Numero 1/2024
Ornella
Questo articolo è la parziale documentazione di un incontro di supervisione analitico-clinica in gruppo condotta da Genovino Ferri, psichiatra, analista reichiano.
Un terapeuta presenta il caso di un proprio paziente, gli altri terapeuti intervengono con domande e commenti, il supervisore conduce.
Terapeuta: Vi parlerò di una ragazza di 39 anni, alta, magra, labbra sottili, occhi gonfi e sguardi pieni di ansia, porta un apparecchio per i denti.
Nata gemella, ha una sorella di 5 anni più giovane, lavora come ricercatrice scientifica.
I suoi genitori si sono conosciuti in un viaggio, lui aveva ottenuto il divorzio da un precedente matrimonio senza figli, si innamorano e decidono di vivere insieme. I genitori di lei, molto religiosi, trovavano assurdo che la figlia sposasse un uomo divorziato.
I due vivono tuttora insieme.
Ornella è molto affezionata al fratello gemello e alla sorella minore, ha con loro una buona relazione.
Per lei il padre è un grande idolo, sia per l’intelligenza che per le capacità, mentre reputa di minor valore la madre, solo un’insegnante di inglese.
Il padre non ha mai accarezzato nessuno dei figli (era sempre in giro per congressi).
La madre aveva cura di proteggerlo, dicendo che era sempre molto occupato perché era un importante scienziato.
Oggi Ornella si rende conto che la madre ha fatto per loro molto più del padre, sebbene lui destinasse tutto il denaro alla famiglia.
Lui arriva da una famiglia dove sono stati vissuti eventi particolarmente forti: una sua sorella, in una crisi depressivo-psicotica, annegò due figli nella vasca: uno di tre anni e l’altro di un anno e mezzo.
La Storia
Ornella non ha informazioni relative alla gestazione, sa di essere stata desiderata, di essere nata con parto cesareo e di non essere stata allattata al seno, perché all'epoca era diffusa una sottocultura che non considerava importante allattare il bambino al seno.
Cresciuta nella grande ammirazione per suo padre, ha compiuto gli stessi studi e ha vinto una borsa di studio per un dottorato a Parigi.
Qui però ebbe una crollo importante.
Amava ballare ed entrò a far parte di un gruppo di persone in cui si faceva uso di droghe e superalcolici.
Trascorse cinque anni di dottorato usando droghe, spesso ubriacandosi, vivendo una vita promiscua, incapace di realizzare i propri progetti, un periodo di ribellione e disordine, durante il quale non voleva più relazionarsi con il padre.
Nel sesto anno, rendendosi conto con disperazione delle sue condizioni esterne ed interne, tornò in patria ed entrò a far parte di un gruppo collegato ad ambienti militari, che le permise di completare il dottorato, agganciandolo proprio ad un progetto militare; lavora in questo ambiente ancora oggi.
A 30 anni lasciò Parigi accorgendosi di desiderare di essere madre, ma anche di non avere tempo per la sua vita affettiva. Incontrò, dopo il ritorno in questi stati d’animo, un uomo, che aveva interrotto, pur brillante, gli studi universitari, di altro livello socio-economico, disoccupato, esigente, autoritario, in qualche tratto simile al padre.
La domanda
Non riesce a sopportare di sentirsi così tanto ansiosa.
Lavora all’Università, ha mille cose da fare ed è sempre indietro nel programma che si propone, pensa di non fare abbastanza pubblicazioni e di non portare a termine i progetti, perché non ha tempo sufficiente, tanto da lavorare anche a casa.
Il suo uomo non lavora e hanno una figlia di 5 anni. Quando è rimasta incinta, il compagno, che non possedeva nulla, si trasferì da lei.
Il papà di lei comprò un terreno e costruì una casa per loro.
Ornella non è più attratta dal compagno e lui non vuole essere infastidito dalle questioni che riguardano la bambina.
Lei vorrebbe separarsi ma non ne ha il coraggio, pensa che sarebbe difficile trovare un altro uomo, data l’età, la presenza della figlia ed il poco tempo disponibile.
Pensa anche che qualora si separasse lei dovrebbe comunque sostenere lui, perché non ha un posto dove andare; si sente in trappola e non riesce più a dormire.
L’ho incontrata per cinque sedute. Lei ha sempre la stessa espressione, sembra quasi che stia parlando di un’altra persona e mi pone domande sulla mia vita, sul mio tipo di formazione, sulle mie origini, sul tipo di scuola che ho seguito - a che titolo sei qui per aiutarmi?-
Sento controtrasferalmente che, così stando le posizioni nel setting, non ho più voglia di fare queste sedute. Lei frappone una barriera difficile da attraversare: vorrebbe che io mi muovessi verso di lei, ma sento che lei si è sequestrata in un posto che non posso raggiungere.
La Supervisione
Supervisore: Una cosa che suggerisco sempre è di far assegnare dalla persona tre aggettivi per i personaggi principali della propria vita: nel nostro caso per il padre, per la madre, per l’altro gemello, per la sorella.
Con tre aggettivi abbiamo già una rappresentazione di schemi di tratto caratteriologico che dialogano nella scena originaria; ovviamente, nel caso di Ornella, tre anche per il ragazzo che vive con lei ed infine altri tre per descrivere se stessa.
Teniamo sempre ben presenti cioè i tratti di carattere, la nostra password straordinaria: il come delle relazioni che emergono dal linguaggio dei tratti, nelle loro espressività sottotipiche del linguaggio verbale e corporeo.
Commento: - Intelligente - sarebbe un aggettivo per il padre.
Supervisore: Anche - esigente, autoritario, non affettuoso -.
Ma Ornella non ci ha rappresentato la madre, né il gemello, né la sorella più giovane.
Torniamo su di lei e collochiamola sulla freccia del tempo.
Cosa vi colpisce della sua storia, quali segni incisi vi hanno toccato?
Commento: Possiamo dire tutto tranne che lei non sia intelligente cognitivamente, ad essere problematica è la sua intelligenza emozionale, in particolare ha un’ambivalenza amore-paura per il padre.
Supervisore: Possiamo dire che il suo Superego arriva dal maschile.
Commento: Mi colpisce un altro fatto: la nascita con parto cesareo e soprattutto che la madre accettò di non allattarla al seno, nel 1970 c’erano molte controversie su questo tema.
La madre mi appare debole e poco coraggiosa.
Commento: Stanno emergendo la mancanza/assenza sia dell’affettività/nutrimento del padre, che dell’allattamento/nutrimento della madre.
Commento: Una sensazione di solitudine e abbandono.
Commento: Un’oralità insoddisfatta e rimossa per molto tempo negli anni.
Supervisore: Quindi emergono evidenze di segni incisi:
- di passaggio dentro-fuori molto rapido: il parto cesareo è senza contatto,
- di oralità primaria difettuale, mancanza di allattamento, con rimozione successiva, labbra sottili, apparecchio ai denti,
- di un superego paterno con caratteristiche mitico-persecutorie.
Lei entra nel progetto paterno e prova ad imitare il padre.
Terapeuta: E poi con la lisi della rimozione prende le distanze da lui.
Supervisore: Qual è il senso intelligente di ciò?
Lei tenta di essere come il padre, ma prende le distanze da lui, quando, dopo una separazione–approdo che ha le valenze di una nascita-parto (si trova in un’altra città, un’altra nazione), per di più gemella, la sua corazza non regge, il tempo interno della sua oralità primaria, riattivatosi, le procura un sisma con il crollo della rimozione, muscolare e fallico-isterico narcisista, sovrapposta.
Commento: Si muove per Parigi con una sensazione di smarrimento e si mette in un giro di droga e alcol senza percepire il pericolo del degrado organizzativo.
Commento: Lei entra in questo giro di droga nel tentativo di incontrare se stessa, di sentirsi autenticamente, ma non ne ha l’energia e così si perde.
Supervisore: Lei tenta di essere come il padre, raccoglie il progetto-trappola narcistico paterno e prova ad essere il Collo del padre, con un’infinita rincorsa masochistico-narcisistica, piena di domande implicite: di inclusione, affettività, essere vista, restituita, apprezzata e stimata da Lui, pena essere solo come la madre, e fino al passaggio tutto ciò le riesce!
A Parigi si perde, scende di gradi e strati organizzativi, mette in atto un comportamento orale difettuale, senza più ordine possibile.
Il suo progetto essere il collo del padre, aderire al suo superego non le riesce più, non ha la sostenibilità per questo progetto in e per quel tempo interno riattualizzatosi.
Il grande dolore da frustrazione si trasforma in evitamento del padre.
C’è la negazione del padre.
È insostenibile, in tali condizioni, un superego paterno incombente, mitico, implicitamente minaccioso e paradossalmente assente.
Che fantasma stiamo disegnando?
Una dimensione di sofferenza oltre-soglia che proviene da un dolore affettivo; è il giro cingolato anteriore limbico, che soffre ed elicita l’allarme amigdaloideo (per dirla molto didatticamente in neuroscienze) prima tenuto silenzioso dall’approvazione implicita paterna.
Come era prima di Parigi? Intelligente ed educata.
Servirà chiederle 3 aggettivi per se stessa, prima e dopo Parigi.
Dove vi risuona questa persona?
Commenti: Ha un buco nel petto, un vuoto, una depressione toracica, arida e secca. Non si piace, c’è una bassa autostima. Non ha curato bene le proprie ferite. È senza forza, fa tutto con un’enorme fatica.
Commento: Lei si è usata per tutto questo tempo: per il progetto del padre, del marito, insomma di qualcun altro, non suo veramente. Il tentativo di onnipotenza narcisistica che fa per sostenere il progetto per l’altro, alimenta qualcosa che è falso, lei sta sul suo falso sé.
Commento: Ma c’è anche qualcosa che è reale, non è falso: mantiene una casa, una figlia. La sua struttura è fatta di tratti anche combattivi.
Supervisore: Ornella si trova da un punto di vista clinico in una depressione toracica molto importante, reattiva al non aver mantenuto l’altezza del padree del suo collo, che connota di una forte componente nevrotica narcisistica il quadro clinico.
Lei dovrà far pace con la sua ferita narcisistica e dovrà sentire che il terapeuta può accogliere la sua sfida in alleanza.
In questi primi incontri, infatti, tiene testa alla terapeuta, è il suo modo di chiedere un abbraccio e un sorriso toracici.
Lei non conosce questo come, basta leggere l’indirizzo terapeutico emerso spontaneamente dal suo Sé: Ornella ha chiesto di riordinare il suo torace-collo all’organizzazione militare! che, seppur parzialmente, l’ha realizzato, riproponendole un busto esterno toracico.
Commento: Quando parliamo del Collo, di cosa parliamo?
Supervisore: Parliamo della possibilità, nel caso di Ornella, di essere il proprio collo, dopo averle dato la possibilità di individuarsi e ri-prendersi, dopo aver scoperto l’umiltà, che è l’evoluzione del narcisismo.
È importante rinforzare il suo torace ed il suo collo affettivamente, perché sono livelli relazionali di tratti che hanno bisogno di rivitalizzarsi affettivamente dentro, dopo la riorganizzazione militare, valida operativamente fuori.
Lei sta mettendo alla prova la terapeuta, la vuole conoscere e fidarsi per aprirsi empaticamente, per poter risalire strutturalmente e risolvere i suoi problemi in autenticità.
Una relazione con cornice intersoggettiva di secondo campo, stabile, affettiva e in alleanza, capace di accoglierla fin dal primo campo, potrà sostenere bene anche la successiva Vegetoterapia carattero-analitica.
Commento: Leggiamo il quadro dal punto di vista dei neurotrasmettitori?
Supervisore: Alta dopamina giocata nella sfida, ma certamente mirata, nel caso di Ornella, a far aumentare la propria serotonina. La sua dopamina ha la funzione di portare la serotonina dal padre, avendone avuta poca dalla madre.
Nel suo immaginario, l’alleanza con il papà è la più importante per raggiungere altezze, approvazioni e sicurezze esistenziali, investe dopamina per procurarsi serotonina.
Commento: Ma se dovesse iniziare la Vegetoterapia, dopo che la cornice relazionale appropriata si è stabilizzata nel setting, cosa dovrebbe fare la terapeuta?
Supervisore: Proporremo agli inizi un lavoro di sensibilizzazione-consapevolezza del suo torace e prima ancora degli acting ontogenetici, le farei sentire e percepire l’inspirazione Naso-Toracica, perché è nutritiva e capace di aumentare la sua capacità energetica, oltre che farle scoprire e riscoprire l’abitare il proprio torace.
Un altro appuntamento determinante per Ornella sarà ovviamente quello degli acting per i suoi occhi, gonfi e pieni di ansia, ma avremo modo di proporli appropriatamente, dopo ulteriore supervisione del report di validazione del nostro progetto mirato, che la terapeuta ci porterà alla nostra prossima maratona.