambio visivo importantissimo, è l'inizio della soggettività e non credo che sia casuale la loro presenza in quel tempo lì.
Ma la sensorialità mirror è anche pre-soggettiva come facciamo a non introdurre la corporeità, che è già presente anche nella pre-soggettività, prima delle rappresentazioni cognitive?
Questa dimensione mi fa dire con Gallese che dobbiamo certamente considerare nel setting l'intercorporeità oltre che l'intersoggettività, considerare che l'empatia non è un'empatia solo cognitiva, ma soprattutto un'empatia affettiva. Le relazioni non sono fatte dalla cognizione, sono costruite a partire dai segni incisi depositati dalla nostra specifica storia nel sistema limbico, in particolare in due centri, il giro cingolato anteriore e l'amigdala.
Questi due centri fanno parte di quelli che io chiamo luoghi del corpo fondamentali, che possono essere centrali o periferici.
I luoghi periferici non sono altro che l'interfaccia dei luoghi centrali, per cui anche la corporeità periferica ha una straordinaria intelligenza, può rappresentare cioè una mappa ed un percorso, che, con una grammatica appropriata, può permetterci di arrivare dalla periferia fino ai luoghi centrali.
Nei luoghi centrali, così come nei luoghi periferici, ritroviamo il tempo della filogenesi e dell'ontogenesi, altri tempi, ancora e sempre straordinari.
Tornando alle relazioni e ai due luoghi centrali che le registrano nella storia biologico-biografica: il giro cingolato anteriore è parte della corteccia del sistema limbico, che porta i segni incisi dalle nostre paure abbandoniche, esse esprimono il quando siamo giù, quando si perdono gli oggetti parziali e amorosi; in queste situazioni questa zona centrale registra tutto e, sia chiaro, non significa che a livello periferico non registriamo le perdite, anzi le proiezioni centrali sono proprio nella zona toracica e/o in quella diaframmatica e/o in quella addominale.
L’amigdala invece è l'archivio principale della memoria implicita ed è il luogo in cui vengono registrate le paure da minaccia esterna.
Sto distinguendo cioè le paure in: paure abbandoniche, che sono le paure che registriamo quando perdiamo gli oggetti e le registriamo più dentro che fuori, e le paure da minacciosità, elicitate da una minaccia esterna, che registriamo più fuori che dentro. Anche i neuromediatori dei due tipi di paura sono differenti.
L'amigdala, un nucleo centrale presente nella filogenesi ancor prima dei dinosauri, ci testimonia che l'intelligenza della vita viene prima di noi, ma anche che la paura della sopravvivenza è prima della paura abbandonica, che nasce, infatti, con i mammiferi e proviene dalla relazione affettiva.
È con la nascita dell’affettività, emozione mammifera per eccellenza, che acquisiamo la paura della perdita, osservabile per esempio nel pianto di separazione dei bambini. Il richiamo di separazione testimonia, infatti, una straordinaria proprietà del sistema limbico e ne è responsabile la prolattina, un ormone che prima dei mammiferi era insignificante e che nel mondo dei mammiferi si specializza in ormone della maternità; un'emersione evolutiva che fa diventare la nostra specie sensibile alla cura dei cuccioli, nel senso di protezione affettiva e di cura parentale.
È un salto straordinario dell'organizzazione del vivente, che si addiziona alla paura da minacce esterne registrate già dall'amigdala.
Se la forma abbandonica della paura, nel corpo, la sentiamo tra torace e addome, la forma da minacciosità esterna dove la sentiamo?
Sulla schiena!
Essere attaccati alle spalle ad esempio, metafora della paranoia, evidenzia un'aggressività che arriva da fuori e, giocando sempre con il corpo, potremmo dire che la paranoia è qualcosa di più antico: i trapezi sono dei muscoli che stanno posteriormente, lungo la colonna vertebrale e sono quelli che in situazioni di allarme si contraggono (se non riuscite ad immaginarlo nella nostra specie, guardate un cane o un gatto che s'incontrano).
Il corpo sa da sempre che due sono i tipi di paura che registriamo, la cognizione ha l'informazione un po' dopo e diventa consapevolezza se connette il pensare al sentire.
La nostra grammatica corporea periferica (analitica reichiana) si informa ai 7 livelli corporei relazionali, luoghi del corpo periferici fondamentali, quelli per cui un segno inciso dalle relazioni oggettuali di fase sulla freccia del tempo evolutivo (perdita-abbandono o minacciosità-aggressività) si incide su un preciso livello corporeo, che di fatto registrerà uno schema di relazione adattivo storico-biografico.
Esso informerà e formerà, insieme ad altri schemi di quella fase, il tratto di carattere di quella specifica persona.
Sto proponendo il dare corpo alla mente, in particolare alla mente di tratto caratterologico, straordinaria rappresentazione per un'appropriatezza progettuale analitico-terapeutica, per esempio.
Introducendo il corpo e la corporeità possiamo comprendere meglio il concetto di modernità liquida introdotto da Bauman, che tanto successo ha avuto per la sintesi folgorante racchiusa nella definizione dello stato della società attuale.
La modernità liquida ci descrive la perdita dei confini che, sulla freccia del tempo evolutivo verticale, sono rappresentati dalla capacità di contenimento e organizzazione dell'impulsività.
Quest'ultima definisce un grande getto di energia, fuori del controllo della corteccia prefrontale, di origine sottocorticale, spesso a corto-circuito reattivo, che fa rischiare facilmente l'entropia.
In chiave psicodinamica è come se, per la mancanza di contenimento, si fosse disciolto quasi completamente il Super-Io.
In una traduzione psicocorporea e analitico-reichiana il Super-Io risiede nel 3° livello corporeo (il collo). Se cede ipotonicamente tale livello, emergono luoghi corporei sottostanti 2°-5°-6° livello (bocca, diaframma e addome) che, in assenza dell'affettività toracico-limbica nella modernità liquida, si esprimono con manifestazioni eclatanti, a più decibel, immediate, primitive, spesso violente, appartenenti all'Es rettiliano, pre-soggettive: liquide cioè orali insoddisfatte e borderline, ovvero meno alte e ordinate neghentropicamente!
Oggi i disturbi nevrotici sono scomparsi dal DSM V, perché la repressione, come meccanismo di difesa, è quasi scomparso e le persone non contengono più!
La repressione è un contenimento che comprime, è la capacità di mettere in un luogo del corpo, periferico e centrale, ciò che non ci piace, sequestrandolo in una coazione.
Noi analisti reichiani diciamo che la rimozione a livello corporeo si trasforma in una contrazione muscolare, ma avendo perso la prevalenza della muscolatura striata sulla freccia del tempo (continuando a parlare in termini psicocorporei) ci siamo spostati sulla muscolatura liscia, in un tempo orale pre-muscolare, per cui siamo rimbalzati dall'eccesso di confini alla loro assenza.
E' una caduta verticale secca di energia; la relazione con il mondo, dal torace-collo si è spostata sull'oralità secondaria ma anche primaria.
Tutto ciò comporta un'accelerazione del tempo, perché meno organizzati, più fragili, più vulnerabili.
Nel setting oggi ci troviamo ad organizzare progetti di costruzione più che di decostruzione, ci troviamo a formare nuovi stili di relazione con le cose del mondo, più ordinati intelligentemente, impensabile fino a due generazioni fa, quando si andava in analisi per risolvere le nevrosi e sciogliere le rimozioni associate. Oggi nei setting incontriamo le psicosi, i disturbi borderline, le depressioni reattive, la patologia del mondo orale e così proviamo a riportare le persone più sù, dentro di sé o addirittura ad abitare per la prima volta il loro torace-collo-occhi.
Torno alla modernità liquida e per comprenderla vi propongo un'analisi del gioco dei principali neuromediatori.
Sostengo che viviamo in una società che è affetta da una depressione mascherata, indotta dalla modernità liquida e mascherata dall'accelerazione, che permette di sentirla poco.
É una società che sta sull'istante, una parola che significa stare sul tempo e non stare nel tempo; ciò implica la presenza aumentata di un neuromediatore, la dopamina; il mondo è in accelerazione dopaminergica, ma dovuta ad una carenza affettiva, di sentimenti, non c'è il lusso del tempo e dei sentimenti, ci sono più emozioni e meno sentimenti, ci sono più informazioni e meno sapere. C'è meno serotonina negli spazi pre-sinaptici.
Mi soffermo un po’ su questi tre neuromediatori molto importanti, sembrano un mondo a parte e invece sono nella vita quotidiana.
Vi propongo un'equazione elementare: la dopamina DA è azione, la serotonina 5HT è affettività, la noradrenalina NA è allarme. Questi tre dialogano sempre fra loro.
Nel mondo della modernità liquida la noradrenalina sale, ma diminuendo la serotonina sale la dopamina: la diagnosi appunto è di depressione mascherata.
C'è un vuoto del tempo interno ed un’invasività abnorme del tempo esterno, siamo così proiettati nel fuori che abbiamo dimenticato il dentro!
Siamo esposti ad un eccesso di stimoli, aumentano le comunicazioni ma diminuiscono le relazioni, che sono fatte di tempo. Ho definito questo fenomeno furto del tempo: furto del tempo al sistema limbico e alle relazioni. Spesso vediamo i bambini con tv, videogiochi, tablet e computer in una relazione eccessiva, continua, che spesso ha funzione di liberare i genitori per poter fare altre cose; non c'è più il tempo dello stare insieme, troppa è la domanda esterna.
Il furto del tempo propone loro una scena di solitudine narcisistica, non proponiamo più noi ai nostri ragazzi, così l'autenticità dei sì e dei no; non presentiamo più il 3, non c'è più il padre (in altri vocabolari la figura strutturante affettiva che permette ai ragazzi di sentire la potenza del limite).
Il furto del tempo al cervello limbico, quello delle relazioni affettive, comporta un'apparente maggiore presenza di cognitività (cervello neopalliale), ma di fatto, scomparendo la modulazione affettiva, aumenta l'allarme e il rischio di un'aumentata presenza di un altro cervello sottoposto (cervello rettiliano).
Nelle sue profondità ha sede il locus coeruleus (un altro luogo del corpo fondamentale), un nucleo che si attiva quando stiamo in condizioni estreme, con l'amigdala e il giro cingolato anteriore che non sono riusciti a fermare la minaccia e il sistema vivente si sente in pericolo mortale.
É un indicatore straordinario, collocato vicino allo zero entropico ed è la sede di maggior sintesi di noradrenalina. Se la persona cioè è allarmata oltre-soglia e mancano i contenimenti serotoninergici affettivi, il passaggio all'azione dopaminergica può essere immediato.
Assistiamo così a delle efferatezze drammatiche raccontateci quotidianamente dai media (in un circuito perverso di allarme - attrazione), in cui la violenza non ha più il mediatore sentimento che organizza e umanizza l'impulso, c'è un bypass fra la pancia e la testa, che non passa per il cuore, per dirla in termini corporei periferici ed elementari; e ancora in questi termini, a livello centrale c'è un bypass diretto rettilo-neopalliale che non passa per il limbico.
Il corpo è straordinario per comprendere!
La modernità liquida rappresenta il campo morfogenetico di una società liquida? Ho qualche perplessità: liquida ha in sé ancora un'aggregazione molecolare, pur se sottoposti a stress ed indeboliti, i legami ci sono ancora. Bene, penso che siamo un po' più in là: la modernità liquida rappresenta il campo morfogenetico di una società che si è rarefatta, in cui i legami non ci sono più, si sono affievoliti e volatilizzati, rendendo la rete di relazioni sempre più virtuale ed aerea.
L'indicatore in psicopatologia è l'abnorme aumento dei disturbi dell'area orale primaria e borderline in particolare, con la loro problematicità relazionale.
Viviamo un disordine che va verso lo zero entropico oppure un passaggio fondamentale e necessario per un nuovo rinascimento?
Mi piace pensare questa seconda ipotesi, perché credo nell'intelligenza frattalica della vita.
L'intelligenza della vita si è sempre ricombinata su mille punti di biforcazione in milioni di anni, dalla comunicazione batterica a quella che ci tiene qui oggi.
Credo che siamo ad un ulteriore punto di biforcazione e abbiamo questa possibilità; la grande crisi dell'Occidente deve essere utilizzata con grande intelligenza ed opportunità.
Dall'Occidente può ripartire un rinascimento, perché in Occidente si metacomunica e la metacomunicazione è una proprietà straordinaria per mantenere i sistemi viventi aperti, in sua assenza si chiudono e vanno in stallo, cadendo in uno stadio inferiore, in un de-grado organizzativo.
Il rinascimento può ri-partire da questa zona del mondo; abbiamo da apprendere da tutti, ma abbiamo da trasmettere a tutti questo schema di visione globale sistemico-complessa.
Siamo in un momento di passaggio, in uno di quei momenti straordinari di separazione/approdo in cui c'è la possibilità di salire in una spirale neghentropica o di scendere entropicamente.
È una crisi e come tutte ha una doppia dimensione, crisi letteralmente, nel suo ideogramma cinese, rappresenta un pericolo ma anche un'opportunità.
L’Occidente potrebbe essere facilmente attaccato per i suoi mille difetti, ma lo rimetto al centro di un possibile rinascimento, puntando alle sue straordinarie potenzialità.
É capace di pensare che il nemico non è fuori, un codice molto simmetrico e primitivo.
É capace di valutare l'interdipendenza dei fenomeni e con la teoria della complessità, a cui sento di informarmi, legge la vita nel suo emergere, s’interroga, in grande laicità e rispetto, sul senso intelligente delle cose, anche di quello dell'ISIS.
La meta-comunicazione è qualcosa che arriva con la corteccia prefrontale, nel cervello rettiliano non c'è, esso ha un'altra intelligenza, quella della sopravvivenza che legge il diverso da sé come nemico.
I sistemi sociali sono sistemi viventi complessi ed hanno la loro mente informata al loro grado di organizzazione. Attualmente in Medio Oriente, e non solo, assistiamo ad uno scompenso psicotico, con crollo organizzativo, caotico nei suo strati e con prevalenza del cervello prossimo allo zero entropico.
Il futuro è la capacità di guardare l'oggetto intero, con un'intelligenza sistemica e globale.
La visione ecologica è una visione ad economia complessa, di interdipendenza, che sa leggere la scena nella sua interezza, e l'Occidente ne ha possibilità.
É trovare un contatto possibile con tutti i toni necessari e proporre un dialogo con il proprio tono, dopo aver sentito e letto il tono dell'altro, con la domanda implicita segnata.
Il futuro possibile sta nella capacità di saper leggere la reciprocità relazionale, ma anche quella del sentire-pensare dentro di noi, un'intelligenza oltre il 2, una terza intelligenza che emerge dalle due, emerse a loro volta dalle 1000 precedenti.
Idrogeno ed ossigeno fanno emergere, insieme, un terzo elemento: l'acqua.
Imparare a dialogare con la relazione nel fuori, una terza evidenza tra Me e l'Altro e, con il sentire pensare nel dentro, permette l'emergere del 3 e di un trialogo, uno schema straordinario che vede il futuro, per poter andare oltre gli oggetti parziali con le loro simmetrie e dirigersi verso l'oggetto intero, e l'oggetto intero è sferico, come i pianeti e le stelle del cosmo!
[1] Trascrizione a cura di Viviana Leoncini della Conferenza/Dibattito Il momento presente e la nostra storia di vita di Genovino Ferri. Associazione Biosistemica Amnis. Sant'Omero (Te), 14 Novembre 2014