Articolo di Fabio Carbonari | Francesca Zoppi*
Le mani scorrono gentilmente su tutto il corpo, quasi uno sfioramento. Lunghe carezze definiscono e unificano. Il bambino ora sorride, sgambetta, emette un grido di gioia. La madre, prima titubante, lo guarda compiaciuta.
“Vedi, ti sorride, gli piace” commenta l’operatrice; “mi sembra che piaccia anche a te” dice l’operatore rivolgendosi al padre, che ora stringe la madre in un tenero abbraccio sostenendole la schiena.
L’atmosfera nella stanza si è fatta più densa e al tempo stesso leggera.
È quello stato bio-energetico che Eva Reich chiamava Glow and Flow[1], irradiare e fluire; anche i due operatori sono contaminati dalla profondità del momento; è quella che il nostro amico Marco chiama l’energia del dolce contatto umano[2].
Maria e Antonio si erano rivolti a noi perché lei non riusciva ad avere un buon contatto corporeo con il neonato, che all’epoca della consultazione aveva tre mesi. Il bambino piangeva frequentemente e in maniera inconsolabile.
Si era instaurato un circolo vizioso in cui la madre diventava sempre più sfiduciata delle proprie capacità e il bambino piangeva sempre più spesso. II padre si sentiva in colpa per il fatto che passava molto tempo fuori casa per via del lavoro e si sentiva “di poco aiuto”.
Precedentemente alla nascita del figlio la loro relazione di coppia era ritenuta da entrambi molto soddisfacente “su tutti i piani” (Carbonari, 2004).
Questa difficoltà di contatto si rifletteva anche nella difficoltà della madre a proseguire l’allattamento al seno perché, a sua detta, ora al figlio “non piace più” (Carbonari, Zoppi, 2014).
Stabilimmo una serie di cinque incontri di promozione della salute perinatale, intervento da noi definito Parenting the Parents (PtP), con il fine di sostenere i neogenitori ad attraversare il momento di crisi e a riconquistare una buona capacità di contatto con se stessi e tra i membri della triade (Carbonari, 2013; Carbonari, 2014).
Il momento del Glow and Flow descritto è accaduto nella quarta seduta e, nel nostro linguaggio, rappresenta una Esperienza Emozionale Riparativa Incarnata,[3] dove la difficoltà, rielaborata attraverso l’esperienza e l’apprendimento del Massaggio Bio-Energetico Dolce Neonatale (MBDN), trova una nuova, piacevole e condivisa soluzione (Zoppi, 2014).
Il modello teorico di riferimento
Il modello che è alla base del PtP e del MBDN è la Bio-Energetica Dolce di Eva Reich. Eva Reich, figlia di Wilhelm, ha iniziato a sistematizzare questo approccio a partire dalle sue esperienze con il padre nella Orgonomic Infant Reserch Center, dove Wilhelm, assieme ad altri suoi colleghi, ricercava l’origine del corazzamento delle persone e delle biopatie proprio a partire dalle fasi primarie dell’esistenza e ricercava anche modalità di intervento precoce e di prevenzione (Reich, 1994).
All’inizio, proprio per sottolinearne le origini, Eva chiamò la sua ricerca-azione Vegetoterapia Dolce per poi orientarsi sempre più verso un lavoro sul Campo Bio-Energetico, donde il nome corrente del metodo.
Noi abbiamo appreso la metodologia da Silja Wendelstadt (1997) e da Thomas Harms (2000), allievi di Eva ed integriamo i loro insegnamenti con le recenti acquisizioni delle Neuroscienze e dell’Infant Reseach.
Grazie alla conoscenza con Richard Overly, allievo e poi collaboratore statunitense di Eva Reich, abbiamo potuto approfondire meglio il significato profondo dell’apporto di Eva Reich alla psicoterapia corporea e alla prevenzione post-reichiana.
Per evitare possibili confusioni con la Bioenergetica di Lowen, con la quale ci sono alcune similitudini, ma anche molte diversità, recentemente abbiamo adottato la dicitura Bio-Energetica Dolce, come propone Overly, in sostituzione di Bioenergetica Dolce da noi utilizzata fino a qualche tempo fa.
La nostra ricerca si è sempre più orientata verso la comprensione del funzionamento del Campo Bio-Energetico intersoggettivo della triade madre–padre–bambino (Carbonari, Fiorentini, 2014); campo che si evolve dal Campo Bio-Energetico Primario, relativo alla pre e neonatalità verso il Campo Bio-Energetico Secondario, caratteristico della fine del primo anno di vita del bambino e della conquista della posizione eretta.
In virtù del nostro precedente training nella SEOr con F. Dragotto, il modello del PtP pone grande attenzione alla posizione e alla funzione del padre sin dal concepimento (Dragotto, 1983).
Nel nostro modello questa è diventata Unità Funzionale Madre-Padre in cui le funzioni materne e paterne agiscono insieme con diverse accezioni durante le varie fasi dello sviluppo del bambino.
Gli operatori del PtP sono loro stessi parte del Campo/Setting d’intervento e, per favorire un processo di rispecchiamento dei genitori, solitamente lavorano in coppia; un uomo e una donna.
La metodologia utilizza diverse attivazioni del Campo, coerenti e mirate, che ruotano intorno al principio cardine della Bio-Energetica Dolce: il Principio del Minimo Stimolo (Reich, Overly, 2005).
Sappiamo che stimoli appropriati sottosoglia, ripetuti con regolarità, sono in grado di modificare l’assetto del Campo, senza riattivare il trauma e senza far intervenire massicce resistenze, come avverrebbe con interventi più forti[4], soprattutto quando lavoriamo nel campo della prevenzione.
Usiamo il termine attivazioni in analogia con gli acting della Vegetoterapia Carattero Analitica (VTCA), in quanto sono interventi psicocorporei mirati alla condizione bio-energetica e relazionale del campo famiglia e utilizzati appropriatamente nel progetto d’intervento (Ferri, Cimini, 2012).
Tra le attivazioni più utilizzate vi è il Massagio Bio-Energetico Dolce Neonatale (MBDN).
Il Massaggio Bio-Energetico Dolce Neonatale
Eva Reich iniziò ad usare il tocco gentile nel massaggiare i neonati nel periodo in cui era pediatra presso l’ospedale di Harlem – NY (1951-52) .
Qui aveva in cura bambini prematuri che di prassi venivano ricoverati in incubatrice.
Massaggiandoli regolarmente e molto delicatamente, Eva notò come l’onda respiratoria, fino a quel momento debole o bloccata, riprendeva a scorrere.
Coerentemente con la pratica della VTCA appresa dal padre, Eva praticava il leggero massaggio rispettando il movimento dall’alto verso il basso e dal centro verso la periferia, così come Wilhelm eseguiva gli acting terapeutici.
Eva chiamò questa sua modalità di intervenire con i neonati Butterfly Touch Massage (massaggio con il tocco di farfalla) (Reich, 1997).
Nel 1976 si recò in Australia per formare delle operatrici e qui ebbe come allieva Amelia Auckett, una infermiera pediatrica. La Auckett gestiva dei corsi per aiutare le madri ad essere più efficaci con i propri figli e fu entusiasta dell’approccio di Eva. Insieme sistematizzarono i pattern dei movimenti di quello che divenne in MBDN (Auckett, 2003).
La sequenza dei movimenti è in realtà abbastanza semplice da memorizzare e consiste in tre tipi di tocco leggero: piccoli circoletti dell’ampiezza di un polpastrello; leggeri scuotimenti “come se si muovesse un tocco di gelatina” ci insegnava Silja Wendelstadt; e lunghe carezze unificanti (De Bonis, Pompei, 2015 a cura di).
La descrizione dei movimenti non rientra nel proposito di questo articolo, in quanto vogliamo focalizzare l’attenzione sulla profondità e intensità degli interventi attraverso questo tipo di attivazione.
Nell’insegnamento del massaggio ai genitori è fondamentale rispettare alcune indicazioni:
- L’operatore non massaggia mai il bambino ma utilizza un bambolotto su cui esegue i movimenti. La ragione sta nel fatto che il MBDN è un’attivazione che serve a incrementare il bonding tra caregiver e neonato e a incrementare la fiducia nelle capacità di ascolto e cura degli stessi caregivers.
- L’operatore deve trattare il proprio bambolotto come se fosse il proprio neonato, con la stessa cura e delicatezza, anche nei movimenti del prenderlo tra le braccia e nell’adagiarlo a terra tra le proprie gambe per massaggiarlo. Questo atteggiamento favorirà il rispecchiamento in chi sta apprendendo il massaggio.
- Essendo un lavoro sul Campo, dovrà essere prestata grande attenzione anche al Campo Ambientale. Eseguire il massaggio in un luogo accogliente e ben riscaldato; curare la comodità della postura di chi esegue il massaggio ed evitare interferenze esterne, come anche il parlare troppo da parte dei genitori con gli operatori che spesso rappresenta una difesa dal contatto e una rottura della relazione con il bambino.
- Incoraggiare il contatto oculare tra chi esegue il massaggio e il bambino.
- Se, come auspicabile, al massaggio sono presenti entrambi i genitori, è bene alternare la pratica del massaggio tra madre e padre. Il genitore che assiste al massaggio assume una posizione attiva nel Campo, sostenendo con un contatto corporeo e affettivo chi lo sta eseguendo, rimanendo in relazione anche con il piccolo e compartecipando al piacevole clima che si sta creando.
- E’ necessario che i genitori sperimentino su loro stessi e tra loro la pratica del massaggio prima di poterla eseguire con il bambino.
Il Massaggio Bio-Energetico Dolce si può riceve con la stessa modalità a tutte le età, anche per gli adulti, ovviamente quello neonatale è ideato per il primo anno di vita ed è questa forma che Eva ha intuito inizialmente.
Nella nostra esperienza abbiamo potuto verificare come i bambini che hanno ricevuto il massaggio da neonati, abbiano sviluppato una sorta di memoria corporea che li porta a richiederlo ai genitori ogni volta che desiderano una coccola “un po’ speciale” o per placare piccoli dolori, come quelli dovuti a coliche o mal di testa.
Abbiamo verificato anche l’utilità di inserire l’apprendimento e la pratica del MBDN nei percorsi di accompagnamento alla nascita.
Il massaggio aiuta la donna, sia durante la gravidanza, sia durante il travaglio, che nel post parto.
Le contrazioni muscolari si possono sciogliere e le energie liberate possono fluire direttamente verso l’utero, favorendo la crescita del bambino prenatale e la sua nascita.
Le madri che sono state toccate con cura e dolcezza prima e durante il parto, toccheranno i loro neonati con mani più abili, sensibili e fiduciose (Field, 2003).
Il massaggio nella coppia è una risorsa sia per la sua salute psicofisica, che per la qualità del rapporto.
Ricerche psicofisiologiche confermano l’efficacia del massaggio neonatale.
Secondo C. Pert (2000) esiste un network comunicativo basato sui neuropeptidi che si muovono attraverso i fluidi del corpo dal cervello verso il corpo e viceversa, mettendo in comunicazione i sistemi nervoso, endocrino e immunitario.
Il contatto pelle a pelle con il bambino, il massaggio dolce, l’accarezzamento della colonna vertebrale, stimolano punti con alta concentrazioni di neurorpeptidi.
R. Rice (1977) ha verificato come i neonati massaggiati regolarmente abbiano un miglior sviluppo neurologico e un miglior funzionamento mentale.
Diversi autori hanno individuato un periodo sensibile, durante i primi minuti e le prime ore di vita del neonato, durante i quali è necessario che madre, padre e bambino abbiano uno stretto contatto corporeo reciproco per favorire uno sviluppo ottimale.
Dagli studi etologici sappiamo come gli animali lecchino i loro cuccioli subito dopo la nascita. Così come il cucciolo animale che viene leccato, allo stesso modo il neonato accarezzato in tutto il corpo attiva tutte le sue funzioni vitali.
Secondo A. Montagu (1989), anche il primo apprendimento avviene attraverso la pelle.
Durante il primo anno di vita, milioni di terminazioni nervose nella pelle mandano messaggi al cervello limbico, dove le sensazioni vengono elaborate, in sentimenti, immagini, pensieri e parole: la pelle è un secondo cervello (Montagu 1975).
Eva Reich (1997) asserisce che con il massaggio bioenergetico dolce l’energia viene stimolata dolcemente ad attraversare il blocchi segmentali, individuati da W. Reich lungo l’asse del corpo ristabilendo l’onda del piacere.
La Formazione degli Operatori
In virtù di quanto scritto sopra, appare indispensabile una formazione degli operatori piuttosto rigorosa.
È necessario che chi si appresta a divenire operatore debba avere una buona consapevolezza del proprio funzionamento psicocorporeo, dei propri blocchi per dirla con W. Reich, perché questi entreranno inevitabilmente in gioco nella relazione; saranno parte del Campo Setting.
In particolare, il Campo Setting di cui ci stiamo occupando è intriso di istanze pre e neonatali che si possono riattivare nei vissuti degli operatori, per cui appare necessario che gli stessi abbiamo riattraversato l’esperienza delle proprie radici primarie: non è così facile gestire un pianto ininterrotto o cogliere segnali che ci parlano, con il linguaggio implicito del corpo del neonato, di un parto difficile o traumatico.
Un altro aspetto riguarda l’aver sufficientemente contattato le proprie difficoltà e/o mancanze circa il contatto corporeo, altrimenti anche queste entreranno nel setting e, per esempio, sarà difficile resistere alla tentazione, legittima, di massaggiare direttamente il bambino, anziché favorire il contatto tra genitori e bambino.
L’altro rischio è quello di usare, come meccanismo di difesa dal contatto, il MBDN come mera tecnica e snaturare così la profondità dell’approccio, anche se poi ai genitori possiamo passare il fatto che il massaggio sia tecnicamente facile da apprendere e alla portata di tutti.
Esistono diversi livelli di formazione degli operatori: la formazione base, in cui gli operatori possono far apprendere il MBDN ai genitori; un secondo livello in cui gli operatori diventano in grado usarlo in situazioni di crisi emozionale o, più avanti ancora, di insegnare il massaggio ad altri operatori.
Questi ultimi livelli formativi sono ovviamente più approfonditi, per il quali è necessario un training più lungo e rigoroso e un periodo di sperimentazione supervisionata.
Conclusioni
Il Massaggio Bio-Energetico Dolce Neonatale, e per estensione la Bio-Energetica Dolce, è un approccio profondo e semplice e al contempo, capace di muovere emozioni e vissuti potenti, sia nei genitori sia nel bambino, ma anche negli operatori e per questo va maneggiato con cura, percependo ogni volta la qualità del Campo Bio-Energetico in cui siamo immersi e di cui siamo parte, rispettando le difese e comprendendo quale è la finestra di tolleranza in cui è possibile muoversi e, come amava dire Federico Navarro applicare la regola delle tre A: Aspettare; Aspettare; Aspettare.
[1] Il “Glow and Flow” si può assimilare alla fase espansiva della pulsazione secondo W. Reich.
[2] Marco Doria, cofondatore e presidente del Circolo Arci “il Contatto” sostiene lo sviluppo e la diffusione della prevenzione e del miglioramento della qualità della vita attraverso la Bio-Energetica Dolce; l’Istituto Reich collabora con il circolo “Il Contatto” in un progetto di rete nazionale.
[3]Il termine Esperienza Emozionale Riparativa Incarnata (EERI), da noi coniato, deriva dal concetto di Esperienza Emozionale Riparativa (o correttiva a seconda delle traduzioni) di F. Alexander e dal modello della Mente Incarnata di Varela e altri. Si tratta di un processo Bottom-Up in cui dall’esperienza pratica si giunge a una nuova soluzione della difficoltà ottenendo anche una rielaborazione e un riassetto cognitivo del proprio modo di affrontare le crisi e Top-Down in cui questa nuova cognizione acquisita si rafforza attraverso la nuova esperienza emozionale. All’inizio dell’articolo troviamo un esempio pratico di EERI. Durante l’attivazione psicocorporea del massaggio, gli operatori evidenziano le risposte piacevoli del bambino; i genitori notano e condividono il piacere che, a sua volta, offre una nuova soluzione alla difficoltà di contatto e crea nuova fiducia rispetto alla sensazione di inadeguatezza. Queste rinnovate piacevoli sensazioni aiutano a ricordare, a comprendere meglio e più in profondità anche la sequenza dei movimenti del massaggio, facilitandone l’apprendimento. L’apprendimento del massaggio e la sua pratica quotidiana rinforzano il piacere condiviso e la fiducia nelle proprie capacità di cura.
[4] In neurofisiologia è conosciuto il fenomeno del Kindling (Mundo, 2009, pp.94-95) per il quale stimoli sottosoglia ripetuti nel tempo sono in grado di attivare il potenziale d’azione sinaptico. Il Kindling è studiato particolarmente nel PTSD. Possiamo ipotizzare che sia possibile la sensibilizzazione dei circuiti neurali non solo verso stimoli nocivi, come avviene nel PTSD o in alcuni disturbi dell’umore, ma anche verso stimoli benefici, come nella pratica del MBDN.
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*Fabio Carbonari | Francesca Zoppi Psicologi psicoterapeuti di formazione reichiana; cofondatori dell’Istituto Reich per la prevenzione primaria e la psicoterapia corporea.
Pubblicato su Rivista di Psicoterapia Analitica Reichiana n. 2/2017